Luca Fanton:"La paura è tanta, ma la responsabilità è più forte".

Tra le categorie che durante l'attuale emergenza sanitaria stanno continuando a lavorare, chissà perché molto poco citati sono i farmacisti. Eppure, insieme al medico di base, rappresentano il primo baluardo a difesa della nostra salute. Anche loro sono potenzialmente molto a rischio, in quanto il contatto con la gente, seppur a distanza ora, è continuo. La persone si recano in farmacia chiedendo consiglio, cercando conforto, così che il proprio farmacista finisce per assolvere compiti di carattere umano equiparabili certamente a quelli professionali. Ho deciso di dare voce a uno di loro, Luca Fanton, che lavora nella farmacia di Piazza Cesare Battisti, a Brugherio.

Quali accorgimenti adottate voi farmacisti che dovete continuare a lavorare, per farlo in sicurezza?

Dove lavoro io, alla Farmacia Centrale di Brugherio, i Dottori Paolo e Cristina Molgaro ci hanno messo a disposizione tutto l’essenziale per continuare a lavorare nelle condizioni più sicure possibili. Ogni postazione è schermata da un vetro in plexiglas, inoltre disponiamo di mascherine e guanti in lattice, oltre al disinfettante. Poi  chiaramente valgono anche in farmacia le norme che valgono ovunque: distanza di un metro dal bancone, pochi clienti per volta all’interno e disinfettante per le mani all’ingresso. Purtroppo non è così ovunque ma noi ci sentiamo, per quanto possibile in questa situazione, al sicuro.

Il lavoro è aumentato o è diminuito in queste settimane?

A livello di scontrini battuti a fine giornata certamente vi è stata una flessione, ma la quantità di lavoro da svolgere in realtà non è diminuita, perché tutto procede più a rilento, quindi non ci sono momenti in cui si resta inoperosi. Se prima si impiegavano 3 minuti, in media, a servire un cliente ora se ne impiegano 6.

L’approvvigionamento di mascherine come procede, ne avete?

Dalla nostra ultima richiesta sono passate due settimane prima di vedercele consegnare: Ne sono arrivati 2000 pezzi e sono già terminati. Comunque già nel corso della prossima settimana ne dovrebbero arrivare delle altre.

Mentre l’approvvigionamento di farmaci?

Le consegne da parte dei fornitori sono garantite, però alcuni farmaci come Tachipirina, e soprattutto Plaquenil e Zitromicina cominciano a scarseggiare, perché a quanto pare l’uso combinato di questi due farmaci sta avendo buoni riscontri nella cura del Covid19.

La farmacia è un po’ il confessionale di un paese, insieme alla chiesa e al bar. Anche ora le persone sentono l’esigenza di intrattenersi a parlare con voi?

Si lo fanno anche ora, anche se più per informarsi e sfogarsi che per la chiacchiera fine a sé stessa. Alcuni purtroppo si arrabbiano anche, perché magari i tempi di attesa sono lunghi e questo mi dispiace un po’. Sappiamo però che fa parte del nostro lavoro, così cerchiamo di fare buon viso a cattivo gioco.

A proposito di questo, una sua collega di Bergamo è balzata all’onore delle cronache per un post su Facebook che diceva più o meno così: “Abbiate pazienza con noi, con voi ne abbiamo tantissima”.

È proprio così, dobbiamo cercare di aiutarci reciprocamente perché il momento è critico per tutti. Non abbiamo solo la questione Coronavirus da gestire, c’è tutto il lavoro di sempre più il Coronavirus. Quindi esattamente come io mi armo di pazienza, pur non essendo la mia principale qualità, quando vado a fare la spesa, portate pazienza quando venite in farmacia.

Quali accorgimenti mette in pratica quando torna a casa, per non mettere a rischio chi vive con lei?

Agisco prudentemente, cercando di non trasformare le norme di sicurezza in psicosi: lascio le scarpe fuori di casa, disinfetto le mani e mi faccio immediatamente una doccia.

Dalla sua percezione, a che livello è la paura della gente?

Adesso è tanta, anche chi snobbava il problema nei primi istanti ora è spaventato. Dalla mia percezione direi che un buon 90% delle persone ha timore di contrarre il virus. C’è però ancora un 10% che non capisce quanto sia grave la situazione.

E voi, avete paura?

La paura c’è e non è poca, ma è più forte la responsabilità. Quando lavoriamo cerchiamo di dimenticare timori che sono legittimi, ma quando torniamo casa riflettiamo sui rischi che corriamo e questo non può non turbare.

Momenti difficili?

Si, ce ne è stato qualcuno. Quello che mi più mi ha segnato è stato qualche giorno fa, quando a una amica che mi ha portato il referto di una radiografia dei polmoni del marito, ho dovuto dire che aveva il Coronavirus. “È quella roba li” le ho detto, non ce l’ho fatta neanche a pronunciare il nome. Un incubo.

Ci sono state richieste che, nonostante il momento, l'hanno fatto sorridere?

Si, una signora che mi ha chiesto la tinta per i capelli.

Chiudiamo con la sua Inter. Non potrai vederla dal vivo prima dell’anno prossimo, difficilmente infatti si giocherà a porte aperte il resto del campionato, sempre che si giochi. Come pensi che finirà questa stagione?

Il campionato mi manca tanto, è vero che è una cosa certamente futile in questo momento, ma io sono appassionato e ne sento la mancanza. Spero non si forzi le mano, se non ci sono le condizioni non si giochi. Credo che il campionato non riprenderà ed è un peccato, perché potevamo ancora dire la nostra.