
Come diceva Galliani, citando Antonello Venditti, "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano". Anche se l'ufficialità non è ancora arrivata da via Aldo Rossi, dove è situata la sede del Milan, in via ufficiosa l'accordo tra Zlatan Ibrahimovic e i rossoneri è cosa fatta. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport di ieri, lo svedese si presenterà a Milanello nei primi giorni del nuovo anno, verrà presentato ai tifosi il 6 gennaio, giorno del posticipo di Seria A che vedrà impegnate Milan e Sampdoria, quindi scenderà in campo per un spezzone di partita presumibilmente il 15 gennaio, in Coppa Italia contro la Spal. Se da un lato lo svedese non hai mai fatto mistero di non aver mai provato particolare attaccamento per nessuna della maglie che ha vestito, avendo dato sempre il massimo per ognuna di essa come fa un serio professionista, forse quella rossonera è stata l'unica che gli ha lasciato qualcosa attaccato alla pelle. Sarà stato perché la sua cessione, per la prima volta nella sua carriera, non dipese dalla sua volontà o forse perché il suo lavoro al Milan era rimasto incompiuto. Sta di fatto che fin dal momento in cui prese il primo volo in direzione Parigi, era rimasta nell'aria la sensazione che prima o poi sarebbe tornato a Milano, sponda rossonera del naviglio.
Ora quella che era solo una sensazione sta diventando realtà. Ibra siglerà a breve quello che con tutta probabilità sarà l' ultimo contratto della sua carriera. Si parte con sei mesi, per proseguire per altri dodici mesi dovranno arrivare risposte dal campo. Inutile dire che se da un lato ci sono molte aspettative, dall'altro non può mancare un po' di scetticismo. Zlatan è un giocatore di quasi 39 anni, che viene dall' MLS, non propriamente il più competitivo dei campionati. Quanto potrà essere utile alla causa rossonera? Quale ruolo coprirà nello scacchiere di Pioli? Quando e quanto potrà giocare? Quanti gol è ancora in grado di realizzare? Questi sono alcuni dei quesiti che tifosi e addetti ai lavori si stanno ponendo in queste ore, a cui proveremo a dare una risposta.
Situazione attuale - Ibrahimovic ha giocato l'ultima partita ufficiale a fine ottobre, quindi dal momento in cui metterà piede a San Siro saranno passati poco più di due mesi. Certo, non di completa inattività, conoscendo la sua professionalità e la cura che ha sempre avuto per il suo corpo in queste settimane avrà certamente continuato ad allenarsi, ma non si potrà pretendere da lui una forma smagliante fin dalle prime partite. Ci vorrà una pazienza un po' dinamica: il Milan non potrà aspettare un mese per averlo al meglio, il tempo e la classifica non sono dalla parte dei rossoneri, ma allo stesso tempo non ci si potrà attendere la risoluzione di tutti i guai con un tocco di bacchetta magica, un Ibracadabra.
Utilizzo e prospettive - Lo svedese proverà ancora una volta a sorprendere tutti, c'è da scommetterci, però bisogna fare i conti la carta d'identità e la cartella clinica: l'Ibrahimovic che lasciò il Milan nel 2012 era un giocatore sette anni più giovane e più integro, dato che nel frattempo ha avuto un grave infortunio che pareva averne interrotto la carriera. Ad osservarlo da lontano sembra essersi ripreso completamente, ma tocca ripetermi, viene dagli Usa, anche uno Zlatan al 60/70 percento avrebbe fatto la differenza lì. Il suo reale stato di salute lo scopriremo strada facendo. In ogni caso è impensabile che giochi per intero tutte le partite che restano da qui a giugno, per questo secondo me dare via Piatek sarebbe l'ennesimo grave errore di questa dirigenza. Io sono certo che il polacco voglia giocarsela e non abbia nessuna intenzione di lasciare il Milan, a meno che non lo caccino. E se finalmente Pioli si decidesse ad abbandonare il 4-3-3 e sperimentasse con una certa continuità un modulo a due punte, nessuno meglio dello svedese potrebbe mettere Piatek in condizione di ritrovare gol e fiducia.
Cosa attendersi - Facciamo a capirsi, non potrà da solo raddrizzare la barca. Ci vorranno altri due, forse tre innesti, e trovare gente capace di cambiare rotta a una stagione disastrosa durante il mercato gennaio non sarà facile. Inoltre bisognerebbe aprire un capitolo sulle cessioni, ma lo farò in un altro momento. La squadra dovrà seguirlo, uno dei motivi principali per cui lo hanno rivoluto al Milan è perché indubbiamente è un trascinatore. Uno capace di far capire a chi non sa ancora bene dove si trova, che veste la maglia del Milan. In questi sei mesi di "gestione Ibra" sarà più facile per i dirigenti capire chi merita di restare e chi deve abbandonare la nave. In campo saprà garantire un certo numero di gol, certo non 25, ma a mio parere le sue 10/12 reti le ha ancora in canna. La cosa però per cui si rivelerà davvero determinante, sarà quanti gol sarà in grado di far segnare ai compagni (a questo proposito non trascurerei l'ipotesi di un Ibrahimovic leggermente più arretrato, magari dietro la/le punta/e). Il male profondo del Milan attuale, non è la sterilità dell'attacco, ma la sterilità di tutta la squadra, a parte Theo Hernandez. Se insieme alle sue reti, arriveranno quelle dei centrocampisti e/o dei suoi compagni di reparto, la casella dei gol segnati mostrerà un notevole incremento. Solo allora, si potrà tornare a guardare la classifica.