
Posso dire con certezza che questo 18 maggio ce lo ricorderemo a lungo. Finalmente in questo spazio, dopo settimane faticose anche per chi deve descrivere ciò che succede intorno a noi, possiamo abbandonarci a un po' di cauto ottimismo. Da questa mattina è stato dato il via libera all'apertura di bar, negozi, ristoranti e centri per la cura della persona. Un bel segnale al Paese, forse ancor di più perché non ci si aspettava il beneplacito all'apertura quasi totale delle attività, anche di quelle che si pensava dovessero attendere ancora qualche settimana. Anche Paolo Fossati, milanese, proprietario insieme a sua moglie Simona del negozio di articoli per il running e il triathlon «Verde Pisello», nonostante la sua attività risultasse già all'interno della lista d'attesa del 18 maggio, non era certo di avere l'ok definitivo. Così ha preferito attendere fino all'ultimo prima di concedermi questa intervista, costringendomi a un po' di lavoro extra. Attraverso lui, diamo il bentornato a tutti i negozianti e attraverso le sue parole, proviamo a farci una idea più chiara di quello che è successo alle famiglie dei commercianti, provando allo stesso tempo ad immaginare il futuro della categoria.
Buongiorno Paolo, allora oggi si riapre. Tu sei uno di quei commercianti che ha scelto di chiudere il proprio negozio ancora prima che gli venisse imposto dalla legge. Com'era la situazione in quel momento?
Sembra passato un secolo da quel giorno. Ricordo un senso di assoluto disagio, combattuto fra il dover portare avanti una attività, nonché un servizio, e il dover far fronte a una situazione già molto difficile e con alcuni divieti in essere. Per di più. a pensarci ora, senza che vi fossero obblighi legislativi per garantire la salute e l'incolumità di chi stava lavorando. Alla fine, decidemmo che non fosse più il caso di tenere aperto, anche se in realtà precedemmo di pochissimo il legislatore. Abbiamo inoltre deciso di tenere chiuso il nostro shop online fino a metà aprile, fino a quando la situazione sanitaria è diventata meno emergenziale.
Sia tu che tua moglie lavorate all'interno del vostro negozio, di conseguenza tutta l'economia della vostra famiglia si fonda su questa attività. Preoccupati per il futuro?
Tutti coloro che decidono di mettersi in proprio, devono sempre guardare con un misto di fiducia e preoccupazione al futuro. Non è certo il tempo di voli pindarici. Pur con tutte le differenze del caso, con un po’ di sangue freddo e sano realismo sono certo che ne usciremo, come successo dalle passate crisi economiche del 2008 e del 2012, da cui il nostro Paese, in realtà non si è mai completamente riavuto. Anche per questo motivo, stiamo mendicando aiuti in Europa. Credo comunque che il nostro settore commerciale si riprenderà meglio di altri, in quanto molto legato allo sport e al benessere.
Come giudichi i provvedimenti adottati dal Governo, e quali provvedimenti vi attendete per il futuro?
La pandemia ha colto di sorpresa tutti, nessuno escluso. Noi ci siamo sempre adeguati, e continueremo a farlo, alle diverse direttive anche se spesso tardive e confuse, come comprensibile che sia. Sembra evidente però che la coperta sia cortissima, e che tutti i provvedimenti di rilancio siano più che altro palliativi. Delle mance, più o meno corpose, erogate senza alcun vincolo, come dovrebbe essere ad esempio reimmetere il denaro nel sistema per «far girare i dané», come diciamo a Milano. Ogni imprenditore per ripartire dovrà fare da sé, con la propria voglia, il proprio coraggio e....i propri prestiti, seppur agevolati. Ogni crisi è un acceleratore di processi già in atto e mai come ora sono apparsi tutti i limiti della nostra macchina burocratica, speriamo che chi di dovere colga l’occasione per migliorare radicalmente le cose. Ma ne dubito.
I tuoi collaboratori hanno avuto accesso alla cassa integrazione, o restano in attesa di ricevere il pagamento dall’Inps?
