Sabrina Peron: "nuotando in acque libere l'unica cosa di cui hai il controllo è la tua mente".

La protagonista della nostra intervista questa settimana è Sabrina Peron, avvocato con la passione del nuoto che qualche mese fa è stata selezionata per partecipare alla 20 Bridges, una delle tre traversate che compongono la Triple Crown, insieme alla traversata della Manica e dello Stretto di Catalina. Sabrina è stata la prima donna del nostro paese a portare a termine la 20 Bridges, prova che consiste nel nuotare attorno all'isola di Manhattan.

Ciao Sabrina, come ti sei avvicinata al nuoto?

Da bambina andavo in Sicilia in vacanza con la mia famiglia, a casa dei nonni materni, stavo lì per l’estate e praticamente ero sempre in acqua. Ho seguito comunque anche dei corsi in piscina.

Ci sono analogie tra il mestiere di avvocato e il nuoto, o nuoti un po’ per fuggire dal lavoro?

Il nuoto mi aiuta a trovare idee per il mio lavoro, nel senso che nuotando per molte ore a un certo punto la mente fa pulizia dei pensieri inutili e vengono a galla, nel vero senso della parola, solo quelli che servono, anche per il lavoro. Non di rado mi sono venute idee per impostare una difesa, mentre nuotavo.

Fai un lavoro che ti occupa moltissime ore, dove trovi il tempo per allenarti?

Mi alleno alla piscina del Gonzaga a Milano, con coach Paolo Felotti, tendenzialmente la sera dopo il lavoro e nel week end.

Veniamo alla tua partecipazione alla 20 Bridges a New York. La cosa mi ha affascinato molto, mi racconti la tua avventura?

Davvero una avventura fantastica. La 20 Bridges è il giro a nuoto dell’isola di Manhattan, sono 28.5 miglia, circa 46 km, e prende per questo nome il nome di 20 Bridges in quanto si passa sotto i venti ponti che collegano Manhattan alla terra ferma. Sono previste quattro date all’anno e per ognuna di queste vengono selezionati 15 nuotatori, io sono stata selezionata per l’ultima data del 2018, cioè quella di settembre. E’ stata una avventura molto americana.

Mi racconti un aneddoto tratto da tutte quelle ore in acqua?

Potrei dirtene una moltitudine, forse quello che più mi è rimasto impresso è stato al momento dell’ingresso nell’Hudson River, subito dopo aver attraversato l’Harlem River, dove sono stata travolta da una serie di violente ondate che mi sbalzavano continuamente su e giù. Mentre nei pressi di Lower Manhattan ho vissuto i momenti più surreali: mi sono ritrovata a nuotare in mezzo ai traghetti e con gli elicotteri che sorvolavano le nostre teste, mi sembrava di essere in una scena di Apocalypse Now!

Se non sbaglio, sei stata la prima atleta Italiana a portare a termine questa impresa

Come donna sì, la prima italiana, ma c’erano stati alcuni uomini prima di me. Anche se un po’ mi imbarazza dire che sono stata la prima nuotatrice italiana a riuscire in questa impresa.

Ti è stato conferito il premio Gianni Brera per questo, è esatto?

Si esatto, la mia partecipazione alla 20 Bridges ha avuto risalto su molti quotidiani italiani, grazie anche a questa cassa di risonanza mi è stato conferito il premio “Gianni Brera” a Milano e il premio “Sport e Civiltà” a Parma.

Hai anche attraversato lo stretto di Catalina se non erro, ce ne vuoi parlare?

Quella è stata la prima vera grande, traversata che ho affrontato, nell’agosto del 2015. Ho attraversato lo stretto da Catalina a Los Angeles per un totale di circa 35 km, dipende un po’ dalla direzione che segui, in un tempo di poco superiore alle 12 ore.

Rispetto alla 20 Bridges è stato più dura, o solo diversa?

Completamente diversa, perché nuoti sempre in aperto oceano e in ogni è caso è stata molto più difficile, anche soltanto per la paura che mi ha accompagnata per tutta la traversata. Non è stato facile gestire questo aspetto.

Della Triple Crown ti manca solo l’attraversamento della Manica, a quando questo traguardo?

“Solo” si fa per dire! Più che tra i progetti, attualmente è solo un desiderio. Sicuramente non non la farò quest’anno, in quanto è richiesta una preparazione che non hp ancora messo a punto, vediamo se, incrociando le dita, sarà possibile provarci il prossimo anno.

Stretto di Gibilterra, Bosforo e Messina: ci parli anche di queste tre traversate?

Messina la porto in un posto speciale del mio cuore, in quanto è stata la mia prima traversata. L’ho già fatta quattro volte, e mi piacerebbe tanto farla di nuovo. Il Bosforo è molto bello, ed organizzata benissimo, poi è molto suggestivo pensare di passare dalla sponda asiatica a quella europea. Nuotando poi hai modo di vedere le mura bizantine le moschee…insomma si nuota in un bellissimo contesto. E per finire Gibilterra, anche questo caso il fascino è rappresentato dal fatto di passare da un continente all’altro, in questo caso dall’Europa all’ Africa. E' molto difficile nuotare in quelle acque perché ci sono correnti davvero molto forti.

Quali sono i pensieri che attraversano la tua mente durante tutte quelle ore?

E’ una bella domanda, è come se la mente lavorasse a compartimenti: una parte si occupa di fare attenzione alle bracciate, al respiro, al muovere le gambe, eccetera. L’altra parte invece divaga, comincia a pensare alla vita, al suo senso, al lavoro, a mille cose. Anche alla paura a volte. Una cosa che ho imparato nuotando in acque libere e che non puoi controllare nulla, se non la tua mente.

In una intervista ho letto che quando affronti queste imprese non ti spaventa nulla. E’ davvero così, nuotare in acque libere per così tante ore non ti intimorisce neanche un po’?

No, non è vero che non mi spaventa nulla, a Catalina, come ti dicevo prima, ero abbastanza spaventata. Diciamo che devi imparare a controllare la paura, a gestirla, a tenerla sotto controllo.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Preferirei non dirlo per scaramanzia, ma in un certo senso per me sarà una cosa nuova. Ti dico solo che le acque potrebbero essere molto fredde, probabilmente dovrò mettere la muta, anche se l’idea non mi piace molto.

Perché non ti piace?

Perché il vero nuoto in acque libere si fa in costume, non con la muta, ma certe volte bisogna derogare questo precetto.

Ti sei mai dedicata ad altri sport?

In modo molto meno serio faccio un po’ di corsa, e un po’ di tennis. Recentemente poi mi è venuta voglia di andare alla scoperta del kitesurf, vedremo.