
L'edizione 2019 della 100 km del Passatore ha incoronato Marco Menegardi, della Bergamo Stars Atletica, che succede così nell'albo d'oro della manifestazione ad Andrea Zambelli, vincitore lo scorso anno. Nato a Mantova ma residente a Brescia, nella vita fa il medico all'ospedale di Brescia. Questa vittoria, inattesa per sua stessa ammissione, alimenta le sue ambizioni azzurre, infatti Marco sogna in futuro di rappresentare il nostro paese ai mondiali della 100 km su strada.
Ciao Marco, complimenti per il tuo successo al Passatore, ci racconti come è andata?
Quest’anno ho affrontato la gara in maniera distaccata, se così si può dire. Ho cercato di pensare prima a tutto viverla come esperienza personale, mentre negli anni passati ho sempre avuto l’approccio sbagliato. Ero molto sereno, anche se in realtà tenevo molto a fare bene, nonostante non fossi arrivato a questo appuntamento nelle condizioni migliori. Ho cercato di fare la mia gara senza preoccuparmi degli altri. Le difficoltà però si sono manifestate fin da subito, perché la persona che doveva farmi assistenza ha avuto problemi alla bicicletta, e dal trentesimo chilometro in avanti non l’ho più incontrato, così mi sono dovuto arrangiare coi soli ristori dell’organizzazione. Comunque più strada percorrevo e meglio mi sentivo. A sedici chilometri dal traguardo sono passato in testa e da quel momento ho cercato di non pensare a nulla, perché essere in testa psicologicamente è una situazione molto diversa dall'essere all'inseguimento.
In tutta sincerità, ambivi alla vittoria o sei andato oltre le tue aspettative?
Sembra un clichè, ma in questo caso non lo è: la mia vittoria quest’anno era impronosticabile. Era certamente il mio sogno vincere la 100 km del Passatore, sapevo che un giorno ne avrei avuto l’opportunità, ma non in questa edizione. Sono andato oltre ogni più rosea aspettativa.
Quale è stato il momento più duro della gara?
Ce ne sono stati tre: il primo a inizio gara, perchè c’era caldo che a me non è congeniale, anche a causa del mio peso forma che non è ancora ottimale. Poi ho avuto una piccola defaillance verso il trentesimo chilometro, mi sentivo appesantito, ma mi sono ripreso rapidamente. Infine, a dieci chilometri dal traguardo devo avere avuto un calo di zuccheri, sentivo venire meno le forze. Ho avuto qualche momento davvero difficile, anche perché mancava poco al traguardo e l’aspetto mentale faceva la sua parte. Ho cercato di guardare dritto davanti a me, non guardare l’orologio e soprattutto non guardare indietro.
E quando invece hai capito di avercela fatta?
La certezza l’ho avuta quando sono arrivato alla rotonda del Passatore, a un paio di chilometri dal traguardo. Lì c’era una marea di gente ad attendermi, una cosa così non l’avevo mai vista prima. Un momento indimenticabile per me. Comunque finché non ho tagliato il traguardo avevo molta paura che da un momento all’altro potesse succedere qualcosa, anche se avevo molto vantaggio sul secondo.
Come si gestisce la fatica nell’arco di una gara così lunga?
Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentito meno fluido, e lì hai paura che da un momento all’altro tu possa “saltare”. Ho imparato che quando cominci a fare fatica di non devi opporre resistenza al tuo fisco: non dei farti prendere dal panico, devi rallentare un pochino, mantenere una corsa fluida e non devi saltare mai alcun ristoro. Bisogna tamponare la situazione, in attesi che la crisi passi. In queste gare così lunghe, meglio tratti il tuo corpo, meglio lui risponde alla distanza.
Qual è il tuo punto di forza?
Credo sia la capacità di aumentare il ritmo col passare dei chilometri. Molti tendono a partire forte e a gestire le forze rimaste un po’ come capita, al termine della gara. Io preferisco fare il contrario, partire controllato e avere a disposizione più enegie da spendere nel finale.
Ti senti l'erede di Giorgio Calcaterra?
Per me lui rimane un mito. Il suo curriculum parla da sé, davanti a lui, lo dico in tutta onestà mi sento molto piccolo. Condivido la sua filosofia, perché quando dice che quando corre lui fa ciò che gli piace, è la stessa cosa che penso io.
Cosa hai in programma per i prossimi mesi?
A seguito del mio successo al Passato si è scatenato l’inferno, sto cercando di riordinare le idee e di fare una cosa alla volta. Valuterò con calma quali saranno i miei prossimi impegni.
Sogni i mondiali di ultramaratona?
Io farò di tutto per esserci, ci terrei molto, e ti dico anche perché. Innazitutto perché mi piacerebbe molto indossare la maglia azzurra, e poi perché ho davvero l’impressione che ci sia un bel gruppo, ho avuto dei riscontri davvero commoventi dagli atleti papabili alla 100 km. Questo senso di rispetto e unità sportiva è molto importante per me, anche se poi in gara certamente ognuno di noi darà il meglio di sè per primeggiare, naturalmente.
E’ più dura correre il Passatore o fare il medico?
Certamente più dura fare il medico. Io quando corro sto bene, mi diverto. A chi mi chiede “come fai a correre 100 km” io rispondo che è molto più dura fare un turno di 24 ore in ospedale.