Se non ce la fai, riprova più tardi

Nel corso della scorsa settimana, ho commesso un errore, uno dei tanti in realtà, ma quello di cui sto per parlare è più grave di altri, perché pensavo di aver la necessaria esperienza per non incorrere più in certe trappole della mente.

Di fronte a una difficoltà, uno ostacolo che in questo momento della mia vita incide molto sul mio umore, sul mio benessere psicologico ho pensato “non ce la faccio”. L’ho anche ribadito, “Davvero, non ce la faccio”. La mia vita dovrebbe essere un insegnamento per me stesso, ma a volte ricasco in atteggiamenti autodistruttivi.

Io sostengo sempre di non essere bravo in nulla, ma nonostante questo mi cimento praticamente in tutto quello che mi va di fare. Provo a non farmi vincere dalla paura. Simone Leo, ultramaratoneta e mio amico, una volta ha detto una cosa che mi è rimasta impressa: “La differenza tra me e te è che io ci provo”. Tutto lì. Non era una frase rivolta direttamente a me, ma ho sentito il bisogno di farla mia e di parafrasarla: Non dire non ce la faccio, dì piuttosto riprovo più tardi. Me lo devo ricordare sempre quando lo sconforto tenta di abbattere la mia autostima, quando i sassolini diventano scogli. “Non ce la faccio “è una affermazione assoluta, una sentenza di condanna.

Il segreto è riprovare più tardi, non importa se dieci minuti, un mese o due anni più tardi. Solo, riprova. Perché non ce la faccio, non ci riesco, e tutte le variante possibili sul tema, sono affermazioni dal peso specifico enorme e molto spesso usate a sproposito, non veritiere. Come insegna la corsa, ma più in genale lo sport, soprattutto quello di endurance, lo stato mentale, il benessere psicologico è una condizione essenziale per la riuscita di una impresa. Avere una forte motivazione, la volontà di fare qualcosa che sembra al difuori della nostra portata, è un carburante essenziale verso la riuscita, verso il raggiungimento di un traguardo, verso il superamento di un problema, di un ostacolo.

E' pensiero comune che la cosa più difficile nell’affrontare uno sforzo fisico di lunga durata, sia allenare il proprio corpo ma quella è davvero la cosa più semplice. Il vero segreto è trovare la solidità mentale, la motivazione per allenarsi duramente, per superare un momento difficile in gara, per affrontare una sfida anche se l’allenamento fisico non è stato ottimale. Tra la fine del 2016 e la fine del 2017 portai a termine ben quattro maratone, tutte con pochissimo allenamento, quasi nullo a dire il vero. Furono i traguardi della volontà, la voglia di portare il mio pettorale oltre il traguardo finale sia ad Atene, che a Milano, che a Venezia e a New York.

Solo un anno dopo, con lo stesso grado di allenamento, cioè molto basso, ma con lo uno stato mentale diverso, alla Maratona di Berlino corsi (si fa per dire) dieci chilometri, prima di ritirarmi mestamente. Nella mia testa risuonava solo una parola, in loop continuo: fermati, fermati, fermati fermati….

E’questo che intendo quando affermo che la volontà, la positività, la pazienza sono condizioni essenziali per la salute mentale e la riuscita della nostra vita. Il che non vuol dire essere i migliori in quello che si fa, ma primeggiare verso stessi sì, essere il proprio esempio, il proprio punto di riferimento. Perché so quello che ho fatto, so dove posso arrivare, so cos’altro posso fare, che traguardi dello sport o della vita raggiungere, anche in ultima posizione, stremato, ma arrivando alla fine.

Dire che lo sport è la metafora della vita è sicuramente un luogo comune, una banalità, ma non vuol dire che nella banalità non ci sia verità. Io lo sto provando sulla mia pelle da ormai dieci anni e ogni volta che riscontro questo parallelismo, riesco a stupirmi come la prima volta.

Capiterà anche di trovare cose non alla nostra portata, non adatte a noi, per quanti tentativi possiamo fare. Non è nulla di drammatico, non scoraggiatevi, esistono cose che non fanno per noi. Quando ci imbattiamo in una di queste cose, osserviamo i nostri successi passati e puntiamo a qualcosa di diverso, a un obbiettivo futuro. Alcuni ostacoli, anziché superarli, si possono aggirare. Non è una sconfitta, né un reato.