Nel parlare di sport, spesso ci concentriamo sulla prestazione pura, ma è un tema che ha motivo di essere trattato se parliamo di professionisti. Tra noi comuni mortali, è essenziale che lo disciplina che pratichiamo, o di cui ci interessiamo, abbia un risvolto della medaglia, una motivazione che abbia un peso specifico, che sia soprattutto nostra, che sia ciò che ci spinge a continuare a soffrire, a fare fatica, lungo la strada, un campo di gioco, su un parquet o all'interno di una piscina.
Oggi parliamo vita e di sport, perché a dispetto di chi dice di non riuscire a praticare alcuna attività sportiva perché torna a casa tardi dall'ufficio, ci sono persone come Simona e Niccolò La Salandra, che hanno deciso di non fermarsi, nonostante gli ostacoli incontrati nel loro cammino.
Ciao Simona, come ti sei avvicinata alla corsa?
Per gioco, nel 2008 una collega mi ha invitato a partecipare ad una gara non competitiva di 5 km, organizzata per raccogliere fondi per la ricerca contro il tumore al seno. Ho cominciato ad allenarmi, ma poi per svariati motivi non abbiamo più partecipato a quella corsa, così ho deciso di partecipare ad un’altra manifestazione, che si teneva a Buccinasco, in provincia di Milano, della distanza di 7 km. Ricordo che ero partita dal fondo, e piano piano risalii posizioni su posizioni, fino ad essere la prima donna al traguardo!
Che cos’è per te la maratona?
La maratona è speciale, è un viaggio dentro me stessa, penso che delle quarantasei maratone che ho corso, almeno quarantaquattro mi abbiano lasciato delle forti emozioni. Ognuna è legata a un momento particolare della mia vita, al mio vissuto. Correre una maratona diventa un modo per interiorizzare o valorizzare un accadimento, attraverso la sofferenza che, anche il più allenato, prova nel correre i 42,195 km.
Quale maratona hai nel cassetto dei desideri?
Da alcuni anni c’è un salvadanaio che sto riempiendo, per andare a correre la maratona di Rapa Nui.
Tu a che punto sei della maratona della vita?
Spero di essere ancora all’inizio, di avere ancora tanta strada davanti a me, di essere solo nei primi 10/15 km della corsa, e di essermi fino ad ora riscaldata , in preparazione alla strada ancora da percorrere.
Se fosse un libro, la tua vita, che libro sarebbe?
Sicuramente non un romanzo rosa! Diciamo che fino a venti anni fa, immaginavo per me una vita diversa. Poi sono stata messa alla prova, sotto un certo punto di vista, però è stata una prova da cui ho tratto molti insegnamenti.
Diciotto anni fa è nato mio figlio, Niccolò, un evento importante e bellissimo, purtroppo però si è verificato un problema, durante il parto, che ha deviato completamente il corso della sua, e della mia vita.
(A questo punto Simona tentenna, la voce si rompe, la commozione la assale. Tentenno anche io, cerco di capire se riesce a proseguire, ma non ho neanche il tempo di domandarmelo, perché è già tornata a sorridere, anche se un po' amaramente)
Questa è una deviazione temporanea, o che ti porterà decisamente altrove?
Non lo so, credo che sia un percorso diverso, con una destinazione differente. Un tempo avevo come aspirazione massima il successo lavorativo, ora mi auguro che si trasformi in successo associativo.
Immagino tu ti riferisca all’associazione “sei aprile duemila”, vuoi parlarne?
Sei aprile duemila è la data di nascita di Niccolò, che da il nome all'associazione che per i suoi diciotto anni ho deciso di costituire, per celebrare i suoi insegnamenti, e riuscire ad essere di aiuto ai ragazzi nella sua condizione, con l'ambizione, anche pensando al suo futuro, di realizzare una casa famiglia per il “dopo di noi”. La strada è tutta in salita, ma le sfide sono quelle che ci portano ogni giorno ad andare avanti, ci spingono a superare gli ostacoli, ci fanno sentire vivi nonostante la fatica.
Per ora siamo virtualmente al primo chilometro, abbiamo corso la passata edizione della maratona di Milano, e raccolto i primi fondi anche grazie alla “BucciNatale” dello scorso dicembre, gara non competitiva che si è tenuta a Buccinasco, organizzata dagli amici del gruppo podistico Verde Pisello, di Milano.
