L'identità romantica, tragica ed eroica nei trionfi e nelle sconfitte del Liverpool

Se c’è una squadra per cui nulla è impossibile questa è certamente il Liverpool.

La sofferenza, la tragedia e l’eroico rinascimento, sono nel dna di questa squadra che è diversa da tutte le altre del mondo. Essere tifoso del Liverpool non è una scelta, fa parte della tua identità, del tuo modo di essere. Non camminerete mai da soli, canta tutto lo stadio prima di ogni partita ad Anfield.

Chiedere al Milan please. In una notte di fine maggio di 14 anni fa, a Istanbul, stracciarono i sogni  miei e di milioni di tifosi rossoneri, rimontando tre gol di svantaggio nella finale di Champions League, che si sarebbero poi aggiudicati ai rigori. Se quello non era il Milan più fotte di sempre, sicuramente uno dei primi tre della storia. Era un Liverpool diverso, una buona squadra, ma non certo la migliore squadra d’Europa, almeno sulla carta. Eppure vinsero il trofeo compiendo un cammino straordinario, in un modo che sarebbe stato impossibile da dimenticare per tutti gli amanti del calcio, compresi, purtroppo, i tifosi rossoneri.

In questa semifinale di ritorno contro il Barcellona, il Liverpool si presentava in campo con una squadra che è certamente tra le migliori in Europa, se non nel mondo, ma nuovamente con tre gol al passivo subiti in Spagna, annichiliti dai catalani come lo erano stati allora dal Milan, dopo quella mirabolante prima frazione di gioco.

Gli eroi, diventano tali quando compiono una impresa, perché quando sono in ginocchio sotto il peso schiacciante della superiorità dell’avversario, ribaltano a loro favore la situazione e quando tutto sembra perduto gli infliggono il colpo di grazia, che li porta al trionfo.

Il match di ritorno di ieri sembrava solo una scomoda in ingombrante formalità, così come appariva quel secondo tempo in Turchia. Oggi come allora, i reds hanno compiuto un miracolo, addirittura chiudendo un cerchio perfetto come solo Giotto avrebbe saputo fare, infliggendo nella carne offerta dei catalani la quarta banderillas. Osservate l’azione del quarto gol, non è una azione di gioco del calcio, è un match di pugilato in cui sta per essere sferrato il colpo del ko: il gol di Origi ha la stesso suono del pugno con cui Muhammad Alì mise al tappeto George Foreman, e il Barcellona proprio come Foreman, crolla al tappeto con un tonfo sordo che ricorda quello di un albero abbattuto nel silenzio della foresta.

Come dicevamo, la storia, purtroppo anche sanguinaria di questo club, l’ha sempre visto protagonista nel bene e nel male, a causa storie di tragiche e grazie a trionfi inattesi, anche questo fa parte della loro identità. La sofferenza è il limbo, la terra di mezzo da cui partire per vergare le prime righe di ogni storia che li vede protagonisti, e con lo stesso inchiostro ieri è stata scritta una pagina della storia di questo club, del maggior trofeo continentale e di tutta la storia del calcio.

Ora avranno l’opportunità di conquistare quella coppa sfuggita lo scorso anno, anche a causa di un portiere non all’altezza della competizione e della maglia indossata. L’enorme ammirazione per l’impresa di ieri, l'emozione e l'euforia ci spinge a sperare segretamente che l'incantesimo si compia, ma non mi stupirei se, ora che l’attesissimo lieto fine di questa favola sembra scontato, indipendentemente dall’avversario che affronterà, si compiesse nuovamente la tragedia, questa volta solo sportiva, nella storia romantica e sfortunata di questo glorioso club.