
Continua il nostro viaggio nell'hinterland milanese, in tempi di Covid19. Dopo aver raccontato di realtà relativamente piccole, come possono essere quelle di Brugherio e Pioltello, ora è la volta di Sesto San Giovanni. Oltre ad essere il Comune più grande della Provincia di Milano, Sesto rappresenta la "zona industriale" del capoluogo lombardo. Scopriamo come il governo locale sta fronteggiando l'emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese, ponendo alcune domande al Sindaco, Roberto Di Stefano (foto Il Giorno), che ci spiega così la situazione nella sua città.
Buongiorno Sindaco, vorrei iniziare dal numero dei contagiati a Sesto San Giovanni: quanti cittadini risultano coinvolti attualmente?
A Sesto registriamo 227 persone positive al Coronavirus presso il proprio domicilio, 56 ricoverati, 132 persone in isolamento e 97 casi clinici. In totale, dall’inizio dell’emergenza, si registrano 80 decessi e 395 casi definitivamente chiusi.
Gli ospedali della città sono in sofferenza?
Sicuramente negli ultimi giorni la pressione si è attenuata. L’Ospedale di Sesto e la Multimedica, con cui sono sempre stato in contatto sin dall'inizio dell’emergenza, in pochissimo tempo sono stati costretti a riconvertire interi reparti, per far fronte alla crisi. Un cambiamento ovviamente non da poco, ma che entrambe le strutture hanno portato avanti nel modo più professionale possibile. Ringrazio medici, infermieri, personale sanitario e dirigenti degli ospedali sestesi, per il grande lavoro che fanno ogni giorno per il bene di tutti. Nei giorni scorsi ho voluto portare il saluto di tutta la città, insieme alle forze dell’ordine e ai volontari, ai dipendenti dei due ospedali della città. Un momento molto emozionante che mi ricorderò per sempre: loro sono l’orgoglio di Sesto.
Quali sono le sue principali incombenze in questo momento?
Dal 22 febbraio, giorno del primo caso di Coronavirus a Sesto San Giovanni, siamo in Comune dalla mattina alla sera, sette giorni su sette. Siamo stati tra i primi a costituire una centrale operativa, per fornire assistenza e supporto a tutta la fascia di popolazione più debole, come anziani e disabili, attraverso la consegna delle spese, dei farmaci, dei pasti a domicilio, delle mascherine. Dall' 11 marzo a oggi il nostro numero comunale dedicato all'emergenza Coronavirus ha gestito oltre 8.000 richieste, un numero davvero importante che dimostra la nostra vicinanza alla popolazione, in questo momento davvero difficile. C'è tantissimo lavoro da fare, coordinare la macchina amministrativa in questo periodo è davvero totalizzante. Ogni giorno partecipo a tavoli e riunioni per studiare, valutare e comprendere le azioni migliori da mettere in atto con un solo scopo: il bene dei cittadini. La loro salute viene prima di ogni cosa e ora che ci siamo addentrati nella Fase 2, siamo al lavoro per ripartire e tornare lentamente alla normalità. È per questo che la scorsa settimana abbiamo voluto dare un segnale importante, riaprendo in via sperimentale alcuni dei mercati cittadini, che questa settimana implementeremo. Inoltre, abbiamo riaperto 5 parchi della città e i cimiteri.
Avrebbe adottato da subito misure più restrittive, per contrastare l'espansione del virus?
Sono stato il primo sindaco ad adottare misure drastiche e restrittive, anche in ragione del fatto che il primo caso accertato di Coronavirus fosse proprio un signore di Sesto, ricoverato poi al San Raffaele. A tutela della salute pubblica dei miei cittadini, abbiamo chiuso subito scuole, centri commerciali, centri anziani, impianti sportivi, biblioteche, mercati. Abbiamo anche annullato tutti gli eventi previsti in città, come il carnevale e tutte le attività rivolte al pubblico organizzate da parrocchie, oratori, associazioni culturali e religiose. Abbiamo fin da subito chiesto un grosso sacrificio ai sestesi, ben consapevoli delle difficoltà ma altrettanto convinti che queste misure fossero necessarie.
Sesto è il braccio operaio di Milano. La filiera produttiva quanto risentirà di questo fermo obbligato?