Il mio dipendente ha ricevuto, con quasi 40 giorni di ritardo, la sua parte di cassa in deroga di fine marzo. Sta ancora aspettando quella di aprile. Io l’unica cosa che potevo fare era anticipare la quattordicesima, e così ho fatto.
Cosa ti aspetti nelle prime settimane dopo la riapertura e come hai organizzato il negozio, per quanto riguarda gli ingressi contingentati?
Sarà come riaprire dopo le ferie di agosto: con una città ancora un po’ vuota, dovuta in questo caso allo smart working in essere, in molte aziende della mia zona. «Verde Pisello» riapre, seguendo tutte le normative che stanno regolando le riaperture, emanate dall'ente Regione. All'interno del negozio potremo servire al massimo due clienti per volta, anche se ci imbarazzerà non poco chiedere di entrare non accompagnati. Si potrà accedere solo indossando correttamente la mascherina (che avremo comunque a disposizione in caso di emergenza). I clienti troveranno gel igienizzante per le mani all'ingresso e alla cassa. Inoltre, effettueremo quotidianamente la sanificazione del negozio e di tutti i prodotti, a tutela della salute nostra e dei clienti. Per ovviare al problema degli ingressi contingentati, estenderemo l'orario di apertura e continueremo a fornire il servizio di consegna a Milano e dintorni, anche grazie ad un accordo con «Scott»: ci muoveremo su una praticissima bici elettrica! Anche qui abbiamo altre idee che svilupperemo.
Credi che di qui alla fine dell'anno la situazione per voi commercianti possa tornare alla normalità, per quanto riguarda le vendite, magari investendo molto di più sull'online?
Sinceramente è una risposta impossibile da dare. Basta guardare cosa sta accadendo sui mercati finanziari, dove a giorni alterni si scommette su una crisi a «V» oppure a «U», assecondando il variare dei tempi di ripresa. Noi abbiamo sempre operato online: nel 2005 avevamo già un glorioso negozio su Ebay, e dal 2010 un vero e proprio shop online. Inevitabilmente, nelle scorse settimane abbiamo venduto e venderemo di più in futuro attraverso quel canale, inoltre continueremo a investire tempo e denaro sulle consegne a domicilio. Credo che da da qui a fine anno, nella migliore delle ipotesi, saremo davanti ad una "nuova normalità", non certo alla "vecchia normalità".
Nelle scorse settimane c'è stata la manifestazione organizzata dai commercianti, della simbolica riconsegna delle chiavi. Molti sono stati multati dai vigili, ma più che per il rispetto del lockdown e del distanziamento sociale, è sembrata una manovra repressiva nei confronti della protesta. Tu che ne pensi?
Penso che il nostro sia un Paese libero e che per questo ognuno abbia il diritto di manifestare il proprio dissenso nel rispetto delle leggi, così come deve essere libero di premiare o contestare i propri amministratori, nazionali e/o locali, quando ne sente la necessità e non può farlo attraverso le urne. Sicuramente io non avrei coinvolto i miei dipendenti nella protesta, come pare sia accaduto. Mi sembra comunque evidente che per alcuni settori, forse in questo momento è meno oneroso tenere chiuso, restando in attesa di tempi migliori.
Il tuo è un negozio di articoli per il running, credi che l'incertezza per quanto riguarda il ritorno alle gare potrebbe influenzare le vendite nel tuo settore?
No, per due ragioni: continua a crescere il numero di praticanti, anche a causa della chiusura della palestre e del fermo per gli sport di squadra, che prosegue. In più ogni gara ha un costo che comprende iscrizioni, spostamenti, annessi e connessi. Almeno una parte di questo budget risparmiato, potrà essere investito nella stessa passione per l’attrezzatura giusta
Ti sei mai pentito, durante il lockdown, di far parte del cosiddetto "popolo delle partite iva"?
