
Non odiatemi se non mi unisco alle scene di giubilo per l'impresa di Eliud Kipchoge, che a Vienna ha abbattuto il muro delle due ore in maratona, chiudendo la distanza regina in 1h59'40". Non fraintendetemi, stimo moltissimo Eliud, è il miglior maratoneta in attività, forse il migliore di tutti i tempi. Lo scorso anno, Valeria Straneo durante una intervista concessami alla ventiquattro ore di Vimercate, mi parlava non solo della bravura di questo straordinario atleta, ma anche della sua semplicità, della gioia che con cui viveva i suoi successi sportivi, paragonabile a quella di un bambino che mangia caramelle. Fatta questa doverosa premessa mi duole però ammettere che quello che ha fatto ieri lo si può considerare spettacolare, come lo sono le partite degli Harlem Globetrotters. Esattamente come le partite di questi ultimi sono spettacolari e avvincenti, ma nulla hanno a che vedere con il basket, quello messo in scena nella giornata di ieri è stato un fantastico show, organizzato dal munifico sponsor di Kipchoge, la Nike, ricco di effetti speciali e cotillon ma che nulla ha a che vedere con l'atletica e la maratona.
Da dove vogliamo partire? Dal fatto che il record non è stato ottenuto in una gara ufficiale? Dall'automobile che teneva il ritmo giusto? Dal raggio laser che proiettava sull'asfalto l'esatta posizione da tenere? Dalle 35 (trentacinque!) lepri che si sono alternate per tenere al coperto Kipchoge? Non scherziamo, please. Che senso ha stabilire un record al di fuori di tutte le regole della Iaaf? Che senso ha ottenere un record che si sapeva fin da subito che non sarebbe stato omologato?
Secondo voi per quale motivo, il record del mondo sulla maratona, che appartiene allo stesso Kipchoge, stabilito alla Berlin Marathon dello scorso anno, è di ben 2 minuti (due minuti!) più alto, rispetto al record del mondo fake? Le condizioni in cui si ottengono certe prestazioni contano eccome, soprattutto ad altissimi livelli. E non ci saranno mai condizioni come quelle di eri a Vienna, in una maratona ufficiale. Mai. Quindi non definiamolo nemmeno record, chiamiamolo col suo nome: uno show, una straordinaria esibizione, una dimostrazione che il corpo umano può abbattere alcuni limiti che sembravano imposti da madre natura, in certe condizioni. Ma purtroppo non oggi, rispettando le attuali regole. Per togliere due minuti al record del mondo ufficiale, ci vorranno, se tutto andrà bene, ancora 10 (dieci!) anni, a mio parere. Nel frattempo però qualche atleta appartenente a una scuderia diversa e che vorrà imitare mamma Nike potrà anche essere arrivato a 1h55' in condizioni simili a quelle di ieri. Bah.