Sicuramente le difficoltà sono tante, con un fermo totale di quasi due mesi è inevitabile che l’economia e la produzione ne risentano. Penso anche ai negozi di vicinato, ai bar, ai ristoranti. Come amministrazione comunale abbiamo deciso di prorogare la scadenza del pagamento della Tosap e dell’Icp al 30 giugno, ma ovviamente rimaniamo in attesa di interventi normativi da parte del Governo, che possano sostenere ancora di più aziende e imprese. Voglio ringraziare tutti i commercianti che, nonostante le evidenti difficoltà, hanno subito risposto «presente» alle iniziative che abbiamo lanciato, come per esempio "Negozi a casa tua" per le consegne a domicilio, o "Regala una spesa", che ci permette di consegnare circa 50 spese a settimana ai più bisognosi, grazie alla solidarietà dei cittadini e alla disponibilità dei commercianti.
Quali saranno le ripercussioni sulle casse del suo Comune?
Il Comune è come un'impresa, è normale quindi che mancando le entrate tributarie e non, le casse ne risentano. È un problema che riguarda tutte le città, grandi o piccole che siano. Aspettiamo la fine dell'emergenza per tracciare un bilancio.
Quali sono i suoi timori maggiori, prima come sindaco e poi come semplice cittadino?
Questo maledetto virus ha sconvolto le nostre vite, portandoci via volti e nomi cari alla città, cambiando le nostre abitudini. È un periodo davvero molto difficile che certamente mi preoccupa, mi rincuora però molto il fatto di vedere una comunità attiva e partecipe. Ogni giorno vedo i tantissimi volontari, che sottraggono tempo alle loro famiglie, spendendolo a favore a chi più ne ha bisogno. Il timore più grosso, forse, è l’incertezza di come sarà l’immediato futuro, ma è necessario ripartire. In sicurezza e nel pieno rispetto delle norme indicate, ma bisogna pian piano tornare alla normalità.
Quali sono le richieste più pressanti da parte dei suoi concittadini?
Grazie all'istituzione immediata del Coc, abbiamo intercettato fin da subito le richieste principali e più stringenti dei cittadini. Inizialmente in tanti mi chiedevano informazioni sui vari decreti del Governo, che spesso e volentieri erano poco chiari, e sulla necessità di reperire mascherine. In breve tempo, grazie a squadre di volontari, che sono stati fantastici, siamo riusciti a coprire tutta la città, casa per casa: avevamo promesso di fornire una mascherina per ogni cittadino e l’abbiamo mantenuta. Ultimamente le preoccupazioni di tanti lavoratori e piccoli imprenditori, sono legate alla voglia e alla necessità di riprendere le proprie attività, ma ovviamente sulle riaperture decide il Governo, quindi attendiamo notizie su quello che succederà dopo il 17 maggio, auspicando anche che giungano aiuti economici concreti.
Avete riscontrato molta “disobbedienza” rispetto alle restrizioni imposte dal Governo, da parte della cittadinanza?
Giro spesso insieme ai nostri agenti della Polizia Locale per strade, piazze e parchi di Sesto, durante i pattugliamenti del territorio. Inizialmente la gente forse non aveva ancora capito la gravità della situazione e in troppi circolavano senza validi motivi, poi l'atteggiamento è cambiato sensibilmente. In questi giorni la nostra Polizia Locale si sta concentrando sui giardini e sui parchi non recintati, a cui è vietato accedere come previsto da ordinanza sindacale. Ne approfitto per ringraziare ancora una volta tutto il corpo della Polizia Locale, il comandante Fabio Brighel e tutti gli agenti per il grande lavoro che stanno svolgendo, giorno dopo giorno sul nostro territorio.
La sera riesce a dedicare qualche ora a sé, a lasciare il mondo fuori dalla porta di casa per un po'?
Cerco di godermi la mia famiglia col massimo della serenità, ma staccare completamente è impossibile. Noi sindaci, per l’importante ruolo che svolgiamo, siamo il punto riferimento per i cittadini, siamo sempre attivi per seguire l’evolversi della situazione. Fa parte del nostro lavoro dare risposte alla città, ascoltarne richieste ed esigenze, senza guardare l’orologio: non è mai né troppo tardi, né troppo presto.
Cosa non vede l’ora di fare, appena l’emergenza sarà finita?
Innanzitutto, bisogna capire quando potremo dire che l’emergenza sarà finita. Spero che il numero dei contagi e dei morti si abbassi sensibilmente, di qui alle prossime settimane. È chiaro che non potremo tornare alla vita di sempre nell'immediato, ci vorrà del tempo, ma la cosa più importante è ripartire in sicurezza senza abbassare la guardia. Il lavoro da fare è ancora tanto, dobbiamo rimanere concentrati sulla gestione dell'emergenza, poi ci sarà tempo per tutto il resto. Prima ne usciamo meglio è per tutti.