Continua la nostra galleria di interviste ad ultramaratoneti, oggi è il turno di Michele Evangelisti, da Cecina. Ascoltando la storia di Michele, si capisce che lo sport era nel suo destino e nonostante un lutto in famiglia che sembrava aver troncato le sue velleità, ha saputo reinventarsi passando dal canottaggio alla corsa, dove sta raccogliendo le soddisfazioni che merita e che il fato, o la vita, come preferite, sembrava volesse precludergli. E’ proprio il caso di dire che Michele è stato più forte del destino
Ciao Michele, cominciamo: qual è stato, fino ad ora, il più bel posto dove hai corso?
Non c’è un posto che è mi è piaciuto più di un altro, ognuno è stato bello a suo modo. Visitando poi questi luoghi mentre corri, hai l’opportunità di vedere cose che altrimenti non vedresti. Se proprio vuoi un nome dico Outback, in Australia, ma anche a Como, dove spesso mi alleno, ci sono posti incantevoli.
Chi transita dalla maratona all’ultramaratona quasi mai ripete nuovamente l’esperienza della corsa su strada: perché? È una sfida troppo facile?
No, a mio parere non è così. Io ogni tanto continuo a cimentarmi nella maratona su strada, però secondo me quando scopri il trail ne sei molto più attratto, diventa un richiamo molto più forte.
La tua gara migliore gara?
Ce ne sono tante, così su due piedi ti direi Il giro del Monte Bianco
Ho letto che hai praticato altri sport prima della corsa, e che mentre lavoravi per il sogno olimpico, hai dovuto cambiare direzione. Ci vuoi parlare di questo cambio di direzione?
Si, praticavo canottaggio per la marina militare, ero un professionista e nell’orbita della nazionale. Poi nel 2002 purtroppo venne a mancare mio fratello di diciotto anni, e ho deciso di mollare tutto per stare vicino alla mia famiglia. La vita a volte di mette di fronte a cose a cui non penseresti mai. E’ stata durissima, un cambio di vita totale, ho dovuto trovarmi un lavoro, prima c’era essenzialmente lo sport nella mia vita. Comunque il mio animo sportivo è riemerso piano piano, così nel tempo libero ho cominciato a correre, e in quei momenti avevo la sensazione di avere vicino mio fratello.
C’è una cosa che chiedo spesso agli ultramaratoneti: quando raggiungerete una distanza che sarà abbastanza probante per voi? Quando smetterete di spostare in là il traguardo?
Secondo me la questione è un’altra: a mano a mano che partecipi a queste gare l’asticella si alza, diventi un po’ più bravo, e vai alla ricerca di obiettivi più sfidanti. Non credo che sia una ricerca forzata al limite estremo. A me interessa l’esperienza che vado a vivere, non la distanza a tutti i costi.
Che cosa rappresenta per te un ritiro?
Il ritiro è la consapevolezza che in quel momento hai dato il massimo, e non vuoi fare un danno al tuo fisico. Io alleno molti ragazzi, e i dogmi che cerco di trasmettere loro sono tre, in questo ordine di importanza: salute, divertimento, risultato. Il risultato viene in automatico se ci sono i primi due precetti.
Cosa soffri di più: il dislivello, la distanza o le condizioni climatiche avverse?
Non ci sono condizioni che mi causano particolare sofferenza, ti posso dire quelle che prediligo: mi piacciono le condizioni climatiche estreme, o il forte caldo o il forte freddo.
Ti ispiri a Marco Olmo? Ti piacerebbe correre ancora a 70 anni?
Lo stimo moltissimo. Mi piacerebbe molto fare come lui e continuare a correre anche in età avanzata: magari piano piano, magari anche camminando ogni tanto, ma continuando a fare quello che mi piace, ed avere ancora sogni da inseguire.
Quanti sogni possono contenere le tue scarpe?
infiniti, tutti quelli che sono percorribili a piedi
Quale sarà la tua prossima sfida?
Una delle mie prossime sfide sarà la PTL, l’unica competizione con giuria, che verifica il tuo curriculum prima di ammetterti alla gara. Si tratta di una gara in autonomia di 350 km e 30000 mt di dislivello. La particolarità è che non c’è classifica, conta solo arrivare in fondo, in un tempo massimo di 152 ore.
Di cosa ti occupi nella vita di tutti i giorni?
Dunque, faccio dei corsi per bambini speciali, partecipo a progetti nelle scuole di running sociale, promuovo la corsa non solo come sport, ma come attività ludica, anche soltanto per stare bene. Poi tengo corsi per ogni livello di podista: camminata, nordic walking, corsa base e corsa avanzata. Infine mi occupo anche di collaudo dei materiali per il running.