Fidal Lombardia, parla il presidente Mauri: non si ripeterà la caccia al runner!

Dopo molte settimane di aspre polemiche, in tutto il Paese, pur con modalità diverse a seconda delle regioni, è stato dato il semaforo verde all'attività fisica all'aperto e quindi anche alla corsa. Per dipanare un po' la matassa su quello che è stato, ma anche per gettare uno sguardo al futuro che attende gli appassionati, abbiamo interpellato il Presidente del Comitato Fidal Lombardia, Giovanni Mauri (foto Podisti.net).

Lunedì, finalmente, è stato dato il via libera all'attività fisica all'aperto, da parte del Governo. Si torna a correre quindi, un bel segnale soprattutto per gli amatori.

Si, anche se devo dire la verità avverto un peso sullo stomaco: mi piange il cuore sapere come sono stati trattati i runners nelle scorse settimane, non è stato dignitoso. Il 95% dei nostri tesserati si è comportato diligentemente, se in futuro dovesse accadere di nuovo una cosa simile, la nostra reazione sarà molto più decisa. Non voglio fare polemica, ma è indubbio che la difesa nei loro confronti è stata un po' debole. Non dimentichiamo che degli oltre 300.000 tesserati Fidal, circa un terzo appartiene alla categoria Amatori/Master, loro sono il nostro sponsor, i nostri testimonial in mezzo alla gente, non possiamo trascurarli.

So che avete fatto una richiesta ai vertici nazionali della federazione, quale?

Si, vorremmo che per la Lombardia, che rappresenta un quarto del numero totale dei tesserati Fidal ed è stata particolarmente colpita dall'emergenza Coronavirus, venga valutata l'ipotesi di una riduzione delle tasse di affiliazione, o persino un esonero. Il nostro tessuto sociale/sportivo è stato devastato, non possiamo non tenerne conto. Resta inteso che sarebbe una opzione valida anche per altre regioni, tra quelle particolarmente colpite.

Molti tesserati hanno criticato la passività della Fidal, nei confronti degli attacchi che giungevano da ogni parte.

Ripeto, non voglio criticare i vertici della federazione, però ci siamo sentiti tutti sotto assedio. Per fare un esempio, c'è stato un canale televisivo nazionale che ad ogni notiziario dedicava un servizio a qualche podista indisciplinato, veicolando un messaggio sbagliato. Io posso parlare solo per il mio comitato, quello della Lombardia, e posso assicurare che per il futuro non esiteremo a sostenere ed aiutare chi verrà sottoposto ad attacchi ingiustificati. È un fatto di cultura.

Quindi conferma la sensazione di caccia al runner, come l'ha chiamata qualcuno?

Un po' sì. Si è fatta di tutta l'erba un fascio, il runner vero lo riconosci. Da come è vestito, da come corre.... vi sono diversi segni distintivi. In questa situazione di emergenza, tutto si è mischiato, spesso chi è stato sorpreso dalle forze dell'ordine si è rivelato non essere un podista abituale.

Non pensa che l'atteggiamento di alcuni amatori abbia danneggiato i professionisti?

Mah, penso che farsi prendere troppo la passione porta a voler raggiungere obbiettivi sovradimensionati. È un mondo fatto di passione il nostro, ma che presenta talvolta anche estremizzazioni che non condivido.

Tra qualche settimana la domanda arriverà inevitabile: quando si tornerà a gareggiare?

Per le gare su asfalto secondo me è molto complicato, credo che ragionevolmente non avremo attività di questo tipo per quest'anno, se non con qualche eccezione.

Come si riprogetta il futuro dell'atletica post Coronavirus?

Se le istituzioni riconosceranno la valenza educativa, culturale e sociale dello sport, con l'aiuto di qualche strumento normativo, penso che l'attività su pista sarà fattibile. Forse le gare verranno un po' diluite, nel senso che non se ne potranno fare molte, però tutto ciò che non è fondo, mezzofondo e marcia si potrà disputare.

I presidenti di alcune Asd vorrebbero un tavolo di confronto per riorganizzare la stagione, pensate sia possibile?

A me non è mai stato chiesto, comunque si accettano proposte.

Ci sarà un anno in più a disposizione per preparare i Giochi di Tokyo, ma un anno in meno per preparare quelli di Parigi. Questo potrebbe essere un problema?

No, un atleta di livello olimpico non si modella in un anno, ce ne vogliono almeno 12. Questa variazione del calendario dei Giochi, non recherà grossi danni a nessuno.