
Photocredit Calcio e finanza
Se gli anni Dieci del nuovo millennio hanno rappresentato, per quanto riguarda il calcio e in parte anche il basket, gli anni dell’oblio per l’elite milanese rappresentata da Milan, Inter e Olimpia Milano, l’inizio di questi anni Venti stanno mettendo in mostra un deciso cambio di tendenza. Dopo lo scudetto conquistato dall’Inter nella scorsa stagione, il sorprendente e inaspettato secondo posto dei rossoneri e il ritorno dell’Armani Exchange nelle semifinali di Eurolega, l’annata seguente, giunta più o meno a metà della sua corsa, lascia aperte possibilità ancora migliori per tutte e tre.
Se da un lato si potrebbe obbiettare che sono semplicemente tornate a occupare posizioni che dovrebbero essere loro abituali, dall’altro bisogna rilevare che la crisi negli sport di squadra che ha attraversato Milano nell’ultimo decennio, (ventennio per quanto riguarda lo sport della palla a spicchi) pareva essere un tunnel dalla coda indeterminata. Certo, qualche trofeo è comunque arrivato ad arricchire le rispettive bacheche: qualche Supercoppa, qualche finale di coppa Italia, addirittura 3 scudetti per l'Olimpia, ma si è trattato di successi estemporanei. Briciole di ciò che non riusciva a raccogliere la Juventus, oppure la mancanza di un vero avversario, dopo la scomparsa di Siena dai radar della Serie A, per l’Olimpia, che veniva sempre miseramente bocciata in Eurolega.
Olimpia Milano
Partiamo proprio da quest’ultima. Pur con alle spalle “Re” Giorgio Armani ormai da molti anni, ha patito moltissimo in primis la presenza della corazzata Montepaschi Siena, nonché della mancanza di continuità. Il roster è stato rivoluzionato più e più volte, anche dopo ognuno dei 3 campionati conquistati nel 2014, nel 2016 e nel 2018. Per non parlare poi degli altrettanto numerosi cambi in panchina. Alla resa dei conti, considerando gli investimenti della società e la quasi assenza di veri avversari, dal 2014 a oggi Milano avrebbe dovuto fare tombola, aggiudicandosi ogni titolo nazionale. Invece prima Sassari, poi 2 volte Venezia hanno meritatamente usurpato un trono che in teoria doveva essere inattaccabile. La scorsa stagione, seppur priva di successi importanti, a parte la Coppa Italia e a Supercoppa, ha rappresentato un punto di svolta.
Tornata tra le reginette d’Europa e mancato l’accesso alla finale di Eurolega davvero per un soffio, cede si a Bologna nell’atto finale per il campionato, ma solo perché arrivata stremata al termine di una stagione lunghissima. Una annata memorabile è stata davvero vicina a compiersi. Attualmente l'Armani Exchange guida la classifica della stagione regolare in Serie A, in attesa che il gioco si faccia duro, tra maggio e giugno, quando vi sarà verosimilmente l’attesa rivincita con Bologna, in finale. Non è tutto: sta disputando anche una magnifica Eurolega, fino ad ora migliore della già straordinaria cavalcata dello scorso anno. Occupa attualmente la terza posizione nella regular season, il che vuol dire solo una cosa: che è una seria candidata a quella finale che Milano diserta dal 1988.
Inter
Veniamo ora al calcio. Milan e Inter hanno seguito un percorso molto simile, anche se attualmente, i nerazzurri sono uno, forse due passi più avanti rispetto ai cugini. Dopo il triplete di Mourinho nel 2010 e lo scudetto di Allegri nel 2011, tanti bocconi amari sono stati ingollati e digeriti a forza, dalle due compagini meneghine. Idee poco chiare, dirigenze fantasma, grossi investimenti su giocatori che si sono rivelati alla prova dei fatti non all’altezza, sono solo alcuni dei peccati originali che hanno dato vita a campionati da dimenticare e hanno vistosamente rallentato la corsa della Milano del calcio. Vi sono stati persino derby in cui si faticava a vendere tutti i biglietti, tanto brutto era il gioco messo in mostra.
