Ibra is back, il Milan is break

I tifosi del Milan speravano tanto che questa giornata di campionato somigliasse a una serata di Champions League di settembre 2010, in casa contro il Lens. Quella notte, Ibrahimovic debuttava nella sua prima esperienza rossonera, lo stadio pulsava di passione, potevi sentire nell'aria il fremito della gente. I due gol con cui Zlatan bagnò il suo esordio, furono una profezia che si autoavverava: chiunque fosse lì quella sera, sentiva che avrebbe visto lo svedese andare in rete. Ieri in un certo qual modo si respirava la stessa attesa, e quando neoacquisto del Milan è entrato in campo, nel corso del secondo tempo, per dieci minuti tutti hanno avuto la sensazione che ritorno al gol a San Siro di Ibra sarebbe stato questione di attimi. Un suo colpo di testa scavalcava Audero, ma trova un difensore sulla linea. Un altro finiva tra le braccia dell'estremo difensore doriano. Da lì, piano piano, la dura realtà si è fatta strada: l'inattività di alcune settimane, e forse anche un po' l'età, lo hanno piantato in mezzo all'area a fare qualche sponda invitante per i compagni che poteva essere meglio sfruttata, e poco altro. Sicuramente col passare delle partite vedremo un Ibrahimovic migliore, il giocatore non si discute, non è certo lui il problema. La questione è che a 38 anni non può essere lui a sbrogliare la matassa per Pioli, o quantomeno non solo lui. I dirigenti del Milan lo sanno.

I reali problemi riguardano la quasi totalità dei suoi compagni di squadra. Il Milan, avesse giocato con una squadra come l'Atalanta ieri, avrebbe preso altre tre sberle minimo. Donnarumma è stato in 2/3 occasioni l'ultimo decisivo baluardo, che ha impedito ai rossoneri di capitolare nuovamente. Su Suso posso esprimere un solo giudizio: inqualificabile. Mi domando come sia possibile che nessuno dei numerosi tecnici transitati da Milanello in questi anni, l'abbia mai messo in discussione. Calabria va dietro la lavagna insieme allo spagnolo. Piatek continua a impegnarsi molto, ma in zona gol è leggero come una piuma. Calhanoglu, Bennacer e Krunic senza infamia e senza lode. Leao a me sembra sempre di più il nuovo Niang: buoni mezzi fisici, discreta tecnica, ma la porta non la vede nemmeno attraverso un ingrandimento. Brutta partita anche per Bonaventura, ogni tanto può capitare anche a lui. Bene, come di consueto, Theo Hernandez.

Ho avuto una brutta sensazione oggi: che non ci sarà modo di scrollare di dosso le paure da questi giocatori. Sono consapevoli che dopo una stagione del genere sarà impossibile, per la maggior parte di loro, restare a Milano. Cercheranno di tirare fine anno senza fare danni più grossi di quelli già fatti? Spero di sbagliarmi, perché se così fosse, la metà stagione che ancora manca, rischia di diventare una lentissima agonia.