
Marcello Magnani ha fatto di un motto non solo il suo stile di vita, ma anche il nome di un marchio: Follow Your Passion. Un uomo che ha deciso di seguire le sue passioni e che non solo vive di sport, ma vive nello sport e per lo sport. La società di cui è proprietario, insieme a Giampiero Schiavo, organizza alcune tra le gare più prestigiose sul territorio italiano. Marcello però è anche e soprattuto un manager di alcuni degli sportivi di spicco nel mondo dell'atletica. Il sentiero l'ha tracciato suo padre, che faceva il tecnico, lui l'ha trasformata in una autostrada.
Come nasce l’idea di Follow Your Passion?
Nasce da una idea mia e del mio socio, Giampiero Schiavo. Nel 2014, abbiamo unito le nostre competenze, le sue in ambito finanziario e le mie in ambito sportivo, dando così vita a MG Sport, proprietaria del marchio Follow Your Passion. Oggi organizziamo gare podistiche, come le mezze maratone di Milano e Monza, quella di Bari e naturalmente la Chia Half Marathon, da cui tutto ha avuto origine. Inoltre organizziamo gare ciclistiche e gare di triathlon.
E’ passata da quest’anno sotto le vostre insegne anche la mezza maratona di Bergamo.
Esatto, in collaborazione con Ecorace, con cui contiamo non solo di continuare ma addirittura allargare il raggio d’azione.
Chia oltre ad essere la vostra primogenita, è probabilmente il vostro fiore all’occhiello
Si, l’appuntamento di Chia tra l’altro è diventato un contenitore multisport, chiamato Chia Sport Week. All’interno di questa manifestazione sono previste gare ciclistiche, di nuoto in acque libere e di triathlon, oltre naturalmente alla mezza maratona.
Ci sarà mai una maratona targata Follow Your Passion?
In realtà abbiamo ricevuto tante proposte, sia da enti che volevano far nascere una manifestazione da zero, sia da enti che già organizzano delle maratone e che intendevano avviare con noi una collaborazione per rendere più grande e prestigioso il loro evento. Al momento però la cosa non è cima ai nostri pensieri. Anzi, a dirla tutta non so se lo faremo mai, il calendario è troppo affollato dal mio punto di vista, lo definirei quasi imbarazzante.
Qual è secondo te il motivo per cui il numero di partecipanti alle maratone nostrane più importanti, non sfiora neanche lontanamente quello delle maratone estere?
In parte il problema era riconducibile alla normativa che riguardava l'obbligo della visita medico sportiva anche per gli stranieri. Questo ostacolo è stato superato, in quanto è notizia recentissima che questo passaggio non sarà più necessario per gli atleti provenienti da alti paesi. La problematica reale resta l'inflazionata offerta del calendario: si contano più di 60 maratone nel corso di un anno, a cui si aggiungono le ancore più numerose mezze maratone.
Chi organizza gare si espone inevitabilmente alle critiche. Quali sono quelle che ti infastidiscono di più?
La cosa che più mi manda in bestia, è il partecipante che fa l'equazione costo iscrizione/valore pacco gara. A noi il pacco gara non costa praticamente nulla, i costi vivi di una gara riguardano la chiusura delle strade, la sicurezza, il numero di volontari sul percorso, la presenza di ristori e spugnaggi, il noleggio dei bagni chimici e la disponibilità degli spogliatoi. Quando un amatore mi dice:"il pacco gara vale meno di quello che ho pagato per l'iscrizione", beh, quello è un cliente di cui faccio volentieri a meno.
Ci sono state molte polemiche lo scorso novembre, alle maratone di Firenze e Torino. Come è possibile che gli organizzatori siano stati criticati per aver preso decisioni che garantivano la sicurezza?
Non riesco proprio a capire, personalmente sono assolutamente solidale con gli organizzatori. Non dimentichiamo che si, noi facciamo di questa attività un lavoro, ma il nostro compito, la nostra mission, è il divertimento di chi sceglie di prendere parte a un evento sportivo. Quando la sicurezza dei partecipanti potrebbe essere messa in discussione, anche solo in teoria, non bisogna farli correre, senza se e senza ma.
Ci dicono sempre che il movimento podistico nel nostro paese è in continua crescita, ma è proprio così? Quali sono i numeri in tuo possesso?
Le cifre dicono che il numero di gare che nel 2019, rispetto al 2018, hanno un segno meno accanto al numero dei partecipanti è aumentato. La realtà è che il numero delle persone che si cimenta nella corsa solo per tenersi un po' forma, per fare movimento, per stare bene è in costante aumento, ma il numero di maratoneti è pressoché lo stesso. L'interesse generale è in crescita, ma in maniera molto più lenta di quanto appare.
