Dice Gattoscrivente di Carlo Esposito
Esiste una particolare categoria di negazionisti, ossia gli appartenenti a quella setta che chiamano Club Supermarathon Italia. Ma sì, quei collezionisti di medaglie che in epoca ante-Covid erano tutte le settimane a camminare (a volte strisciare) da qualche parte con un pettorale addosso pur di dire al mondo, soprattutto via social, che loro hanno fatto 200-700-1000 maratone e sono pertanto dei meravigliosi esemplari di esseri umani, depositari della verità e dei valori sportivi.
Ebbene costoro, in questo scorcio di autunno 2020, hanno ceduto alla frangia più oltranzista, quella per intenderci alla Fabio Marri, direttore di Podisti.net e vate del Club, che più di una volta è inciampato in un gatto con non poche conseguenze (per saperne di più: “Inferno 2019, viaggio per nulla immaginario nel baratro in cui è sprofondato lo sport amatoriale italiano”). Essi tuona da mesi, auspicando un rientro alle gare senza se e senza ma, appoggiando senza riserve le posizioni minimizzatrici di Zangrillo e Bassetti, posizioni nel frattempo disconosciute dagli stessi, alquanto precipitosamente.
Devono correre, devono avere la medaglietta, per farlo sono disposti a qualunque cosa. Perfino a dire delle bugie con le gambe talmente corte che piuttosto che di medaglie si sta ampliando la loro collezione di figuracce. Veniamo ai fatti.
Il primo novembre era in calendario la “Maratona del Presidente” a Forlì. Sulla stessa pagina del Club Supermarathon Italia, apprendiamo con sgomento che l’organizzatore, Luciano Bigi, sta cercando di renderla gara Uisp nazionale, in modo da rientrare nell’ultimo DPCM. Questo consentirebbe almeno di CHIEDERLE le autorizzazioni, ma dubito che un sindaco o un prefetto le avrebbe concesse. Molte persone gli hanno fatto notare che insomma, non è propriamente una cosa opportuna in questo momento, e i supermaratoneti in blocco iniziano a spararle grosse: loro non si assembrano, loro rispettano le regole, dalla prima all’ultima. Quando gli mostro le foto degli sconci che ci hanno offerto a Pescara o a Rieti, prese senza sforzo dalla stessa pagina del Club, le reazioni sono due: il negazionismo da un lato, ci siamo abbassati la mascherina solo un attimo per la foto, non ci si contagia alle gare (sic), non saranno cento persone che corrono insieme a modificare la curva di contagio; dall’altro, ovviamente l’aggressione, la minaccia e l’insulto: l’ottimo Felice Petroni, organizzatore in quel di Rieti, mi dà senza problemi dell’imbecille, scrivendo pubblicamente che mi farà passare dei brutti momenti, ma non si è capito ancora perché. E’ proprio vero che per alcuni i primi 52-53 anni dell’infanzia sono i più difficili da superare.
Andiamo in crescendo: sabato 31 ottobre è in calendario a Faenza la “Sei ore della birra”. Manifestazione ovunque definita “goliardica non competitiva”. E vabbè. L’organizzatore è nientemeno che Enrico Vedilei, numero tre della IUTA, responsabile area tecnica. Anche lui è inciampato nel gatto diverse volte, con risvolti drammatici e a volte esilaranti. Lo trovate nel mio ultimo libro, “Inferno 2019”, al capitolo undici. Deve ancora rispondere alle mie dieci domande su Matteo Colombo.
Costui non ci prova neanche a percorrere la scappatoia della gara nazionale, afferma e basta di avere le autorizzazioni. Benissimo, allora vediamole. Ho scritto personalmente per chiedere chiarimenti al comune di Faenza e alla Regione Emilia Romagna, mettendo in conoscenza lo stesso Vedilei. Morale: meno di mezz’ora dopo la gara è stata annullata. Mai una volta un dubbio? Perché dire delle bugie così grossolane che basta una semplice mail per scoprire il bluff? Forse perché da decenni sono stati abituati all’autoreferenzialità più totale, al totale disprezzo di qualsiasi norma etica e del vivere civile, per non parlare del Codice Penale: il millantato credito mi pare che sia ancora un reato. Ma tanto nessuno controlla mai.
Ultima puntata? Il prossimo 8 novembre è prevista ad Andora, in provincia di Savona, una ultramaratona chiamata “Ultrandora Run”. Gli organizzatori, pur avendo annullato la settimana scorsa la mezza maratona Run Riviera, ci tengono a dirci che è una gara nazionale, ma omettono di specificare secondo quale federazione. Non chiedetemi come sia possibile che un centinaio di passeggiatori dai capelli molto grigi che girano in tondo nello stesso posto per molte ore possa essere gara di interesse nazionale. Non saprei rispondere, pertanto ho chiesto. Ho scritto alla Regione Liguria, al Comitato Regionale Fidal Liguria, al sindaco di Andora e al Prefetto di Savona. Hai visto mai, pare che a pensare male si faccia peccato ma ci si azzecchi quasi sempre.
Tutto questo, badate bene, mentre l’Italia intera soffre per una catastrofica seconda ondata che è appena agli inizi, mentre le città sono messe a ferro e fuoco, gli ospedali al collasso e intere categorie di lavoratori non sanno come faranno a vivere da gennaio in poi.
Discutere con questa gente è impossibile, sembra di essere in presenza di un inedito disturbo, una sorta di strana e devastante dipendenza da gare e chilometri. Insomma, non è propriamente un’idea geniale in questo momento organizzare una gara podistica a cui prenderanno parte centinaia di persone, provenienti da tutta italia: c’è semplicemente in giro una malattia infettiva, altamente contagiosa, per la quale non esiste cura. Prima di chiedersi se qualcosa sia consentito, in questo frangente, una persona matura e accorta si domanderebbe se sia OPPORTUNO.
Ma non loro, no. Non il Club Supermarathon Italia.
Loro devono gareggiare, sbatterti in faccia il selfie di gruppo senza mascherina, felici e medagliati, salvo poi mentire spudoratamente affermando che “tutte le regole sono state rispettate”. Pronti a negare, pronti a mentire, pronti a minimizzare, pronti ad aggredire non appena gli si faccia notare che, forse, c’è qualcosa che non va. Un vero e proprio crepuscolo degli idoli, che ancora insistono a definire se stessi “sportivi”. La cosa più triste è proprio questa.
La prossima puntata sarà puntare il dito sugli altri: e allora i tabaccai? I mezzi pubblici? I proprietari di cani? I supermercati? Ve lo ricordate, no? Tutto, pur di non fare quel minimo di autocritica, pur non guardarsi dentro, e scoprire, forse, un vuoto davvero spaventevole, che nessun chilometraggio o pezzo di latta potrà riempire.