Non dire Maratona invano

L’indole dei runners è nella maggior parte dei casi molto pacifica e mansueta. Hanno un temperamento molto mite, solidale, corretto, rispettoso e molto spesso risulta essere una persona molto socievole e simpatica.

C’è però parola di cui non devi abusare, di cui devi fare un uso consapevole, se non vuoi rischiare di essere udito e denunciato, quindi arrestato e infine tradotto nelle segrete di una fortezza. Questa parola è maratona.

C'è una domanda che riuscirà a far perdere le staffe a chiunque pratichi questo sport, persino a quelli che nel week end fanno i volontari in parrocchia, donano l’otto per mille a Medici senza frontiere e ospitano in casa un senza tetto la notte di Natale: nel momento in cui un podista affermerà di aver preso parte o di prepararsi a correre una maratona qualcuno, purtroppo, farà l’intelligentissima domanda “Di quanti chilometri”???

Volete un consiglio? Don’t try this at home, se non sapete quanto dista una maratona, rimanente nella vostra beata ignoranza, potreste compromettere rapporti consolidati negli anni.

Io stesso, nonostante questo quesito mi sia stata posto negli anni centinaia di volte e ormai avrei dovuto farci il callo, non riesco a nascondere il mio fastidio. Anzi, mi sono reso conto che la mia reazione peggiora col passare del tempo. Trasmuto, divento verde come Hulk, il sorriso che dipingeva il mio volto fino a quel momento svanisce, lasciando spazio a una espressione molto simile all’Urlo di Munch. Il mondo pare paralizzarsi ed esplodere, frammentandosi in milioni di particelle. La stizza schizza dalla viscere fino al cervello come farebbe un termometro esposto al calore di una lampadina.

Nonostante questo, riesco a rispondere con un fermo e vagamente infastidito “la maratona è sempre di quarantadue chilometri”, non aggiungendo i centonovantacinque metri perché temo possa dare il colpo di grazia  allo sventurato. Spesso poi, mi è capitato di sentire una replica del tipo “se non corri non puoi saperlo” da parte di chi tentava vanamente di giustificarsi.

Eh no! Innanzitutto la leggenda di Filippide, che corse a piedi da Maratona, luogo della battaglia, fino ad Atene con indosso la sua armatura per comunicare la vittoria degli ateniesi si studia a scuola. Proprio quarantadue infatti sono i chilometri che dividono le due città. E poi ci sono cose che devi sapere anche se non le hai mai provate: so che partorire è doloroso, che il Brunello di Montalcino non va tenuto in frigorifero, che se attraverso la strada con il semaforo rosso mi faccio male. E male potresti farti anche tu, se perseveri nel voler rivendicare il diritto di non conoscere la lunghezza della distanza regina.

Ci sono poi quelli che chiamo “i fanciulli”, perché ancora più ingenuamente questi ultimi sostengono di aver preso parte a una maratona di cinque o dieci chilometri, solo per fare un esempio. Perché per loro il termine “maratona” assume un connotato universale, come fosse un coltellino o una chiave.

Costoro andrebbero puniti ancora più severamente, costringendoli a dare fuoco alle loro scarpe da corsa nella pubblica piazza, e dopo essersi inginocchiati dovrebbero chiedere perdono battendosi più volte i pugni sul petto. Si perché questi soggetti corrono, magari sporadicamente, però corrono, quindi secondo la giustizia penale questa è reiterazione di reato.

Come non citare in conclusione, quelle che vengono chiamate maratone televisive? Quanto saranno lunghe queste cavolo di maratone del piccolo schermo? Quarantadue ore? Quarantadue episodi? Perché per definire una lunga striscia di film o serie tv nell’arco della stessa giornata, si è deciso di adottare il termine maratona e non marcia? O granfondo? I ristori a base di popcorn ogni quanti chilometri sono previsti? Poi mi domando: se guardo solo la metà digli episodi in programma ho fatto una mezza?

Mi sentirei a questo punto di lanciare un appello: manda un sms solidale al 42195, dona un euro affinché l’ignoranza nei confronti della maratona cessi. Fallo ora. Grazie.