
Il Milan vince a Verona, trasferta che in un remoto ma anche nel più recente passato è stata numerose volte fatale. Intendiamoci, come dicevano i giornalisti di una volta, vince ma non convince, ma credo che al momento in casa rossonera questo sia considerato un problema secondario, forse non del tutto a torto. Certo, il calendario di questo inizio di campionato, poteva anche proiettare il Milan in testa alla classifica a punteggio pieno, dato che le avversarie non erano propriamente irresistibili e fuori portata. Ma dopo la sconfitta di Udine alla prima giornata, quello che contava di più era evidentemente arrivare alla vigilia del derby senza commettere altri passi falsi. E così è stato, anche se le vittorie su Brescia e Verona non sono state colte in scioltezza, anzi. La squadra di Giampaolo ha dimostrato di faticare ancora molto a trovare spazi contro squadre chiuse in difesa e pronte a ripartire. I tiri in porta si sono contati sulla dita di una mano in tutti e tre gli incontri, inoltre a centrocampo c’è stato molto turn over dopo ogni partita, fattore quest’ultimo che non ha aiutato la squadra a trovare una certa continuità di gioco, in un zona fondamentale del campo, forse la più importante in assoluto.
Capitolo Suso. Questo temo, sarà il motivo tutt’altro che lieto che i rossoneri si trascineranno per tutta la stagione. Lo spagnolo al di là dei buoni propositi estivi, sa giocare in una sola posizione, cioè esterno di destra, ruolo che negli schemi di Giampaolo non è previsto. Domenica il Milan è stato schierato in campo con un improbabile 4-3-1-1-1 che prevedeva in attacco Paquetà dietro Piatek, con Suso largo a destra a morire di solitudine. Ma se nel primo tempo, nonostante tutto, Suso ha fatto qualche tentativo di entrare nel vivo del gioco partendo dalla sua mattonella preferita, nella seconda frazione, quando il tecnico del Milan è passato al 4-3-3 puro, si è clamorosamente inabissato, annegando nei flutti dell’anonimato. Lo spagnolo andava ceduto ad ogni costo, purtroppo le cose sul mercato non sono andate come i dirigenti rossoneri speravano, e in questo Milan non di primissimo livello, uno come Suso, se ce l’hai lo devi far giocare anche se il suo ruolo non esiste.
Piatek non ha incantato, ma è tornato al gol e questo in vista del derby potrebbe restituirgli un po’ di fiducia. Più del fiuto del gol infatti, sembra proprio la fiducia quella che é mancata al polacco. Criticato forse in maniera eccessiva per un precampionato a secco di gol, Piatek è uno dei pochi elementi su cui il Milan può contare a occhi chiusi, non si può discutere un giocatore che ti può garantire minimo venti gol solo in campionato, Non scherziamo, please.
Rimanendo sulle note liete, vorrei sottolineare il rendimento di quello che sembra essere il reparto che meglio si sta esprimendo in questo momento in casa rossonera: la difesa. Certo, il gol subito a Udine, con Kessie che si dimentica il suo avversario su corner, non supporterebbe questa teoria, ma Kessie non è un difensore. Pur non avendo certo giocato contro attacchi atomici, certe insicurezze del reparto arretrato che davano origine a clamorosi svarioni, sembrano al momento far parte del passato. Non a caso, la difesa è l’unico reparto dove Giampaolo non ha mai cambiato gli interpreti, fino ad ora. Se questa sia una osservazione corretta, lo scopriremo a partire da sabato sera, dopo il derby, contro il ben più probante attacco interista.
La retorica de “Il derby è una partita a sé” è una cantilena che nei bar e negli uffici di tutta Milano viene già declamata, da chi è scaramantico o da chi non perde la speranza. Certo è però che i rossoneri non partono affatto coi favori del pronostico. I cugini nerazzurri, pur non incantando, appaiono superiori e più avanti anche sul piano del gioco. Al momento è difficile immaginare una vittoria del Milan, che comunque non scenderà certo in campo per perdere, ma al contrario di quella che è la propria tradizione nella stracittadina, difficilmente potrà impostare la sua strategia pretendendo di comandare il gioco. Giampaolo deve preparare una partita giocata con furbizia, un po’ come faceva l’Inter in passato, cercando di approfittare degli eventuali passi falsi degli avversari per tirare della propria parte la calda, morbida coperta dell’inaspettato successo.