Valeria Straneo, la campionessa della porta accanto

Quando Valeria arriva nel luogo convenuto per il nostro incontro, a Vimercate, ci presentiamo, e ho subito l'impressione di avere a che fare con la campionessa della porta accanto. Impressione confermata quando, poco prima di iniziare l'intervista, le rivelo la mia profonda ammirazione per lei, abbracciandomi come se non si aspettasse che qualcuno possa dire di ammirarla. Lei, medaglia d'argento ai mondiali e agli europei nella maratona, solo per citare i suoi maggiori successi.

Valeria, una vittoria alla mezza di Monza e un terzo posto a quella di Vinovo: buone notizie sul tuo stato di forma quindi?

Sì, diciamo che sto recuperando dagli infortuni che mi hanno tenuta ai box per diversi mesi. Tornare ad alti livelli non è per niente facile, e c'è ancora tanto da lavorare, comunque sono molto contenta di non sentire più dolore. Si riparte da un crono di un'ora e tredici minuti, sperando di migliorare nelle prossime settimane.

Per l'appunto, gli infortuni, intravedi la luce in fondo al tunnel?

Me lo auguro, sono più di due anni che non riesco a correre una maratona, a causa dei più disparati problemi fisici. E' stato un gran dolore per me non poter partecipare agli Europei di Berlino, ci tenevo molto, ma non è stato proprio possibile, continuavo ad avere male alla gamba destra, dove ho accusato due lesioni a causa delle quali non ho potuto portare avanti la preparazione. Nell'atletica non ti regala niente nessuno, se non ti prepari bene non vai molto lontano.

Obiettivi a breve a scadenza?

Il 2 dicembre vorrei essere al via della maratona di Valencia. Non manca moltissimo e sono ancora un po' indietro di condizione, devo lavorare tanto e mettere insieme chilometri.

Mentre quello a lunga scadenza è Tokyo 2020?

Tokio è un sogno, sarebbe la mia terza Olimpiade, perché non crederci? io ce la sto mettendo tutta per tornare ai miei standard, e per restarci, possibilmente. La continuità è il segreto per essere un buon atleta, se periodicamente invece sei costretta a fermarti, non riesci a fare bene.

Veniamo al tuo argento mondiale a Mosca, nel 2013, una delle gare più emozionanti che io ricordi.

Una gioia incredibile, anche perché completamente inaspettata. Non ero partita con grandi ambizioni, ero già contenta di esserci, invece ho condotto a lungo la gara, terminando sul podio. Forse anche per questo, è stato ancora più bello. Tra l'altro si correva di pomeriggio per esigenze televisive, fortunatamente non accuso molto il caldo, correre col sole a picco per me non è stato un grande problema. I chilometri passavano velocemente, uno via l'altro, sono rimasta concentrata dall'inizio alla fine. Un ricordo bellissimo, un risultato che è valso tutti gli sforzi e i sacrifici necessari per arrivare fin lì.

Due settimane fa, a Berlino, Kipchoge ha disintegrato il record del mondo, che ne pensi?

Sono molto felice per lui, è davvero una persona eccezionale, ho avuto modo di conoscerlo nel 2017 in India, eravamo lì per una  mezza maratona. Un ragazzo umile, con i piedi per terra, sempre sorridente, nessun atteggiamento da star. Ero presente a Monza quando con Nike aveva provato ad abbattere il muro delle due ore, non ci è riuscito per pochissimo, ma era stato comunque straordinario. Ero sicura che prima o poi avrebbe stabilito il record del mondo, Eliud è di un altro pianeta.

La corsa sta diventando uno sport molto al femminile, sei d'accordo?

Assolutamente, sono ventiquattro anni che corro, e vedo sempre più donne in giro, in gruppo ma anche da sole, con le cuffie nelle orecchie, oppure che parlano tra loro. La corsa è una importante valvola di sfogo, permette di ritagliarti uno spazio che sia solo tuo. Col passare dei chilometri lo stress del quotidiano viene mitigato, e a fine allenamento le endorfine ti fanno sentire bene.

In chiusura, c'è uno sport che segui con passione, oltre all'atletica?

La ginnastica artistica e la ginnastica ritmica, anche perché  sono gli sport che pratica mia figlia.