
Devo ammetterlo, questo pezzo ce l'avevo in canna da un po', ma non volevo scatenare le vergini del politicamente corretto. Quelle dell'armatevi e partite, quelle che sposano una qualunque battaglia per i diritti civili, ma che pensano di poterlo fare dal salotto di casa, con argomenti risibili e zero azioni concrete. Quelle che fanno rivendicazioni che non portano da nessuna parte, che non consentono nessun passo concreto in avanti, che si coprono soltanto di ridicolo. E la colpa, ancora una volta, è anche della categoria dei giornalai (non ho sbagliato, un giornalista senza senso critico, per quanto mi riguarda, è giornalaio, con tutto il rispetto per la categoria degli edicolanti). Così non ce l'ho più fatta a trattenermi. Ieri sera stavo sdraiato sul divano a guardare il telegiornale. Sul finire, viene data la notizia, corredata di servizio, secondo cui la storica squadra di football dei Washington Redskins cambierà nome, cedendo alle pressioni di non si è capito bene quali associazioni, che da anni reclamavano questo cambiamento, in quanto la denominazione attuale è ritenuta di stampo razzista. Se fosse stato possibile stropicciarsi le orecchie, anziché gli occhi, l'avrei fatto. Ma la cosa più incredibile, è che l'autore di quel servizio, di cui purtroppo non ricordo il nome, anziché stigmatizzare questa ridicolaggine che non avrà nessun effetto reale sulla lotta al razzismo, accoglie questo passo con squilli di tromba, rulli di tamburi, declamando soave che ci sarà un sondaggio tra i tifosi, per decidere quale sarà il nuovo nome della squadra. Io nel frattempo, messomi seduto, affronto l'amara realtà della decadenza del pensiero, a cui fa seguito il trionfo retorica.
Vogliamo combattere davvero il razzismo? Perfetto. Facciamolo. Ma chi pensa di farlo imbrattando statue, inginocchiandosi all'inno nazionale, mettendo astrusi simboli sul proprio profilo social, o altre sciocchezze simili, sta solo cercando visibilità, per quanto mi riguarda. Per combattere il razzismo bisogna, nel nostro piccolo, mettere in atto comportamenti concreti. Come pretendere che la filiera agro-alimentare sia certificata, avere la certezza che quelli che compriamo non siano prodotti immessi sul mercato da aziende che hanno fatto ricorso al caporalato, per la raccolta di frutta e verdura. Smettere di affittare appartamenti di 50 mq a 10 persone, tutte naturalmente extracomunitarie, pretendendo anche il pagamento in nero. Smettere di farci consegnare il cibo a casa dai cosiddetti riders, che solitamente sono stranieri che fanno un lavoro penoso, pericoloso, senza diritti e per quattro soldi, finché non ottengano condizioni migliori. Stessa cosa per i lavoratori che ci consegnano i prodotti che acquistiamo online, a condizioni di lavoro vergognose. Sennò chi ci consegna il nuovo rasoio elettrico in 24 ore? Smettere di fare "buuuu" allo stadio, quando contro la tua squadra del cuore gioca una squadra che tra le sua fila ha giocatori di colore. Bisogna smettere di guardare in cagnesco le donne musulmane che portano il velo. Smettere di rivolgersi a quei commercianti cinesi che ci danno servizi di scarsa qualità, a bassissimo prezzo, non emettendo mai uno straccio di fattura. Si, anche così si combatte il razzismo, per esempio verso tutti gli altri commercianti, compresi quelli provenienti dalla Cina che seguono le regole. E ce ne sono, altroché. Inoltre non basta dire "accogliamo chi intraprende il viaggio della speranza". Bisogna far si che non vadano a ingrossare le fila del lavoro nero e della criminalità, perché quel problema che tanto a noi sembra lontano, in realtà lo incontreremo tutti i giorni, in mille modi.
Io sono stanco dei "copia incolla", dei "condividi", dei "mi piace", che in realtà dovrebbe essere dei "mi dispiace". Le azioni concrete che possiamo mettere in atto tutti i giorni per combattere concretamente la piaga del razzismo ci sono, si può fare da oggi stesso. Io ne ho elencate solo alcune, quelle che mi sono venute in mente in pochi minuti, ma ce ne sono a bizzeffe. Il punto è: cosa sei disposto a fare? A cosa sei disposto a rinunciare? Perché l'apparenza e la banale retorica non salverà nessuna anima, neanche la tua.