
Sapete, il mestiere di scrivere prima che talento richiede una qualità ancora più importante, l'onesta intellettuale. È grazie a quella che costruisci la tua credibilità, che non può essere inficiata né dagli interessi economici, né dal rischio di deludere i propri lettori. È proprio quando cedi a una di queste tentazioni, che le tue parole diventano talmente leggere, fumose e prive di senso, che finiscono soltanto per inquinare lo spazio che vergano. Quando qualche anno fa ho intrapreso la strada del giornalismo, pensavo di dover imparare da quelle stesse testate che oggi mi fanno correre più di un brivido lungo la schiena, quando leggo un articolo sulle loro pagine, tanto da spingermi a domandarmi come queste persone riescano a dormire la notte. È vero che quando un essere vivente lotta per la sopravvivenza, è quello il momento in cui mostra la sua vera natura, ma costoro così facendo sviliscono una professione che dovrebbe avere un solo scopo: la verità. Se approfitti della tua capacità divulgativa per far contento il tuo pubblico, trascuri quello che dovrebbe essere il tuo vero compito, ovvero informare. La verità non sta da una parte o dall'altra della barricata, la verità sta solo dalla propria parte, non ha simpatie o preferenze.
Questo cerco di fare. Cerco di esporre i fatti stando dalla mia parte, e basta. Qualche settimana fa, dopo aver letto alcuni degli articoli che Carlo Esposito pubblica tramite il mio sito, mi è stato chiesto se mi ero messo ad odiare le sporty bloggers. Io non odio nessuno, tantomeno le sporty bloggers, ma che il loro sia un fenomeno che fa discutere e che non proprio tutte le interpretino eticamente, mi sembra sia sotto gli occhi di tutti quelli che hanno un cervello posizionato nel cranio. Invece dare spazio a Carlo è stato interpretato come una presa di posizione assoluta. Errore. Mai farsi limitare da quello che gli altri si aspettano da te. Voglio partlare a tutti, di quanti più temi possibile, portando avanti una visione che sia critica su tutto quanto, senza per questo inimicarmi tutti quanti. E laddove così non sarà, non certo per mia responsabilità. Questa non è una possibilità, una eventualità, ma un dovere assoluto. Ho fatto un esempio banale, che credo riveli chiaramente quale sia il mio atteggiamento, quando scrivo un articolo. Severo con me come lo sono con gli altri, questo è il mio filo conduttore, al punto da ammettere di avere fatto alcune cazzate in passato, come ad esempio tentare di riabilitare chi era stato squalificato per doping, o dare spazio a persone a cui oggi non darei mai alcuno spazio. La mia maestra delle elementari diceva "sbagliando si impara". Nel corso della mia breve carriera ho imparato una cosa: delle cose che non conosco, non parlo. Così evito di scrivere cazzate. Così dovreste fare anche voi, cari colleghi, redimervi e smettere di scrivere cazzate, perché coloro che vi leggono purtroppo finiscono per credervi, e in questo anno così delicato bisogna fare ancora più attenzione a ciò che si scrive.