Assolutamente no, e non certo per aver ricevuto i 600 euro. Fare impresa significa intraprendere ogni giorno nuove sfide, nuovi progetti in un mondo, quello del commercio, che negli ultimi anni appare in una storica e rapidissima evoluzione. Nel mio piccolo, penso di aver vinto tante piccole grandi sfide in questi anni a dispetto di chi, fermandosi al nome del negozio, mi riteneva semplicemente un idiota. Certo questa crisi è stata una mazzata, forse anche perché chi è abituato, lavorando in proprio, a dettare i ritmi del proprio lavoro, si è trovato improvvisamente privato di questa libertà.
Sei un operatore del settore, ma anche un podista: cosa pensi delle polemiche che si sono scatenate durante il lockdown sui social?
Come ti sarai accorto ho fatto di tutto per temermi alla larga dal dibattito in cui tutto sommato, a guardare solamente carte e regole, tutti avevano ragione e tutti avevano torto. Ho trovato stucchevole la polemica sul dover correre per forza, nel soprattutto ne periodo iniziale del lockdown, dove tutto il superfluo mi appariva per quel che era. Personalmente avendo tre figli piccoli, ho preferito non uscire perché avrei avuto difficoltà a spiegargli il motivo per cui io potevo andare a correre, mentre loro non avrebbero potuto fare altrettanto per andare a giocare da qualche parte. Altrettanto penosa è stata la distinzione tutta social fra runner improvvisato e runner esperto: tutti nella nostra vita abbiamo cominciato con la scarpa o la maglia sbagliata, se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta della corsa è proprio il suo essere democratico. Diciamo che alcuni runner, pur comprendendo in pieno il loro senso di privazione di un momento fondamentale della propria quotidianità, hanno dimostrato di non saper guardare oltre la punta del proprio naso. Vediamo se durante la ripresa sapremo dare il buon esempio, a proposito di rispetto delle regole, rispetto degli spazi altrui e distanziamento sociale.
Vivi e lavori in una delle città più colpite dal Coronavirus, ti sei fatto una idea del perché Milano è stata falciata dai contagi, ed altre grandi città no?
In realtà dati alla mano e togliendo i drammatici dati delle Rsa, Milano non è stata falciata dai contagi. Per il bacino di utenti di cui la città dispone, poteva andare molto molto peggio, ed è per questo enorme bacino di utenti che i numeri restano ancora alti, rispetto ad altre città lombarde. Speriamo che il trend di decrescita dei nuovi casi prosegua anche a fine lockdown, e che il rischio a Milano sia stato davvero ben calcolato. Senza entrare troppo nel merito, bisogna sottolineare che enormi sono le responsabilità del governo lombardo e della sua gestione, anche passata, della sanità.
Chi ti conosce sa che sei un creativo, da questa quarantena hai partorito i «Pisello Bond» e, a quanto pare, sei stato anche imitato. Spiegaci di cosa si tratta.
In effetti mia moglie mi dice sempre che sono un gran creativo! In realtà io non ho inventato nulla, ho ripreso una idea nata negli Stati Uniti nell’ambito della ristorazione e l’ho fatta mia, come fatto ad esempio a Milano dal negozio di bici «Rossignoli» con i suoi «Rossignoli Bond». Ho solo rimodellato quella stessa intuizione con lo spirito che contraddistingue «Verde Pisello». Il successo è stato per noi davvero sorprendente. Quando a metà aprile abbiamo lanciato l'operazione «Pisello Bond» per noi di «Verde Pisello» era un modo per garantire a tutti i clienti che prima o poi saremmo tornati, strizzare l'occhio alla nostra clientela con una offerta ad alto rendimento, proiettata nei mesi a venire, in un momento in cui tutto intorno a noi sembrava immobile, come ibernato. Anche grazie ai tanti sottoscrittori dei nostri «Bond», ripartiamo con ancora più fiducia verso quella nuova normalità che, non ci nascondiamo, ci appare comunque piena di incognite economiche e soprattutto sanitarie.

