Scende la pioggia, ma che fa?

In questo mese di maggio travestitosi da novembre, almeno qui al nord, una degli argomenti più voga tra i runners è se astenersi o meno dal correre quando piove, ma più in generale riuscire a vincere l’indolenza tipica del “dopo lavoro”, che se accompagnata dal maltempo rischiamo da assecondare molto più facilmente.

Quelle climatiche infatti, sono tra le condizioni che più attentano ai nostri buoni propositi di praticare la corsa, ma se ci fermiamo un attimo a pensare è assurdo: praticando uno sport che si svolge principalmente all’aperto, aspettare le condizioni climatiche ideali, vuol dire uscire a correre molto di rado. Perché fuori farà di volta in volta molto caldo, poi molto freddo, poi ci sarà il vento e infine la peggiore di tutte: la pioggia appunto.

In tutta onestà, faccio coming out: rispetto al passato, dopo quasi dieci anni di intemperie di ogni tipo, dalla pioggia, al vento, alla neve, mi faccio un po’ scoraggiare dal maltempo, a meno che la pioggia mi sorprenda mentre sto già correndo. Si noti comunque che il Dio della corsa, probabilmente per punire questa mia debolezza, conserva sempre qualche nuvoletta gonfia d’acqua da dedicarmi, praticamente ad ogni gara a cui partecipo: come il ragionier Fantozzi aveva la nuvola da impiegato, io ho la nuvola da podista. Una vera maledizione.

Ebbene non seguite il mio pessimo esempio, vi invito assolutamente a non farvi vincere dalla tentazione di stare al riparo e al calduccio della vostra casa e di provare a correre sotto la pioggia. E’ giusto assaporare tutti i diversi gusti che questo sport propone, a seconda delle stagioni che si susseguono, delle condizioni climatiche e delle temperature.

Correre sotto la pioggia, soprattutto quella battente, che sembra cadere a secchiate in alcune giornate che volgono al tramonto, tipiche della fine della primavera e dell’estate, è davvero una delle più simboliche espressioni di libertà. Una azione che è una medaglia a due facce: da un lato sembra voler dimostrare che niente e nessuno ti possa fermare, neanche le piogge monsoniche. L’altro invece è il lato mistico, quello di chi si gode il momento: correre sotto la pioggia e godersela, sentirne il sapore, l’odore, accelerare nei pressi di una pozzanghera, sollevando schizzi che si confondono con l’acqua che viene dall’alto, avere l’impressione di avere dei pesciolini nelle scarpe.

I temporali estivi si sa, sono violenti ma di breve durata, così dopo massimo 2/3 km percorsi dal a pioggia avrà smesso di cadere, e ti ritroverai così fradicio che sembrerai uscito da una piscina. A quel punto il vento la farà da protagonista, asciugando la tua pelle con un soffio carezzevole, fresco, dalle violente lacrime di un cielo che si schiude.

La corsa ha sempre lo stesso copione: ad ogni azione segue una emozione, ma sono sensazioni che ti devi conquistare, guadagnare con la fatica non solo fisica ma soprattutto quella mentale. Perché come ho già detto tante volte, l’ostacolo più grande non è la strada, è il divano. Quello di allacciarsi le scarpe e uscire di casa, è il passo più importante che fai quando decidi di andare a correre. Quando cominci il tuo allenamento, hai già superato lo scoglio più duro.