I grandi cicli hanno molti padri e nessuno di loro vuole ammettere, quando il momento giunge, che la corsa di quel gruppo sia finita. Così Moratti prima e Berlusconi poi, hanno ritardato la cessione delle quote di maggioranza dei loro giocattoli, che in un calcio ormai cambiato, in peggio forse ma in ogni caso cambiato, non erano più moderni, attrezzati e attraenti. E quando, tardivamente, hanno assunto questa dolorosa decisione, hanno messo in mano le loro creature a dei pirati della finanza asiatica che non si è mai capito bene di cosa si occupassero nella vita, e da dove prendessero soldi. Che poi, tra l’altro, hanno dimostrato di non avere. Ne è scaturito, per tradurre in soldoni le nefandezze di cui Milan e Inter sono state protagoniste, che hanno mancato la qualificazione alla Champions League rispettivamente 7 e 5 volte nelle ultime 10 stagioni. Una enormità, a danno del loro prestigio e dei conti.
Lo scorso anno Zhang, succeduto a Thoir, ha fatto all-in, spremendo dalle casse della società fino all'ultima goccia disponibile per acquistare Lukaku e stringendo un patto con Conte: riportare il titolo di Campione d’Italia per essere libero di andare altrove. Forse non proprio mosse in sintonia con il fair play, finanziario e/o morale che sia, ma comunque di successo. In seguito, cedere Hakimi e Lukaku e liberarsi dell’ingaggio di Conte si sono rivelate mosse necessarie per rimettere in sesto il bilancio, riuscendo al contempo, se non a rafforzare, quanto meno a non indebolire la squadra. Oggi la strada verso il secondo tricolore consecutivo sembra spianata, l’unica avversaria con una residua, flebile speranza è proprio il Milan. Per quanto riguarda la Champions League i tempi sembrano prematuri. A meno di miracoli in stile Nazionale agli ultimi Europei, difficilmente saranno i nerazzurri ad alzare la coppa dalle grandi orecchie. Ci vorranno almeno un paio di anni ancora, per arrivare a un livello tale da poter iscriversi al ballo delle pretendenti.
Milan
Il fondo Elliot della famiglia Singer succede alla tragicomico e disastroso Mr Lee, nell’estate del 2018, con un solo obbiettivo: risanare i conti, riportare il Milan il più in alto possibile, dare il via ai lavori per il nuovo stadio e rivendere la società. Il lavoro, si direbbe, è quasi al termine. Completamente fuori dalle aste per spese folli, i rossoneri sono stati ricostruiti attraverso un lavoro di scouting, inserendo in rosa giocatori quasi sconosciuti oppure scarsamente impiegati presso le loro squadre di origine, riuscendo a valorizzarli, renderli redditizi e perché no, appetibili.
Elementi come Saelemaekers, Tomori, Kjaer, Theo Hernandez, Maignan, Leao e Rebic hanno trovato il contesto ideale in cui esprimersi. Si sono nel frattempo valorizzati elementi cresciuti nelle giovanili come Calabria e Donnaruma, altri come Cristante, Locatelli, Petagna sono andati a giocare altrove, ma militano comunque in serie A, segno evidente che un buon lavoro è stato fatto anche sotto il profilo della “cantera”. Meno bene invece perdere Donnarumma e Calhanoglu a parametro zero, questo non deve succedere, è un grosso danno a livello economico. E Kessie rischia di essere una replica di quel film. Inoltre, per diventare adulti, bisognerà prima o poi dismettere anche Ibrahimovic, seppur santo subito per tutti i milanisti, non può essere il futuro.
Cosa aspettarsi per questa stagione? Difficile dirlo. Forse per vincere qualcosa di importante occorre ancora un po’ di tempo. E non è detto avverrà con questa proprietà. Per il campionato è ancora in corsa, ma soprattutto in attacco, la differenza con i cugini dell’Inter è molta e i punti di distacco, considerando che la capolista ha una partita da recuperare, potenzialmente sono 5. In Champions League avrebbero forse potuto centrare la qualificazione al secondo turno, ma l’inesperienza ha fortemente penalizzato la squadra di Pioli. La Coppa Italia, insieme al secondo posto e conseguente partecipazione alla prossima CL, è forse il progetto nell’insieme più realizzabile. Le prospettive di crescita sono senz’altro maggiori rispetto a chiunque altro, in Serie A, ma devono passare attraverso un altro paio di inserimenti e la crescita ulteriore di alcuni giovani già in rosa.
Una cosa è certa, in conclusione: gran parte del futuro dello sport italiano, considerando anche l’Olimpiade invernale del 2026, passa per Milano, città che dopo troppi anni vissuti nell'ombra, ha tutta l’intenzione di tornare ad essere capitale.