Dice Gatto Scrivente di Carlo Esposito
La scorsa settimana è apparso un articolo sulla pagina online di “Correre” (potete consultare il link qui), la più importante rivista italiana di running. Riprendendo degli studi di fluidodinamica noti da tempo agli addetti ai lavori, metteva in guardia i runners dal correre in gruppo, e in particolare in scìa, argomentando intelligentemente sui rischi di contagio da Sars-CoV-2. Non ha detto nient’altro, giuro, non ha espresso giudizi di merito. Si tratta solo di semplici istruzioni, come spiegare a qualcuno il modo corretto di fare una fasciatura o di impugnare una motosega. Al caso non manca una certa dose di senso dell’umorismo, e infatti proprio mentre assistevamo alle sconvolgenti immagini dell’assalto a Capitol Hill da parte di una banda di improbabili scalmanati vestiti da pagliacci, si sono riversati sotto il post di “Correre” centinaia di commenti ingiuriosi, offensivi, una vera e propria aggressione in massa. “Articolo del cazzo”, “articolo senza fondamento”, “articolo commissionato da Giuseppi”, “stronzi, non comprerò più la rivista”, sono i più educati.Perché?
Vedete, l’odio resta. È come le ortiche, la gramigna, è una pianta velenosa difficile da sradicare una volta seminata. Questa gente è stata sobillata durante la prima ondata da bloghettini come Podisti.net e Runtoday, che volevano mantenere alta l’attenzione credendo che la faccenda sarebbe durata poco. Hanno scatenato la piazza, condividendo spesso bufale colossali, dal “runner distrugge a martellate l’auto di una donna che lo redarguiva” al “runner pestato a sangue perché non indossava la mascherina” (nessuno dei due era un runner, ma mai è arrivata una rettifica o delle scuse). Ancora in autunno, quando contavamo di nuovo i morti a svariate centinaia al giorno, e le stime più prudenti parlano di più di un milione di nuovi disoccupati, hanno continuato imperterriti (“non ci si contagia alle gare”, Podistinet del 18 ottobre 2020, “si può gareggiare in sicurezza”, Runtoday del 1 dicembre 2020).E poi le endorfine, il sistema immunitario fortificato dalla corsa, la bufala dei runners additati come untori…
L’obiettivo ricercato è l’appiattimento di una categoria (e di tutta la stampa) su posizioni oltranziste e auto assolutorie. Il risultato più tangibile di questa vergognosa campagna di stampa è l’odio. Arrogante, auto referenziale, indomito. Vogliono avere ragione, vogliono correre in gruppo, non sta succedendo niente e se succede qualcosa è sempre colpa degli altri. Sparite le bufale, resta l’odio. L’odio è una pianta tenace, bisognerebbe pensarci sempre molto a lungo prima di decidere di seminarla. Ammesso di poter cavalcare una tigre, non crediate di poter scendere quando volete.
Il 3 dicembre abbiamo avuto il record di decessi per Covid, 993. Pochi giorni dopo, in un mio post in cui mi chiedevo se fosse opportuno disputare la mezza maratona di Trino Vercellese, un tizio, tale Andrea Graziani, ha osato scrivere: “dei 993 morti non ce ne frega un beneamato cazzo! Noi domenica gareggiamo e non rompete i cojoni” No, non è un caso isolato. E’ così ovunque: il problema non è dunque l’economia, o le malattie cardiovascolari, o il sistema immunitario. Dovete gareggiare, dovete farci fare soldi come prima, con le foto, con lo speakeraggio (spesso a nero e per contanti), con gli uffici stampa da copia/incolla. Non ci interessa altro che fare i cazzi nostri, vogliamo i nostri soldi facili, la nostra medaglietta tra i denti, i nostri selfie di fine gara. Mentre il Paese sprofonda.
Ecco perché la rivista Correre è stata aggredita con minacce di boicottaggio e insulti di varia natura. Per aver osato dare delle istruzioni in materia epidemiologica ai più vergognosi negazionisti in forma e in sostanza. Per aver osato andare in direzione diversa dal pensiero unico, per aver sollevato dubbi sul vero autore dell’Incendio del Reichstag.Ma attenzione, l’odio resterà. Questo malinteso senso di “community” distruggerà quel poco che resta di un ambiente che ormai ha davvero poco dello sport.
Io non odio i runners. Li disprezzo. Per come si fanno sobillare, per come si fanno facilmente convincere a odiare, e disprezzo soprattutto chi ci marcia, chi coscientemente semina odio per i propri luridi fini.Considero i “runners” la perfetta esemplificazione di una società e di una generazione che ha smarrito del tutto qualsiasi senso etico, che ha seppellito qualsiasi barlume di morale per il proprio edonistico piacere, per la volontà di autoaffermazione con la scusa della corsa. Se volete capire l’Italia 2021, vi basta capire i runners.
Anche io corro, ma non mi sento parte di questa massa belante di bugiardi, barbari, volgari, codardi, sempre pronti all’aggressione in branco, questo blob di bambini viziati imprigionati nel corpo di uomini adulti, che vivono in un eterno presente egoista e arrogante, che cianciano a vuoto e seminano odio solo per poter continuare a festeggiare nel paese dei balocchi, senza preoccuparsi di quando si risveglieranno con le orecchie d’asino.
Io faccio una differenza tra runners e sportivi. Io corro, ma non sono un runner.