
Di Francesca Fecanti
Non ho mai sentito l’esigenza di iscrivermi a gruppi di corsa, odio il rumore della folla, ho una certa età, preferisco alla lunga il rapporto faccia a faccia e, post Covid, mi sto avvicinando verso una sana ma chiusa consapevolezza di me. Incuriosita dai vari inviti che ricevevo quotidianamente, ho deciso di dare un’occhiata e questo è quello che ho visto.
Devo affermare che, quando si poteva correre assieme, c'erano molte più occasioni di confronto e di divertimento, ma detta fra noi, la corsa è soprattutto stare con sé stessi. Ed ecco che, mancando queste occasioni di ritrovo, cresce vertiginosamente la diffusione dei gruppi Facebook dedicati al running. Bisognerebbe però fare un distinguo, tra i gruppi pre e post Covid. E capirete ora il perché.
Si potrebbe enfaticamente sostenere che ci sono più gruppi che runner stessi, la realtà è invece che molti utenti si iscrivono a più gruppi, sciorinando gli stessi post encomiastici contemporaneamente a destra e a manca, sperando in una molteplice visibilità. Taluni, già veterani della corsa e pratici del linguaggio autocelebrativo del gruppo, si iscrivono a gruppi neonati, per capirci quelli formati da chi ha intrapreso la disciplina durante il periodo Covid, detti anche falsi runner, solo per pubblicare i loro scarsi tempi da cinquantenni riuscendo ad essere i migliori.Sicuramente obietterete dicendomi di essere eccessiva nella mia affermazione, non lo fate per la visibilità, lo fate in “buona fede”, volete solo condividere il lavoro e l’impegno messo, perché vi sentite fieri di ciò che avete fatto. Non è affatto così, e se avete una vaga conoscenza delle dinamiche del comportamento umano non sarà difficile capire ciò che vi state nascondendo.
La molla che vi spinge a questo tipo di comportamento, è il “bisogno di gratificazione”, di mostrarvi migliori di quello che siete, di assomigliare sempre di più alla donna magra e tonica o all’uomo di ghisa che appaiono ormai automaticamente quando scrollate con il pollice sullo schermo del cellulare. E’ per questo che abbondano endorfinici post, con selfie e tempi di corsa, e allenamenti dettagliati, questi vanno dal classico “Go Run” stile casto ma sportivo, al “Top Runner” sono solo io, ma abbondano molto anche i “Power Girl and Boy”, stile pornosoft, con la gnocca o il pisello ci abbini tutto, anche la corsa. Ma guai! Guai a farglielo notare. Non che io sia immune, il selfie è un’arma affilata per una donna, soprattutto se ha un messaggio da trasmettere ad un pubblico che non è abituato a leggere, ma la maggior parte delle volte i messaggi che vengono lanciati sono da cercare tra le righe.
Questo tipo di gratificazione vi rende felici immediatamente. Una gratificazione subitanea quindi e in svariate forme anche coinvolgente, che sostiene e supporta, un pubblico numeroso e multietnico a portata di click, che vi esorta e vi sprona a tirare fuori il meglio di voi. Siete lodati e idolatrati, nel caso di femminucce sempre con un occhio di riguardo, se poi è anche figa, raschiate il fondo con la lingua. Usate ormai i social più dei vostri figli, ma senza capirne la vera utilità. Ma poi si sa, come in natura l’evoluzione è continua, anche in questi piccoli microcosmi, assistiamo al fenomeno della metamorfosi, oppure della crescita ed ecco che i più timidi, quelli che stavano solo per vedere o curiosare, solo per il desiderio di emulazione, si mettono a postare. E’ così che nascono molti fenomeni da baraccone che, senza avere nulla di interessante da condividere, postano. Postano per postare. Chi per apparire cerca costantemente di imporre un suo stile, per sentirsi migliore degli altri almeno in quello. Chi chiede consigli su qualsiasi cosa l’importante è fare una domanda al gruppo. Che poi c’è gente che risponde ad ogni domanda come fosse sempre rivolta a lui personalmente, si chiamano i tuttologi. La qualità delle domande poste, mette in risalto il grado di intelligenza e di cultura della maggior parte di chi posta, e la bagarre di commenti che si scatena, mette in risalto il grado di sottocultura di chi spesso commenta.
Come in tutte le famiglie si nascondono invidie e rivalità, anche i gruppi così numerosi, non ne sono immuni. Nascosti dietro alla protettiva tastiera del tablet o del cellulare, che rende molto più loquaci ma sempre più sgrammaticati, muovete critiche assurde o accuse pesanti a chi corre meglio di voi dubitando dei tempi, ma non solo, criticate chi critica quelli che corrono meglio di voi, criticate quelli che continuano a criticare senza nulla avere da dire. C’è realmente chi modifica i tempi delle proprie performance, ma c’è addirittura chi chiede consigli sulle scarpe o su come perdere peso.
Insomma, una jungla dove tutti vogliono partecipare, dire la loro, far la giravolta, dirla un’altra volta, essere i migliori, i peggiori o solo simpatici. Più o meno in sintesi, questo è quello che ho visto, anche se ci sarebbe ancora molto da analizzare, ma si sa, il runner medio non è una persona a cui piace approfondire.