Questo perché a tuo parere?
Perché non ci sono paletti, norme di buonsenso, che impediscano a chiunque una mattina si svegli con la voglia di organizzare una maratona, di poterlo fare. Quando colleghi stranieri mi chiedono "Ma quella maratona che da anni fa 300 partecipanti, allora non la farete più"? io rispondo che si, purtroppo continua a essere organizzata. Ma che senso (e costo) ha chiudere la strade di una città per 6 ore, per far correre 300 persone? Ci vorrebbero programmi di sviluppo, che prevedano la crescita di una manifestazione e, se dopo 5 anni ad esempio, la gara non ha mostrato segni di incremento nel numero di partecipanti, magari basato sul numero di abitanti presenti all'interno di quella provincia, si chiude baracca. Da qui nasce la bulimica offerta di gare.
Com'è quindi la situazione all'estero?
Ti faccio un esempio. Anche in Germania c'è la domenica in cui sono in calendario diverse maratone, però stai tranquillo che nella domenica di Berlino non ci sono gare. E non ci sono gare né 2 settimane prima, né 2 settimane dopo. Un tedesco o un turista che a settembre vuole correre in Germania, non ha altre possibilità se non la Maratona di Berlino. Ogni paese cerca di proteggere le proprie 3/4 maratone top.
Ogni riferimento alla sovrapposizione tra le maratone di Milano e Roma non è puramente casuale
Il primo anno che questa nefandezza si è verificata, gli organizzatori della New York Marathon mi hanno telefonato, convinti che nel calendario Fidal ci fosse un errore.
A tuo parere, quelli che io chiamo maratoneti seriali, possono essere considerati corresponsabili di questo nonsenso?
No, le responsabilità stanno a monte, il fatto che ci siano runners seriali che possono correre una maratona a settimana è l'effetto, non la causa.
Veniamo alla tua attività manageriale. Quali sono i cavalli della tua scuderia?
Tanti, ti faccio alcuni nomi solo a titolo esemplificativo: Sara Dossena, Veronica Inglese, Eyong Faniel, Valeria Straneo, Marcell jacobs, Stefano Sottile, Yohanes Chiappinelli, Leonardo Fabbri e fino allo scorso anno Libana Grenot, prima che si fermasse per la gravidanza. Poi anche giovani promesse come Edoardo Scotti, Lorenzo Benati, Vittoria Fontana e, dulcis in fundo: Nadia Battocletti.
Se non sbaglio quella di Tokyo sarà la tua quinta Olimpiade, un curriculum impressionante. Mi citi un momento indimenticabile e uno amaro vissuti in questi anni di attività?
Il momento indimenticabile è stato a Pechino nel 2008, quando ho assistito dal vivo alla nascita del fenomeno Bolt. Il momento amaro è stato invece a Rio 2016, durante la finale del salto con l'asta. In gara per l'oro erano rimasti Thiago Braz, idolo di casa, e Renaud Lavillenie. Il pubblico brasiliano fischiò il francese sia durante il l'ultimo salto, che sul podio. Non mi piacque per nulla.
Non ti chiedo per quale tra gli atleti che rappresenti batterà di più il cuore, ti tolgo dall’imbarazzo: quali tra quelli di cui non curi gli interessi aspetti?
Prima di tutti Gimbo Tamberi, senza ombra di dubbio. Poi sono ansioso di vedere Christian Taylor nel salto triplo, Sydney McLaughlin nei 400 metri a ostacoli e Noah Lyles nei 200 metri piani. Quest'ultimo ha le potenzialità per avvicinare il record del mondo.
Per concludere, mi dici la tua sulla recente polemica a proposito di Nike Vaporfly?
In realtà, da quello che ho capito, solo l'ultima evoluzione della Vaporfly Next è stata vietata, non la Vaporfly in assoluto. Detto questo, sono favorevole ad ogni tipo di innovazione, personalmente lascerei liberi i produttori di potersi sbizzarrire. Se le case rivali avessero speso il loro tempo a cercare di colmare il gap con Nike, anziché gridare "al lupo, al lupo" e protestare, avrebbero fatto qualcosa di più utile per le propria azienda. Non bisogna vergognarsi di andare dietro a una innovazione, percorrendo quella strada magari in futuro riuscirai a fare qualcosa di migliore e non sarai più tu a dover rincorrere.