
Il finale di stagione di Milan e Inter sta evidenziando, per motivi diversi, una grave carenza nella guida tecnica che a fine campionato andrà risolta, se la loro intenzione è tornare nel calcio che conta dopo tanti, troppi anni di assenza.
Sembra infatti evidente sia a tifosi che addetti ai lavori che sulle panchine delle due milanesi siedono tecnici non all’altezza delle aspettative, incapaci di dare gioco, personalità, continuità di risultati alle loro squadre. Quello a cui stiamo assistendo anche quest’anno, è il consueto film che si ripete da diverse stagioni: una parte alla grande, l’altra rimonta a metà stagione, e poi entrambe annaspano fino a fine campionato, agguantando l’obiettivo minimo stagionale solitamente all’ultimo minuto dell’ultima giornata.
Parliamoci chiaro, pur ammettendo che le rose delle squadre meneghine siano inferiori alle prime della classe Juventus e Napoli, sono convinto che siano allo stesso tempo superiori a quelle di Roma e Lazio, e che con molti meno passi falsi, arrivati contro squadre contro cui sarebbe stato doveroso portare a casa i tre punti, starebbero navigando in tutta sicurezza verso la prossima Champions League, da dove in realtà per il loro blasone non dovrebbero mai mancare.
Gattuso è un generoso in panchina come lo era in campo, sarà un ottimo tecnico per le squadre di metà classifica, un nuovo Gasperini insomma. Non più di questo però. Il suo pragmatismo è ottimo per una provinciale, ma non per una grande squadra. Rino conosce le basi del mestiere, più tre/quattro cose da cui non prescinde come il modulo di gioco, il lento possesso palla, lo scarso turnover, e il baricentro arretrato. Esaurite queste risorse, ha poco idee e spesso confuse. Pur ammettendo che la sua rosa non sia ampia, si fida al massimo di tredici/quattordici giocatori, gli altri ammuffiscono tra panchina e tribuna, col risultato che a marzo il Milan è privo di energie mentali e nervose. Molti affermano che stia facendo un miracolo con la squadra che ha a disposizione, secondo me sta facendo il minimo sindacale per poter sperare di essere di nuovo su quella panchina il prossimo anno.
Spalletti invece è un tecnico molto più navigato e scafato, anche se a mio parere, molto sopravvalutato. Nella sua carriera ha vinto molto poco, e panchine importanti ne ha avute a disposizione diverse. Al contrario di Gattuso, non si sa perché, riesce spesso a mettersi contro il proprio spogliatoio, ed è proprio il logorio nei rapporti coi giocatori, oltre che con la società, il motivo per cui è poi costretto a cambiare aria. All’inter non è riuscito ad esprimere il bel gioco per cui sono note le sue squadre, almeno non con continuità. I risultati come nella sua tradizione di tecnico latitano, pur ammettendo che nonostante una campagna acquisti roboante, i nerazzurri alla prova dei fatti non avrebbero potuto lottare per la vittoria dello scudetto. Da acciuffare è rimasta una qualificazione alla prossima Champions che è davvero troppo poco, per definirla una stagione di successo.
I dirigenti delle due squadre a giugno dovranno fare una attenta analisi, è forse arrivato il momento di investire seriamente su un tecnico importante, prima di investire nuovamente tutto il budget in giocatori che alla prova dei fatti, nella maggior parte dei casi, poco spostano nel risultato finale da una stagione all’altra. Solo con un tecnico vincente in panchina, si potrà dare il via a un progetto vincente. Le case si costruiscono dalle fondamenta.