Ora ci concentreremo per sostenere piccoli progetti di integrazione. Cominceremo finanziando l'accesso per due ragazzi disabili ad interventi di ippoterapia, presso l’A.N.I.R.E, che si occupa di terapia riabilitativa per mezzo del cavallo.
Attraverso lo sport vorremmo rendere accessibili attività analoghe, anche per chi per i propri limiti naturali non potrebbe. Comunque, non è solo attraverso eventi sportivi che vogliamo conseguire la raccolta di fondi.
Con l'aiuto del direttivo e dei volontari, che ci sostengono passo dopo passo, potremo andare lontano. Se questo è il sogno di un folle, lasciatemi sognare.
Che cos’è per te la follia?
(Simona ride come chi è stata colpita nel segno)
Io sono la follia!
A parte gli scherzi, credo sia la giusta medicina che ci serve per affrontare le cose troppo serie delle vita. Nella ricetta della vita, follia qb: quanto basta.
Quali consideri grandi delusioni nella tua vita?
Probabilmente quelle amorose. Sono arrivata a un punto della mia vita in cui credo di aver capito che più hai aspettative verso qualcuno, più la delusione è grande se le attese vengono deluse. Dovremmo, secondo me, imparare tutti ad avere meno aspettative, possibilmente nessuna. Questo da una parte ci mette al riparo da ferite, e dall’altro ci fa apprezzare di più quello che le persone vogliono e/o riescono a donarci.
Supponendo che si possa rinascere, cosa rifaresti e cosa no?
Mah, io in realtà non rinnego nulla della mia vita, credo che rifarei tutto, anche gli sbagli.
Ho sempre avuto un unico desiderio: riportare indietro le lancette dell’orologio alla sera in cui è nato Niccolò, per poter cambiare il suo destino e il suo futuro. Purtroppo non si può fare, ma stiamo andando avanti insieme nel migliore dei modi.
Un’ altra tua passione è l’arrampicata, giusto?
Si, andai in Cile per partecipare a un trekking, in quell’occasione la guida ebbe modo di parlarmi dell’arrampicata, così ci ripromettemmo che si saremmo visti in Italia, e avremmo fatto questa esperienza insieme. Tornata dal Cile decisi di prepararmi, dato che non avevo alcuna familiarità con moschettoni e imbracature, frequentando un corso. Piano piano mi feci coinvolgere sempre di più da questa disciplina, e in seguito frequentai anche un corso di alpinismo.
Hai davvero un sacco di passioni
Già, penso che oltre che passioni siano delle sfide, per dimostrare a me stessa che sono forte come la gente crede e dice che sono, anche se in realtà non é del tutto vero.
Ho notato una cosa: è tipico di chi in realtà è fragile, sentirsi attribuire dagli altri una forza non comune
Non so se sono fragile, probabilmente lo sono come gli altri. Credo che tutti abbiamo dentro cose solo nostre, io ho imparato per esperienza personale che esternare completamente il proprio sentire, soprattutto il sentire relativo a stati di malessere allontana le persone, ma è normale: ognuno di noi deve fare i conti con le proprie piccole o grandi tragedie, e nessuno vuole farsi carico dei problemi di qualcun altro.
Non posso affermare di indossare una maschera, ma se esterniamo il meglio di noi stessi, possiamo vivere al meglio anche il rapporto con gli altri. Poi nel mio privato, mi concedo di essere fragile, e di vivere i miei momenti di sconforto. Anche perché ho Niccolò che mi da coraggio, lui è la mia forza, e la mia ispirazione.
Veniamo a cose più leggere, per chiudere la nostra chiacchierata: sei una collaboratrice dell’agenzia Ovunque Running, come nasce il vostro sodalizio?
Anche qui ha avuto un peso determinante il caso. Negli anni, ho avuto modo di stringere amicizia con la famiglia di Ovunque Running, così da affezionata cliente sono diventata una loro collaboratrice. In questo modo sono riuscita ad unire due passioni: quella per la corsa, e quella per i viaggi. Penso che viaggiare, sia un ottimo modo per apprendere.