L'amore per il padre, quello per la corsa, il nuoto e i girasoli: lei è la Tommy.

Lei è Enrica Tomei, per gli amici e per i suoi numerosi followers, la Tommy. Quando ho chiesto la sua disponibilità a farsi intervistare, volevo andare alla scoperta di una delle tante donne che si stanno ritagliando un grosso spazio sui social, grazie allo sport e alle loro indiscutibili doti comunicative. Io le chiamo runfluencer. Saper comunicare però non vuol dire per forza aver qualcosa da dire, anzi, soprattutto nel mondo social spesso è l'esatto contrario. Invece questa bella e simpatica ragazza di origini pugliesi, ma adottata da Milano e dai milanesi, racchiude in sé un piccolo e affascinante microcosmo che vale la pena esplorare. Con una avvertenza: attento bomber, se sei suscettibile, questa intervista non fa per te!

Come hai cominciato a correre?

"Devo dire grazie ai miei genitori. Soprattutto mio padre è stato un grande sportivo, ha spaziato dal canottaggio, al tennis, fino ad arrivare alla corsa. Lo sport ha fatto parte della mia vita fin da quando ero molto piccola, anche se all’inizio trovavo la corsa una attività un po’ noiosa. Quando mi sono trasferita a Milano per lavoro, ho cominciato a correre per ritrovare la forma fisica. Nel 2014 l’azienda per cui lavoro aveva organizzato una staffetta in occasione della Milano Marathon, e all’ultimo momento una collega mi chiese di sostituire uno staffettista che non avrebbe più potuto partecipare. A me venne assegnata l’ultima frazione, alla fine della quale rimasi folgorata: mi ero innamorata della corsa, rimasi impressionata dall’atmosfera che si viveva tutto intorno al percorso. Da quel giorno non ho più smesso di correre, salvo infortuni. Oggi una delle cose che arricchisce di più la mia vita è fare una corsa con mio padre, quando torno a Bari. Correre con lui è un momento di intimità solo nostro, che non posso trovare in nessun altro istante che vivo quotidianamente".

Correre per te è…

"La corsa per me è vita, divertimento, allegria e buonumore. Niente viaggi interiori, introspezioni o momenti di meditazione, come si usa tanto dire oggi".

Ho letto che la mezza maratona è la tua distanza preferita, non ha mai sentito la necessità di cimentarti almeno una volta nella maratona?

"In realtà sì, tempo fa, dopo alcuni tentennamenti, decisi di correre una maratona, a Parigi, e inizia anche a prepararmi. Purtroppo però durante gli allenamenti mi infortunai piuttosto seriamente e dovetti stare a riposo per circa sei mesi. Fu un momento molto brutto, non solo perché non potevo correre, ma anche perché l’ortopedico che mi aveva in cura mi disse che con i problemi che avevo al ginocchio, il sogno di correre una maratona avrei dovuto riporlo nel cassetto. Dopo un primo momento di sconforto, decisi di sentire altri pareri medici, che per fortuna furono molto meno drastici e mi ridiedero speranza. Adesso come adesso ancora non me la sento di buttarmi a capofitto nella preparazione di uno sforzo così importante come la maratona, ma non è affatto escluso, anzi è molto probabile, che almeno una volta nella mia vita decida di fare questa esperienza. E magari, dopo aver tagliato il traguardo, inviare un bel sms a quel famigerato ortopedico che aveva decretato la mia condanna".

L’aneddoto più surreale che ricordi riguardo la corsa?

"E’ capitato che qualcuno tenti di rimorchiarmi in corsa! Io ho a malapena il fiato per respirare e loro, i broccoloni, si aspettano di fare conversazione".

Il ricordo indelebile invece?

"Il mio arrivo alla Trenta Trentina. E’ stata la mia prima e unica 30 km. L’ho preparata con molto lavoro, molto sacrificio, l’ho corsa da sola per tutto il tempo, tra l’altro su un percorso difficile, molto ondulato. Quando ho tagliato il traguardo ho pensato ce l’ho fatta. Quello era davvero un grande risultato per me, una emozione difficilmente ripetibile, che mi è rimasta nel cuore".

Le donne sono sempre più protagoniste del mondo del running, sia a livello amatoriale che professionistico, secondo te perché?

