Milan-Inter: tu chiamale se vuoi, emozioni

Dunque, Milan-Inter. Cominciamo col fare raffronti con gli altri derby della Serie A. Quello di Torino esiste solo sulla carta, è una ossessione dei granata e come tale non ne vincono uno da tempo immemore. Ai tifosi della Juve più che vincerlo, interessa che non lo vinca il Torino, e comunque fuori dal circondario del capoluogo piemontese è una partita come una altra tra una big e una squadra di media classifica. Quello di Genova tra Genoa e Sampdoria, e quello capitolino tra Roma e Lazio sono molto più sentiti, le alterne fortune di queste 4 squadre ne hanno bilanciato gli equilibri e quindi il derby è un po' come il Palio, serve a stabilire chi per quell'anno avrà la supremazia cittadina. Partite caratterizzate dalla passione carnale, dall'orgoglio del campanile, incontri idealmente disputati in arene sabbiose per stabilire chi stia dalla parte giusta della barricata. Ma non hanno tradizione di respiro internazionale, sono partite giocate coi sandali e la spada, non col fioretto e lo smoking. E anche in questo caso, se si va verso Savona o Frosinone, l'interesse e la rivalità scema. Quello tra Inter e Milan è universalmente riconosciuto come il derby. Non serve aggiungere "di Milano". È il derby e chiunque abbia un paio di nozioni di calcio sa di quale partita si stia parlando. Se parliamo dell'impatto emotivo che questa partita ha sui propri tifosi, ma anche sul pubblico neutrale, soprattutto all'estero, è come se ogni anno a Milano si giocasse, e per ben 2 volte, la finale di Champions League. È il Clasico d'Italia. Una partita che per significato intrinseco e tradizione non è un unicum, ma con pochissimi eguali. Inoltre non è stretto nella cinta dei navigli, Milan-Inter esce dal proprio territorio e diventa più del simbolo di una rivalità cittadina. Diventa rivendicazione di una specifica identità: bauscia contro casciavit, operai contro media borghesia, destra contro sinistra, Olanda contro Germania, Argentina contro Brasile, gioco a zona contro gioco a uomo. Il derby riempie San Siro di più di 70.000 spettatori due volte l'anno, più eventuali incontri di Coppa Italia, e non bastano a soddisfare tutte le richieste. Persino durante gli ultimi 10 anni, nel corso dei quali le milanesi non hanno certo fatto incetta di trofei.

Il primo derby e altre curiosità

Come sempre accade, per meglio ingannare l'attesa, invochiamo i fantasmi dei Milan-Inter passati. Per esempio, vi ricordate il vostro primo? Non so se sia un ricordo reale, o un falso ricordo, ma ci sono immagini nella mia mente di un derby amichevole o di coppa Italia, giocato in una estate della prima metà degli anni 80, in cui ero allo stadio con mio papà, mia mamma e mia sorella. Potevo aver avuto 6 o 7 anni. Non ricordo il risultato, potrebbe essere stato quello il mio primo Milan-Inter, ma davvero non sono certo sia un ricordo reale. Di sicuro il primo derby di cui ho memoria visiva è quello del primo marzo 1987, di anni allora ne avevo 11. Come spesso accade la prima stracittadina che si ricordi con chiarezza, è legata a un successo: Inter-Milan 1-2. Era appena trascorso un anno da quanto Berlusconi prese le redini di un Milan, i cui libri contabili erano già nella mani del curatore fallimentare. In quella partita due particolarità: il vantaggio dell'Inter viene siglato da una autorete di Franco Baresi (anche i ricchi piangono), il pareggio del Milan lo firma Giuseppe "Nanu" Galderisi. Ai più giovani probabilmente non dirà nulla questo nome. Galderisi è stato uno di quegli attaccanti come oggi se ne vedono sempre più di frequente, soprattutto nel nostro campionato. Un paio di anni prima era stato il centravanti del Verona del miracoloso scudetto, da lì le più importanti società di Serie A cominciarono a contenderselo. La spuntò il Milan, ma le premesse con cui si consumò quel breve matrimonio avrebbero dovuto essere un ammonimento: Galderisi fu portato a Milano in fretta e furia, dato che il reale obiettivo dei rossoneri era Luca Vialli, che a pochi giorni dalla chiusura del mercato, si rifiutò di controfirmare la cessione già avallata dalla sua società, la Sampdoria. Galderisi si rivelò per quel che era, un giocatore da squadra provinciale, che aveva vissuto un anno di particolare grazia. Col Milan infatti realizzò solo 3 reti in 21 gare, ma una di queste, importantissima, nel derby appunto. Succederà ad altri giocatori, sia del Milan che dell'Inter, di non essere stati decisivi nella storia delle rispettive squadre, ma importantissimi in un derby. Tra questi, solo per citarne qualcuno: De Vecchi, Paolo Rossi e Comandini, autori addirittura di una doppietta ciascuno, e Verza per il Milan. Per i nerazzurri Minaudo, Schelotto, Guarin, Hakan Sukur.... tutti re per una notte.

Da Sanremo a San Siro

Il derby non è solo una partita, è un segnalibro della vita, per chi è tifoso. Come una canzone fotografa un momento della propria esistenza, che viene così attaccato alla bacheca dei ricordi per sempre. Non ci credete? ve lo dimostro. Comincio dicendo che sarebbe troppo facile citare il 6-0 del 2001 o il 5-0 nella Coppa Italia 1998. No, sono legato di più a un 2-0 del 1988, gol di Gullit e Virdis: se fosse una canzone, sarebbe "I migliori anni della nostra vita" di Renato Zero. A un 3-0 nel 1990, marcatori Van Basten, Fuser e Massaro: sarebbe "Sarà perché ti amo" dei Ricchi e Poveri. Ad altri due derby decisi da Massaro nel finale: 1-0 nel 1992 e 2-1 nel 1994: loro sarebbero "L'italiano" di Toto Cotugno. Oppure a un 3-2 con gol decisivo di Weah nel recupero, anno 1999: questo sarebbe "Spunta la luna dal monte", dei Tazenda. Ma quello che ancora oggi vince tutto nei mei ricordi di tifoso è il 3-2 in rimonta da 0-2, stagione 2003/04, se fosse una canzone sarebbe "Voglio una vita spericolata" di Vasco Rossi. Mi sarebbe tanto piaciuto essere sugli spalti quella sera, anche se non so sarei sopravvissuto: quasi impazzii a vederla da casa la partita, figuriamoci se vi avessi assistito dal vivo. E oggi? Oggi... sarà quel che sarà.