
Marco Olmo incarna lo spirito che la maggior parte di noi amatori vorrebbe imitare, quando si cimenta la domenica, o negli altri giorni della settimana, nell’atto di correre. Un vincente quasi per caso, non perché non lo meritasse, ma perché non era nei suoi programmi esserlo. Lui è il lato mistico di questo sport, anche se poi fa intendere che forse oggi praticare la corsa ha assunto una connotazione fin troppo spirituale, da apparire quasi un po’ forzata. Marco ha vinto l’UMTB a 58 anni! Quando gli altri smettono, lui si è concesso il lusso di vincere una della gare più dure al mondo. E non è stato il suo unico successo. Andiamo alla scoperta di un uomo che è di ispirazione per molti giovani e meno giovani, che praticano questo sport.
Ciao Marco, quale è stato il più bel posto dove hai corso?
Dipende se nel deserto o in montagna. Se consideriamo le corse che ho disputato nel deserto sicuramente in Libia, ad Akakus. Invece in montagna il Cro-Magnon: il percorso attraversava le alpi e si passava da un ecosistema all’altro. Inoltre era la via che i nostri contrabbandieri utilizzavano per transitare in Francia, portando con se viveri e altre generi di necessità.
Non hai mai sentito l’esigenza di correre una classica maratona su strada?
No sinceramente, ho fatto alcune mezze maratone ma senza neanche prepararle, perché bisogna essere orientati al tempo cronometrico in questo tipo di gare, e io non sono così.
Mi devi perdonare, ma non ancora letto il tuo ultimo libro, Correre nel grande vuoto. Secondo te potrebbe anche riferirsi alla corsa dentro se stessi?
Gli psicoanalisti dicono che chi pratica la corsa, in qualche modo sta fuggendo da qualcosa. Adesso però mi sa che fuggono tutti, perché sono tantissime ormai le persone che corrono!
Comunque penso che ognuno di noi abbia effettivamente qualcosa del suo passato da cui vuole allontanarsi, quindi potrebbe anche essere così.
A 37 anni sei diventato vegetariano, e hai successivamente affermato che diventare vegetariani risolverebbe il problema della fame, perché?
E’ provato scientificamente: per produrre un 1 kg di carne di pollo e di maiale sono necessari circa 21 kg di cereali o legumi. Per il manzo si sale a circa 26 kg, se pensi a quanto ci si può sfamare con 26 kg di cereali capisci quando sia controproducente mangiare carne. Oltretutto serve anche moltissima acqua per gli allevamenti e le colture intensive.
La più bella dimostrazione di affetto che ha ricevuto da uno sconosciuto?
Ne ho ricevute moltissime, a me già il fatto che così tante persone sanno che esito mi stupisce. Tra le tante ricordo quel tizio che mi regalò un lingottino d’argento col mio nome inciso sopra, da utilizzare come portachiavi; e un altro, alcuni anni fa, mentre presenziavo a uno stand in occasione dell’ UMTB: stavo facendo delle foto, quando un belga che era a fine gara mi ha visto, si è inchinato e mi ha fatto il gesto respect. Ma ce ne sarebbero migliaia di episodi simili.
La gente ti vuole molto bene
Si, sono amato anche dai miei avversari, e molto anche dai giovani, che mi prendono come esempio. Un po’ di tempo fa qualcuno postò sul suo profilo Facebook una foto che ci ritraeva insieme, scrivendo “se non era per te, non mi laureavo”. Questo è bello da un lato, ma un po’ anche un peso, perché quando sei un riferimento hai paura di deludere il tuo pubblico.
E più dura correre nel deserto, o in montagna?
Credo che sia più dura correre in montagna. Dopo l’UMTB hai quadricipiti distrutti e per un po’ di correre non ne vuoi sapere. Dopo la Marathon Des Sables, una corsetta di cinque o sei chilometri io l’ho sempre fatta.
C’è mai stata una volta in cui la corsa ti ha deluso?
Se ti riferisci a un ritiro, il ritiro può deludere fino a un certo punto, io non le vedo come una sconfitta. Se mi ritirassi perché sono secondo e non posso vincere, allora si, lo sarebbe. Ma se ti ritiri perché hai dei problemi, non è affatto una sconfitta, devi pensare comunque e sempre a preservare la tua persona. Io dico che quando la tribolazione di portare a termine una gara supera la soddisfazione, allora non ne vale più la pena. Non stiamo facendo la ritirata dalla Russia.
E’ stato girato un film documentario su di te, hai scritto libri, ti è stata anche dedicata una canzone. Secondo te quali sono motivi per cui attiri così tanta attenzione?
Sono tanti i motivi, ho cominciato a correre da vecchio, un po’ per riscattarmi dalla mia giovinezza vissuta nella miseria, nel dopoguerra. A scuola ero tra gli ultimi nel rendimento, non avevo molta voglia di impegnarmi. Così il fatto che abbia cominciato a correre, partendo dalle ultime posizioni e piano piano arrivare a vincere alcune delle più dure gare al mondo ha fatto molta notizia, soprattutto perché avevo già una certa età.
Ti senti una persona più solitaria o più socievole?
Una volta ero un po’ più burbero, ora a 70 anni corro di meno e parlo di più. Comunque da solo ci sto bene, ma quando sono in pubblico riesco anche ad essere socievole. Se un fan mi ferma per strada per stringermi la mano, per me è un onore. A volte ho fatto delle foto con i tifosi a pochi secondi dalla partenza di una gara. Persino durante, tanto su una gara di ottanta chilometri, cosa mi cambia fermarmi alcuni secondi a fare una foto?
Se dovessi parlare di Marco Olmo come se non fossi tu, cosa diresti di lui?
Io non lo frequenterei, perché è vecchio e i vecchi sono noiosi. Dicono sempre le stesse cose. Dovreste vivere un po’ con me, finireste per odiarmi, ve lo dico io.