"Credo che, come è successo spesso nella storia, quando le donne si conquistano un nuovo spazio, che in passato era stato loro negato, lo assaltano, nel senso buono del termine. Questo è molto positivo naturalmente, stanno emergendo molti talenti in rosa nel mondo del running, come in qualsiasi altra disciplina dello sport. Recentemente abbiamo avuto anche l’esempio della nazionale femminile di calcio, che ha fatto molto bene e che è stata molto seguita dal pubblico. Non smetterò mai di sostenere movimenti come “Pink is good”, della Fondazione Umberto Veronesi, in quanto davvero molto vicini all’universo femminile, a partire dall’aspetto clinico".

Quale aspetto del tuo carattere è venuto a galla, grazie alla corsa?

"Il mio essere social-e. Sono sempre stata una persona molto estroversa, lo sport e in particolare la corsa, ha evidenziato e alimentato la mia positività, il mio essere socievole, solare".

Sei una bella donna, in carriera, di successo, una sportiva, dulcis in fundo sei anche simpatica. Verrebbe da pensare che sei la donna perfetta, rivelaci qualche tuo difetto.

"Sono testarda e a volte anche un po’ capricciosa. Soprattutto credo di essere molto poco diplomatica e troppo istintiva, mi rendo conto che in alcune occasioni occorrerebbe essere un po’ meno schietti e più disposti al compromesso, nella vita e nel lavoro".

Tu, insieme ad altre, state cavalcando l’onda social e vi state inventando una nuova professione, quella che io chiamo delle runfluencer: sei seguitissima, le tue foto accattivanti riscuotono molto successo. Come si ottiene così tanto credito verso i followers?

"In tutta sincerità non so dirti come sia accaduto. L’unica cosa che posso affermare con certezza è che, chi mi conosce personalmente, sa che sui social mi propongo esattamente come sono nella realtà. Non c’è differenza tra quello che scrivo in un post e come sono io, quello che dico è quello che penso, quello che sono. L’idea di portare allegria, di far sorridere gente che mi segue mi fa molto piacere. A volte ricevo messaggi da persone che non conosco, magari neanche mi seguono ma si sono imbattuti in qualcosa che ho scritto e dicono di trarne ispirazione. Questo mi lusinga molto".

In una intervista che hai rilasciato alcuni anni fa, hai dichiarato che vuoi essere tu stessa il tuo principe azzurro. E’ ancora così, o le cose sono cambiate?

No, non sono affatto cambiate, anzi ne sono sempre più fermamente convinta e consapevole. Credo di avere più palle della maggior parte degli uomini, chi riesce a tenermi testa deve ancora nascere. L’unico uomo della mia vita è, e rimarrà per sempre mio padre.

Ultimamente sei più in acqua che lungo una striscia di asfalto, per cosa ti stai preparando?

"In questo momento sto dedicando molto tempo al nuoto perché mi sto preparando ad una gara di swimrun, disciplina nata in Svezia che ho scoperto in internet. Unisce la corsa e il nuoto, le mie due passioni, e si disputa in frazioni ininterrotte, sempre con lo stesso equipaggiamento indosso, la cui distanza varia da gara a gara. Non c’è una durata predefinita o un numero fisso di frazioni. Quando mi sono infortunata al ginocchio, la piscina era una ottima alternativa per continuare a tenermi in forma. Quando poi sono tornata a correre, cercavo uno sport che unisse entrambe le discipline. Comunque il mio amore per il nuoto è sbocciato da bambina, l’acqua è sempre stata un elemento a me congeniale".

Hai mai pensato al triathlon?

"Dopo essermi imbattuta nello swimrun, il passo successivo è stato pensare al triathlon in effetti, la regina delle discipline multisport. Purtroppo però praticare il ciclismo su strada mi spaventa tanto, faccio spinning in palestra per potenziare i muscoli delle gambe, e mi piace molto, ma pensare di farlo su strada è un altro paio di maniche. Non escludo in futuro di provare anche con la bicicletta, ma al momento preferisco dedicarmi allo swimrun".

Cosa dice di sé una donna che ama i girasoli?

"Il girasole rappresenta appieno il mio modo di essere: rappresenta l’estate, il caldo, l’ allegria e un profondo senso di libertà. Avviso ai naviganti: non mi regalate rose!"