
Se qualcuno nutriva ancora dei dubbi, con la sconfitta di mercoledì in Supercoppa , persino i tifosi più integralisti hanno dovuto arrendersi all’evidenza: stanno scorrendo i titoli di coda sul lunghissimo, vincente ciclo della Juve post calciopoli. Mai e poi mai, fino ad almeno 24 mesi fa, i bianconeri avrebbero perso una partita in quel modo, con l’erroraccio di Alex Sandro in campo e con la maleducazione di Bonucci al suo esterno. Non si tratta solo di una brutta prestazione collettiva: anche nei momenti più floridi la Juventus a volte ha sofferto, concedendo poco alla bellezza, ma in funzione del risultato, quasi ad ogni costo. La sconfitta contro l’Inter per 2-1 è stata un sintomo molto indicativo di quella caduta in corso ormai da molto tempo e sempre più inesorabile.
Le ultime tre stagioni, che hanno visto al timone prima Sarri, poi Pirlo e infine il ritorno di Allegri, andrebbero archiviate alla voce accanimento terapeutico, nei confronti di una squadra che ha già sparato tutte le sue cartucce migliori, ma che ostinatamente è stata ritenuta ancora competitiva, oltre quelle che erano le reali potenzialità e possibilità della rosa. Le prestazioni di Cristiano Ronaldo, unita alla pausa forzata dovuta al Covid, che ha rallentato la corsa di Lazio e Inter apparentemente più quotate nella lotta al titolo, fino all’interruzione, hanno consentito a Sarri di portare a Torino un altro scudetto nella stagione 2019/20. Ma già lo scorso anno, con Pirlo in panchina, si era capito che neanche CR7 poteva fare più nulla per tenere in vita il malato.
La partenza del portoghese non poteva che esacerbare la crisi, e così è stato. Poco importa che la sua decisione sia arrivata a fine mercato: quando perdi uno dei primi cinque giocatori al mondo, lo puoi rimpiazzare solo se ingaggi uno degli altri quattro, altrimenti non è possibile farlo. È altrettanto vero però, che una campagna acquisti che ha visto l'arrivo dei soli Locatelli, Kaio Jorge e Moise Kean fosse, anche agli occhi dei sostenitori più ottimisti, deficitaria. Come fosse possibile migliorare il quarto posto della scorsa stagione, con queste premesse, è complicato da immaginare.
Anche la decisione di richiamare Allegri è stata molto discutibile, sia a guardarla dalla prospettiva della società, che da quella del tecnico. Lato società: i ritorni di fiamma molto raramente nel calcio hanno dato un buon esito, che riguardassero il campo, oppure la panchina. Max Allegri, dal canto suo, inspiegabilmente, sembrava non aspettasse altro che tornare. Nonostante alcune delle migliori squadre europee abbiano cercato di ingaggiarlo, ha preferito restare inattivo per ben 2 anni.
D’accordo, si potrà obiettare che ha potuto contare sul contratto profumatamente retribuito che la Juventus ha dovuto onorare, ma sono sicuro che ingaggi altrettanto importanti gli siano stati sottoposti nel frattempo. Come colui che aspetta il cadavere del nemico scorrere lungo la sponda del fiume, ha atteso che si riaprissero per lui le porte di Vinovo, accolto come il figliuol prodigo. Chiamato a guidare una squadra che più nulla ha a che vedere con la sua, rischia ora di “sporcare” quanto di bello fatto nella gestione precedente. Perché si sa, nel calcio tutto passa e la memoria svanisce. Conto solo il presente.
A complicare ulteriormente le cose vi è il recente infortunio di Chiesa. Questo rende inevitabile il ricorso alla finestra di mercato invernale. La corsa al quarto posto è ancora aperta ma la partecipazione alla prossima Champions League, obiettivo minimo stagionale, è ancora tutto da conquistare ed è facile immaginare che con Napoli e Atalanta la lotta sarà serrata fino all’ultima giornata.
Per quanto riguarda le altre competizioni, i bianconeri martedì affronteranno negli ottavi di finale di Coppa Italia la Sampdoria, mentre saranno attesi dal Villareal negli ottavi di CL, partita di andata il prossimo 22 febbraio. Entrambe le avversarie non appaiono insuperabili, ma pronosticare quanto in là possa andare la Juve in questi due tornei è francamente molto difficile. Soprattutto per quanto riguarda l’Europa, quest’anno più che mai la vittoria della squadra di Allegri appare improbabile. E non sarebbe certo l’eventuale vittoria nella coppa nazionale ad aggiustare la stagione.
È senza dubbio troppo presto e senza alcun fondamento, almeno per ora, ipotizzare una annata totalmente catastrofica per la Vecchia Signora, ma certe domande vanno comunque poste: la mancata qualificazione alla Champions League, quale futuro immediato consegnerebbe? A partire dall’attuale allenatore, che sarebbe forse il primo elemento, causa oneroso ingaggio, a cui dover rinunciare.
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