
Agata Christie diceva che 3 indizi fanno una prova. E gli indizi che il Milan ha lasciato dietro di sé, al termine delle tre partite giocate fino ad ora, dopo lo stop dovuto al Covid, provano che i rossoneri sono in salute, eccome. Un pareggio zero a zero in Coppa Italia contro la Juve, che è costata si l'eliminazione, ma che ha lasciato l'amaro in bocca alla squadra di Pioli che nell'arco deii 180 minuti, avrebbe meritato il passaggio del turno. Poi due brillanti vittorie in campionato, contro Lecce in trasferta, e Roma in casa. Un totale di 6 gol realizzati, uno solo subito. D'accordo, forse i ritmi di gioco non forsennati hanno agevolato il Milan, che notoriamente gioca a sprazzi, ma non può essere tutto qui. Abbiamo visto in passato i rossoneri soccombere in partite bloccate, con un lungo e inconcludente giro della palla in orizzontale. Invece in queste 3 partite abbiamo potuto osservare una squadra che, soprattutto contro Juventus e Roma, per 20/25 minuti ha saputo prima soffrire, dando anche l'impressione di poter capitolare, senza che questo sia però accaduto, per poi uscire piano piano alla distanza, quando la scarsa condizione degli avversari e il caldo, hanno spento gli ardori agonistici dei rivali.
Certo, il caldo c'era anche al Milan, e per quanto riguarda invece la preparazione, forse lo staff di mister Pioli non ha spinto sull'acceleratore durante il mese che ha preceduto la ripresa del campionato, proprio per avere una ripartenza brillante. È una stata strategia come un'altra, che al momento sta dando ragione al tecnico emiliano. Anche l'assenza di Ibra, non si è praticamente avvertita, grazie a Rebic (follia di Torino a parte) e Calhanoglu, che sono apparsi in eccellenti condizioni. Come anche il duo di centrali di difesa, Romagnoli e Kjaer. Per non parlare di Hernandez e Bennacer che sono ormai delle certezze.
E se il Milan stesse trovando finalmente, dopo molti ann,i la quadratura del cerchio? Certo, questa è squadra da quinto posto al massimo, nessuno si faccia illusioni, ma potrebbe essere finalmente una base da cui partire, a cui aggiungere giocatori di qualità, per risalire ulteriormente la china. Inoltre se Leao e Paquetà venissero recuperati (il brasiliano qualche piccolo segnale di risveglio l'ha dato contro la Roma, mentre Leao, pur non incantando, è andato a segno a Lecce) il Milan si ritroverebbe con due elementi tecnicamente molto validi e dall'età verdissima. Se Pioli riuscisse nell'impresa di rilanciare questi due giovanotti caduti in disgrazia, tra depressione ed equivoci tattici, farebbe l'ennesimo capolavoro.
A Proposito di Pioli, in passato mi sono ampiamente espresso su di lui. Non è tra i tecnici top al mondo, ma sicuramente è un allenatore serio e preparato, il cui lavoro svolto in questi mesi è davanti agli occhi di tutti. Arrivasse un Allegri, un Ancelotti, un Guardiola, non avrei dubbi, ma esautorarlo per Rangnick, un signor nessuno, proprio non riesco a capirlo, né a digerirlo. Tornado invece al campionato, tra il primo e il 12 luglio il Milan sarà atteso da un tour de force che rappresenterà il definitivo esame di maturità: 3 trasferte a Ferrara con la Spal, a Roma con la Lazio e a Napoli, con l'unica partita casalinga il 7 luglio contro la Juventus. Superare con brillantezza questi ostacoli, potrebbe costringere la società a non progettare l'ennesima rivoluzione, ma ad optare per un più sensato progetto di crescita graduale. Anche se la classifica non permette voli pindarici, in quanto la zona Champions League è chiaramente irraggiungibile, bisogna saper guardare un pochino oltre il proprio naso, per poter andare lontano in futuro.