Il fatato mondo del running, che non è poi così fatato

Se pensate che i tifosi di calcio siano aggressivi, forse non avete mai fatto i conti col mondo del running. Benché tutti gli amatori ufficialmente affermino che correre è una festa, che è un mondo fatato, che è tutto bello, siamo tutti amici, c'è spazio per tutti e via dicendo, se ti azzardi ad esprimere una opinione che va controcorrente rispetto al sentire comune, come ho fatto nella fattispecie nell'articolo "Io non sto con Kipchoge", (link qui accanto) finisce che ti passano nel tritacarne senza troppi complimenti. Naturalmente non sto parlando di chi mi ha criticato mettendo sul piatto obiezioni legittime rispetto al mio pezzo, ma di chi si è sentito in dovere di insultarmi, o dirmi di lasciar perdere, che questo non è il mio lavoro. Non ho risposto quasi a nessuno, non per senso di superiorità, ma per non perdere il sonno, perché l'aggressività non mi piace e onestamente gli insulti mi feriscono molto, anche se provenienti da persone a me sconosciute. Però mi rendo conto che se voglio continuare a scrivere di sport, portando avanti le mie idee, giuste o sbagliate che siano, devo fare un po' di palestra, perché di sicuro capiterà ancora una cosa simile a questa, quando scriverò qualcosa che va in contromano.

Prima di continuare, vorrei però anche scusarmi, il pezzo recava un paio di inesattezze, come ad esempio il numero di lepri che hanno contribuito al risultato di Kipchoge, oppure il nome del main sponsor, che non era Nike ma Ineos. Me ne dispiaccio molto, purtroppo può capitare, sbagliare fa arrabbiare prima di tutto me, cercherò di stare più attento. Questi errori però non modificano la sostanza, non trasformano una trota in una cheesecake. Molti di quelli che mi hanno criticato, come al solito, non hanno letto affatto il pezzo e si sono fermati al titolo. Che doveva richiamare l'attenzione, ed è riuscito perfettamente nel suo intento. Altrimenti non mi avrebbero scritto cose del tipo "Invece di criticare prova a correre tu una maratona sotto le due ore". A parte il fatto che per parlare del meteo non bisogna essere per forza un colonnello dell' Aereonautica, o che per parlare di politica non bisogna essere un ministro, tengo a precisare che non ho criticato Kipchoge, ho criticato l'evento, che come affermato dallo stesso Stefano Baldini, sapeva molto, troppo, di marketing. All'interno dell'articolo, affermo e premetto chiaramente  che ammiro moltissimo Kipchoge, che penso sia il miglior maratoneta in attività, probabilmente uno dei migliori di tutti i tempi, se non il migliore e che il record del mondo ufficiale appartiene comunque a lui. Sarebbe da folli andare contro uno dei più grandi atleti in circolazione. Molto più pertinenti invece altre osservazioni, che con i fatti e non con gli insulti tentavano di confutare la mia tesi. In ogni caso la mia resta una opinione, che vale esattamente come quella di chiunque altro, non ho certo preteso di sapere la verità assoluta. Scrivo esprimendo me stesso, nulla più di questo. So già che qualcuno commenterà in calce a questa mia replica "se non vuoi essere criticato non scrivere articoli su internet", che chiaramente non è quello che ho detto, ma pazienza.

I social  sono un grande mezzo di divulgazione, il risvolto della medaglia però e che spesso finisce tutto in vacca e una discussione diventa una rissa mediatica. Per questo tenevo a fare delle precisazioni, affinché una serie di insulti o di affermazioni errate non svilissero il mio lavoro, condivisibile o meno che sia. Prima di chiudere l'argomento definitivamente, ho deciso di cedere la parola a due grandi donne della maratona, che ci spiegheranno il loro diverso punto di vista rispetto all'impresa di Kipchoge, attraverso le pagine del Corsivo Sportivo. Restate sintonizzati.