Regine a confronto: Valeria Straneo e Franca Fiacconi, due diversi punti di vista sull'impresa di Kipchoge

Ultimo capitolo della saga Kipchoge. Dopo alcune settimane torno ad occuparmi dell'evento che ha catalizzato l'attenzione degli appassionati di atletica. Pur riconoscendo le doti di questo straordinario atleta, esprimevo perplessità sulla effettiva utilità a livello puramente sportivo di questa ricerca del limite, espressa col raggiungimento e l'abbattimento da parte di Eliud del muro delle due ore in maratona. Così ho deciso di chiudere l'argomento cedendo le parola a due regine della maratona, che da posizioni opposte ci mostreranno i due diversi lati della medaglia: Valeria Straneo, argento ai mondiali a Mosca nel 2013, e Franca Fiacconi, vincitrice della maratona di New York nel 1998.

Valeria, che sta all'angolo di Kipchoge, ci dice: "Ammiro tantissimo Eliud, sia come atleta che come persona, e non posso che pensare tutto il bene possibile di questa sua impresa. Ha fatto un vero capolavoro a Vienna. Aveva già provato ad abbattere il muro delle due ore a Monza, due anni fa, io ero presente ed era stata comunque una emozione grandissima, anche se aveva mancato l'obbiettivo per pochissimo. Al di là del fatto che ci fossero tutte le migliori condizioni per raggiungere questo risultato, io non lo farei troppo lunga sulla effettiva veridicità di questo test, lui voleva essere il primo uomo a coprire i 42,195 km della maratona in meno di due ore e ci riuscito, non ha mai reclamato l'omologazione del tempo. In ogni caso detiene il record del mondo in una maratona ufficiale, e sono convinta che il suo 2h01' ottenuto lo scorso anno a Berlino non si discosti molto dal tempo ottenuto a Vienna in condizioni ottimali".

E' la volta di Franca, che esprime così il suo scetticismo: "L'impresa di Kipchoge, che voglio premettere considero un grandissimo campione, è stata per molti versi spettacolare, non solo per il crono che ha staccato, che per me era scontato, anzi mi ero fatta l'dea potesse essere anche migliore, ma anche per tutta l'organizzazione messa in campo per questo evento. Dal punto di vista sportivo però, io penso che la maratona sia un'altra cosa. Sono molto più ammirata dal record del mondo siglato dallo stesso Kipchoge in una gara ufficiale, a Berlino nel 2018. Più in generale comunque penso che la ricerca esasperata del limite umano, sfruttando tutta la tecnologia di cui disponiamo oggi, non sia un fatto sportivo ma si tratti di ricerca scientifica e questo non mi piace, mi fa pensare all'uomo come a un topo di laboratorio. Inoltre mi sembra che eventi come questo assassinino la maratona, togliendole quella maestosità di cui si fregia da sempre. Se togli le incognite, prevedendo ogni cosa possa succedere in gara, diventa un evento freddo e scontato, che ha più a che fare col marketing che con lo sport".

Al di là di come la si possa pensare, il dato incontrovertibile è che ci troviamo al cospetto di un atleta straordinario, un uomo che forse ancora non ha raggiunto il suo limite a livello di prestazioni e che sono convinto continuerà a stupire e a far parlare di sé.