Milan, manifesta inferiorità

Nella recente storia del derby di Milano, il divario tra Inter e Milan, non è mai stata, almeno a mia memoria, così ampio. L’immagine che più di tutte restituisce la sensazione di impotenza e inferiorità dei rossoneri è stata quella giunta dagli spalti, già per gran parte vuoti al fischio finale. Dopo il raddoppio di Lukaku, pur mancando ancora un quarto d’ora alla fine della partita, il pubblico di fede milanista ha cominciato ad abbandonare i propri posti. La più civile forma di protesta verso i colori che tanto amano. Forse neanche protesta, ma delusione e rabbia più che altro.

Venendo alla partita, i nerazzurri vincono il derby senza se e senza ma, forti di una superiorità mostrata in campo tramutatasi in azioni pericolose e due gol. Se è vero che il gol di Brozovic è stato certamente fortunoso, avendo tratto profitto dalla iellata e decisiva deviazione di Leao (forse l’unico tra i rossoneri, assieme a Donnarumma, che va oltre la sufficienza) è altrettanto vero che nel corso del primo tempo, un Donnarumma in versione “the wall” evita alla squadra di Giampaolo la capitolazione in almeno tre occasioni. Nella seconda frazione l’Inter, oltre ai due gol, colpisce due legni prima con Politano e poi con Candreva, che si vanno a sommare a quello colpito da D’ambrosio nel primo tempo. Handanovic ha lasciato il terreno di gioco intonso, senza compiere interventi degni di questo nome.

Il Milan da parte sua subisce l’inizio di partita veemente dell’inter, per i primi 20/25 minuti praticamente non esce dalla propria metà campo. Poi un contropiede condotto in solitaria da Suso che poteva essere meglio sfruttato, spaventa la retroguardia dei nerazzurri che abbassano così il proprio baricentro e concedono campo agli avversari. La seconda metà del primo tempo è più equilibrata, pur senza particolari squilli in zona gol da parte degli avanti di Giampaolo. Il vantaggio interista arriva all’inizio della ripresa e la partita del Milan praticamente finisce lì.

All'inizio del match Giampaolo schiera la sua squadra con il 4-3-3 con Suso in posizione centrale (!) e Piatek e Leao esterni. Ma questa disposizione dura poco, Suso torna a destra e Piatek riprende la sua posizione in mezzo all’area. Solo Leao resta esterno a sinistra, giocando più da laterale di centrocampo che da seconda punta. Il portoghese mette in mostra una buona tecnica, velocità e capacità di saltare l’uomo. Nel corso del primo tempo mette in difficoltà Godin e centra due ottime palle in area, che meglio potevano essere sfruttate dai suoi compagni.

Nonostante le difficoltà mostrate in questo inizio di stagione, Giampaolo continua il suo incomprensibile ostracismo nei confronti dei nuovi acquisti, schierando il solo Leao nell’undici iniziale. Cosa si aspetta il tecnico rossonero dagli stessi uomini che lo scorso anno hanno portato il Milan alla posizione quinta in campionato? Perché continua ad affidarsi agli stessi uomini? Perché ha rinnegato due mesi di lavoro, dopo la prima sconfitta a Udine? Perché Paquetà è partito dalla panchina per la seconda volta in quattro partite? Dov’è l’identità di gioco promessa? Il Milan non è certo una squadra di fenomeni questo è pacifico, ma in questo disastroso inizio di stagione le responsabilità di un tecnico che se da un lato appare molto confuso, dall'altro é fermo, troppo fermo su posizioni apparentemente incomprensibili, sembrano evidenti. La sua panchina é già fortemente instabile. Questa squadra ha bisogno di un timoniere forte, con idee chiare e polso fermo, che non cambi idea ogni novanta minuti sul modulo e pare non cambiarla affatto sugli uomini da schierare in campo.

Snocciolando un po' di cifre sulla recente storia del derby, emergono dati davvero allarmanti per il Milan, che però ben fotografano le difficoltà dei rossoneri nelle ultime stagioni. La partita di ieri sera è stata senza storia come lo sono stati gli ultimi tre derby di campionato, tre incontri dove il risultato finale non è mai stato in discussione. Di più, negli ultimi cinque incontri in Serie A contro i cugini, il Milan ha ottenuto solo un punto, grazie a uno scialbo zero nella primavera del 2018. L’ultima vittoria risale al 31 gennaio 2016, successo casalingo per 3-0. Quasi quattro anni senza vittorie nella stracittadina, una enormità. Ancora, l’ultima vittoria in casa dell’Inter risale al novembre 2010, 0-1 gol di Ibrahimovic su rigore. Quasi preistoria del calcio. Ma la statistica più impietosa la si ha analizzando gli ultimi 17 incontri di campionato tra le due milanesi, a partire cioè all’anno 2012, quello successivo all’ultimo titolo tricolore colto dai rossoneri: due sole vittorie per questi ultimi. Cosa si più aggiungere a queste cifre? Certo le statistiche non sempre fotografano il reale andamento delle singole partite, ma questo poco importa, la tendenza è chiara, il trend negativo del Milan anche, c’è una netta differenza di rendimento, almeno nel derby, tra le due squadre di Milano. Queste sono cifre da derby di Torino, non della Madonnina. Si sfiora l’imbarazzante inferiorità.