La corsa, un modo di vivere che non va di fretta (almeno nel mio caso)

C’è una ragione, per cui in questi anni, quando sono arrivati momenti di stanca e disaffezione verso la corsa, ho preferito non mollare, anche se la testa mi diceva basta. Come quanto i nostri genitori, e i nostri nonni, nei momenti difficoltà del loro matrimonio, tenevano duro, e non si abbandonavano alla morte del loro rapporto. Una ragione che  racchiude in se, come una matrioska, una dentro l’altra, svariati motivi.

La verità è che la corsa mi ha salvato. Ha migliorato la mia vita non solo grazie al benessere fisico che mi ha donato, ma soprattutto ha avuto un ruolo determinante nel mio benessere mentale.

Sono stato un ragazzino problematico, per via del mio carattere molto chiuso e introverso, e nonostante avessi capacità nello studio, abbandonai la scuola perché temevo il confronto con gli altri. Benché durante la crescita, ebbi modo di arrotondare i miei spigoli caratteriali, e piano piano sono riuscito ad aprirmi di più agli altri e al mondo, non riuscivo a fare il salto di qualità.

Nella maratona della vita, il mio ritardo verso gli altri si misurava in anni.

Poi, è arrivata lei, malandrina e inaspettata. Si è infilata nelle pieghe della mia indolenza, ha messo radici profonde nella mia carne, ed è fiorita dentro e fuori di me, incontenibile nello spazio che necessita e che occupa, perché niente la può fermare, come la natura quando conquista i suoi spazi vitali. Mi ha aiutato a vincere le mie fobie, la paura del confronto, la paura degli altri.

Mi ha aperto le porte del mondo, non ho più aspettato che la vita mi passasse davanti, ma gli sono andato incontro. Correre infatti, è una ottima scusa per viaggiare, dato che gareggiare all’estero è una delle esperienze più belle per chi pratica questo sport.

Una persona che ho conosciuto da poco, e che non ho voglia di posizionare sulla scacchiera dei rapporti, mi ha confidato che nonostante la sua vita sia stata molto densa, non crede di avere nulla da insegnare. Io non penso sia questione di insegnare, ma di trasmettere. Quando vuoi trasmettere agli sconosciuti un pezzo di te, è come infilare un messaggio in una bottiglia e gettarlo in acqua. Non sai chi, come quando, e cosa recepirà chi legge. Ma un pezzo di te è in mare, e qualcuno raccogliendolo, potrebbe trarne, se non insegnamento, quantomeno ispirazione.

L’ispirazione e la riconoscenza io la devo la corsa. Non si tratta solo di fare fatica, o di portare a casa una medaglia, o un tempo finale più o meno buono. Si tratta di portare a casa una esperienza. E qualunque sia l’esperienza, è unica, perché è la tua.

Il resto fa parte della vita.