Pioli, perdona loro perché non sanno quello che fanno

Errare è umano, perseverare è diabolico. L'avete mai sentito questo adagio? Si? Certo che l'avete già sentito, prima o poi tutti abbiamo dovuto fare i conti con la reiterazione di uno sbaglio. Pare che solo a Casa Milan, non lo conoscano. Lo scorso anno, tutti, compreso il sottoscritto, pensavano fosse giusto sostituire Gennaro Gattuso, che non era stato in grado di riportare i rossoneri in Champions League. Errore madornale. Gattuso aveva fatto, seppure nella totale mancanza di gioco, quasi un capolavoro. È andato a un solo punto dal dipingere la Gioconda. Ha deciso di badare al sodo e fare i punti, non guardando troppo ai fiocchetti sulla scatola. Esonerato a fine stagione. Quest'anno lo stesso destino toccherà a Pioli. Che dal quarto posto è effettivamente a distanza siderale, ma che ha dato un gioco a una squadra che non mostrava una impronta da non si sa più quanti anni. Gli ha dato convinzione, dato che quando ha messo piede a Milanello, il morale di tutti era sotto 3 metri di terra. La sconfitta di Bergamo, quando lui era seduto in panchina da circa un mese, ne è l'emblema. Ancora troppo presto per far fronte al ciclone Atalanta. Ma la bonifica di mister Pioli era già iniziata.

Già da gennaio, alla ripresa del campionato dopo la pausa natalizia, si scorge un altro Milan. Giocano un bellissimo primo tempo in un derby che con una maggiore convinzione nei propri mezzi, i rossoneri probabilmente porterebbero a casa. Invece prendono un gol causale su un tiro da fuori area, e come agnelli si danno in pasto agli uomini di Conte. Ma la classifica migliora di molto, Rebic è un altro giocatore, da oggetto misterioso, diventa titolare inamovibile. Qualcuno pensa grazie a Ibra, in realtà il ragazzo dimostrerà di brillare di luce propria. Anche Bennacer cresce, diviene padrone della mediana, Donnarumma, a parte qualche black out sempre più sporadico in vero, diviene più affidabile e Romagnoli, finalmente, trova in Kjaer il suo compagno di banco ideale. Intendiamoci, a parte Donnarumma e Ibra che sono due discorsi differenti e note a margine di pagina, fenomeni non ce n'è. Ma Pioli valorizza ciò che ha, riuscendoci molto bene. Castillejo copre il ruolo di esterno di destra meglio di quanto facesse Suso, nonostante sul piano tecnico, non vi sia partita tra i due. Samuel si propone spesso e volentieri, vede discretamente la porta e serve bene in compagni. Non serviva un'ira di dio, serviva uno che facesse i compiti a casa. Altrettanto bene farà Saelemaekers nello stesso ruolo, con più padronanza, visto che è del mestiere, in quella zona del campo. Lo si era intuito fin dalle prime apparizioni a San Siro, che il ragazzo aveva personalità.

Ma è da dopo il lockdown che il Milan completa la propria evoluzione. Vince contro Lecce, Roma, Lazio e Juventus. Pareggia con la Spal in una partita ricca di episodi sfavorevoli, e a Napoli, dove il risultato è conquistato con più fatica, ma alla resa dei conti non è certamente un furto. La quadra di Pioli scende sempre in campo per vincere, contro ogni avversario. Ma con intelligenza. A ogni diverso sfidante, la giusta contromisura, nessuna atteggiamento da Marchese Del Grillo "io so io, e voi nun siete un....". Adattarsi agli avversari non è un reato, figuriamoci se non figuri neanche lontanamente nel novero delle squadre più forti al mondo. Comunque sempre con un atteggiamento volitivo, propositivo, mai con l'idea del prima non prenderle. Intanto dalle torbide paludi dello spogliatoio, sono riemersi anche Kessie, Leao e Paquetà. Molto bene il primo, bene il secondo, benino il terzo, ma tutti sulla medesima strada quella, del recupero. C'è chi è atteso ancora da un lungo cammino, che dovrà continuare anche all'inizio della prossima stagione, prima di dirsi sbocciato, ma sarà sufficiente continuare tenere la testa bassa e lavorare. Cosa che in ogni caso vale per tutti, sempre.

Alla luce di quello che è stato il lavoro di Stefano Pioli e della precedente esperienza avuta con Rino Gattuso, la prima cosa da fare sarebbe porre sotto al suo naso un bel contrattone, facendoglielo firmare con una pennarello indelebile. Invece no. Troppo facile imparare dagli errori. Gazidis, che nella sua lunga carriera di dirigente all'Arsenal credo abbia vinto un paio di salami, alla sagra del mercato di Notting Hill, è venuto a salvare il Milan da sé stesso, omaggiando la squadra nientemeno che dell'abile Ralf Rangnick, che nella sua carriera ha vinto due salami alla sagra del mercato Gelsenkirchen. Per inciso: né Gattuso né Pioli sono allenatori di primissima fascia, o top trainer, se preferite. Ma si può anche giungere alla conclusione che ci sono tecnici che entranti in sintonia con l'ambiente, riescono a svolgere un eccellente lavoro, anche se magari a livello di immagine non rispecchiano proprio l'allenatore che non deve chiedere mai. Sky non punterà ma su di loro la Gattuso cam, o la Pioli cam, come è stato fatto in passato su Mourinho o Conte. Non sono tecnici per cui il sangue dei tifosi bollirà mai nelle vene, che faranno vendere quintali di giornali. Anti-divi, gente che va in panchina col dolcevita, la maglia di lana. Ma se i risultati parlano per te, questo che differenza dovrebbe fare? Nel calcio di differenza sembra farne molta, perché è mondo molto distante dalla realtà, che spesso non riesce a dare il giusto peso alle cose, il giusto valore agli uomini al loro lavoro. Tutto dipende dal rumore che fai e se non ne fai, purtroppo nessuno ti sente. Nè ti vede. Lo dico da mesi, da quando si è capito quale fosse la strada intrapresa da una parte della dirigenza del Milan: la nave del duo Rangnick-Gazidis è destinata ad affondare, in brevissimo tempo. Noi? prepariamo i salvagenti.