
Vorrei si potessero tramutare le parole in applausi, non limitandomi a tradurre in verbo un suono onomatopeico. Perché il Milan visto ieri sera, è stato uno dei più belli degli ultimi 5 anni, senza ombra di dubbio. E dissento fortemente dalla Gazzetta dello Sport, che oggi scrive che è tutto merito di Ibrahimivic. A mio parere non è affatto così. O meglio, è anche così. Ma quella delle rosea, è della spiegazione più semplicistica. Ribadisco, come ho già scritto negli scorsi giorni, che la squadra di Pioli è ripartita con molto slancio dopo il lockdown, al netto di qualche spigolosa ingenuità ancora da arrotondare, pagata cara nei pareggi esterni contro Juventus in Coppa Italia e Spal in campionato, i rossoneri hanno giocato 5 partite giocandone in casa solo una, contro la Roma, non uscendo mai sconfitto dal campo, vincendo 3 volte, contro Lecce, Roma e Lazio, realizzando 11 reti, subendone 3. Bene, Zlatan è sceso in campo soltanto contro Spal e Lazio, per un totale di circa 75 minuti. Davvero è solo merito dello svedese?
Il Milan visto ieri sera all'Olimpico è stato pressoché perfetto. Controllo totale della partita, dal via fino al fischio finale. Le reti sono state siglate da Calhanoglu, da un rigore di Ibrahimovic sul finire della prima frazione, e da Rebic, a metà della ripresa. Un altro paio di occasioni sono state sprecate, per rendere più rotondo il punteggio, da Hernandez. Il reparto arretrato ha rischiato pochissimo, non si ricordano azioni da gol pulite, a favore dei biancocelesti. La coppia Romagnoli e Kiaer è tornata a regolare il traffico nella zona centrale, bene ancora Kessie e Benaccer (se davvero nel prossimo mercato dovesse tornare Bakayoko, il centrocampo del Milan è fatto), confermata la buona vena di Saelemaekers, così come quella di Calhanoglu. Ibrahimovic parte dal primo minuto, si muove poco, ma libera spazio per i compagni: come per una famosa pubblicità di un tempo, basta la parola. Le difese avversarie vanno in allarme soltanto avvistandolo nei pressi dell'area. Non ha ancora i novanta minuti nella gambe, e onestamente chissà se li avrà più. Esce infatti alla fine del primo tempo. Infine Paquetà, bene ma un po' in calo rispetto alla partite contro Roma e Spal, probabilmente l'idea di Pioli era quella di fargli tirare un po' il fiato, ma al trentasettesimo del primo tempo è dovuto entrare in sostituzione Calhanoglu, infortunato.
Non vi è dubbio che anche la componente fortuna ha fornito il proprio contributo: sul primo gol c' è una deviazione di un difensore, mentre sul rigore è stato il portiere a far entrare la palla, dopo aver respinto il tiro, ma la dea bendata era in forte debito verso i rossoneri. In questi ultimi anni infatti, non sono stati solo i demeriti a porre limiti alle ambizioni del Milan, anche la sfortuna si è spesso accanita. La buona sorte di ieri, quindi, la accogliamo come un piccolo risarcimento. Inoltre si sa che la fortuna aiuta gli audaci, e la squadra ieri sera è stata molto audace. Baricentro alto, pressing e fuorigioco, dimostrano che non vi nulla di episodico nel successo ottenuto all'Olimpico. Da sottolineare inoltre la crescita caratteriale, che ha lasciato stupiti, non solo ieri ma in tutte le partite giocate dalla ripresa della stagione: in Coppa Italia contro la Juventus, nonostante l'inferiorità numerica, gli uomini di Pioli hanno tenuto bene il campo, cercando comunque di conquistare il passaggio del turno. A Lecce, hanno ripristinato il vantaggio immediatamente dopo aver subito il pareggio. Contro la Roma, dopo aver subito il gioco dei giallorossi per una buona mezz'ora, sono usciti alla distanza conquistando i 3 punti. Contro la Spal, hanno raddrizzato la partita nonostante il doppio svantaggio. Solo qualche mese fa, non sarebbe andata in questo modo.
Ora bisogna continuare su questa strada, la Champions League è ormai un miraggio, ma il quinto posto consentirebbe l'ingresso in Europa League dalla porta principale. Martedì tra le mura amiche è attesa la Juventus, se quello contro la Lazio è stato l'esame di maturità, una buon risultato contro i bianconeri potrebbe rappresentare la tesi di laurea. Ben sapendo che i nostri avversari sono indubbiamente più forti, ma privi della volontà arrendersi a priori alla evidenza e alla realtà.