
Ciao Genny, vorrei cominciare chiedendoti qual è, secondo te, lo stato di forma dell'atletica azzurra?
Sinceramente non me ne frega più niente di come va l'atletica leggera. So benissimo che non vincono più nulla da anni, so benissimo che stanno facendo solo bruttissime figure, ma questo a me non interessa. Sono anni che non gravito più nel mondo dell'atletica a causa della federazione, quindi non mi importa nulla se fanno bene o male.
Allora parliamo di te, qual è il successo della tua carriera, a cui sei più legato?
Il vero successo non è mai arrivato purtroppo, in quanto non sono riuscito a vincere una olimpiade, nonostante abbia partecipato per ben 3 volte. Pur avendo vinto 2 campionati mondiali, la gara a cui sono più legato sono gli Europei Indoor a Genova, nel 1992.
Non l'avevo preparata al meglio, in quanto il vero obbiettivo quell'anno erano le Olimpiadi di Barcellona, ma si correva in Italia, e volevo fare bene. In finale eravamo in 3 azzurri: Stefano Mei, Alessandro Lambruschini, e io. Disputai la gara perfetta: nella presenza, nello stile di corsa, nella tattica, nella velocità. Dopo di allora non fui più lo stesso, quel Genny Di Napoli non si è mai più visto.
Metto il coltello nella piaga: quanto ti manca una medaglia olimpica?
Mi manca tantissimo, perchè quando smetti di gareggiare ti accorgi che l'unica cosa che conta è l'alloro olimpico: non conta la carriera che hai avuto, nonostante la mia sia stata ventennale, e con i miei successi abbia praticamente trainato da solo la carretta, almeno per 5/7 anni. E' vero, c'erano atleti del calibro di Stefano Mei, Francesco Panetta, Alessandro Lambruschini, Maria Guida, Gelindo Bordin, Salvatore Antibo, ma quando molti di loro smisero, rimasi solo io a dare lustro all'atletica italiana.
Diciamo che mi manca per il valore aggiunto che la medaglia ti dà, quando riesci a mettertela al collo. Come ti dicevo prima, la federazione si è dimenticata di me, nonostante ufficialmente dicano che sono stato il più grande mezzofondista di sempre, nella realtà, gli addetti ai lavori se ne fregano di me. L'unico a cui devo dire grazie è il mio allenatore, Claudio Valisa.
Torniamo allora sulla questione, cosa è successo tra te e la federazione?
Non lo so, ho cercato in tutti i modi a restare attaccato all'universo atletica. Ho provato a fare il manager, e alcune società sportive militari mandavano le lettere ai loro atleti, raccomandando di scaricarmi. Poi ho tentato a fare l'organizzatore e mi hanno boiccottato, a creare due web tv, per dare più visibilità all'atletica, ma non ci ha investito nessuno e io ci ho rimesso seicentomila euro. Tentativi inutili, tutti se ne sono fregati, ora me ne frego io.
Tornando alla tua carriera, hai mai pensato di cimentarti nella maratona?
No, quando gareggiavo io, disputare la maratona voleva dire chiudere la carriera, io correvo la gara clou del mezzofondo che erano i 1500mt. Noi pistaioli guardavamo alla maratona come all'ultima spiaggia, difatti molti atleti che non ottenevano successi nei 10000mt, ne hanno invece ottenuti passando alla maratona.
C'è qualcuno che consideri il tuo erede, oggi?
No, non credo, io poi non seguo, ma siccome medaglie non se vincono, non vedo come ci possa essere qualcuno che si possa considerare il mio erede.
Il mio successore nascerà quando due atleti già forti, uno africano e una italiana si sposeranno e avranno un figlio. I giovani italiani non vogliono far fatica.
Ti riferisci a Filippo Tortu?
E' un velocista, quelli li abbiamo sempre avuti, abbiamo avuto sempre una grande scuola di velocità. A fare le cose in fretta siamo bravi noi in italia, è più facile trovare un velocista che un mezzofondista.
Per chiudere questa intervista, so che sei molto appassionato di golf, cosa pensi del fatto che l'Italia ospiterà la Rider Cup?
Durante la Rider Cup sarò in ferie dal lavoro, ho già dato disponibilità a lavorare gratis per l'organizzazione, cosa che non farò mai per l'atletica