Enrico Maggiola non si ritira mai: né dalla corsa, né della vita.

In questi giorni di notizie frenetiche e continui aggiornamenti dell'elenco dei morti e dei contagiati, abbiamo bisogno di buone nuove per riuscire a vedere la fine del tunnel. Enrico Maggiola, che oltre ad essere un atleta è un a amico del Corsivo Sportivo, sta tornando piano piano alla normalità proprio in queste settimane che per tutto il resto del mondo normali non sono. Enrico lo scorso settembre è stato vittima di un incidente che poteva compromettere per sempre la sua esistenza, ma con la voglia di vivere e la forza di volontà tipica di un ultramaratoneta, oltre a un po' di necessaria fortuna, sta cercando di rimettere le scarpe da corsa alla sua vita.

Allora Enrico, raccontaci: ti stavi preparando per il campionato mondiale di ultramaratona, e poi? Cosa è successo?

È successo che al termine di un allenamento, mentre tornavo a casa attraversando sulle strisce pedonali, un’auto in fase di sorpasso non mi ha visto e mi ha centrato in pieno. Ho battuto la testa e sono rimasto in coma per una decina di giorni.

Come stai ora?

Cominciamo col dire che poteva andare molto peggio. Certo, c’è stato il trauma alla testa, ma non ho riportato né fratture né ferite così gravi da condizionare la mia vita futura. Sai bene che 3 mesi in ospedale lasciano il segno, il mio stato di forma è risibile ma sto recuperando un poco alla volta

Ricordi qualcosa dei tuoi giorni in coma?

No non ricordo nulla, né dei momenti immediatamente successivi all'incidente, né dei giorni di coma e neanche dei giorni seguenti al mio risveglio. Tieni presente che sono stato investito in settembre e i miei primi ricordi risalgono al mese di novembre.

Quello che ti è successo ha cambiato la tua visione della vita, l’ordine delle tue priorità?

Onestamente no, non è cambiato nulla. L’unica cosa che è cambiata è che frequentavo una ragazza ungherese che ha deciso di proseguire il suo percorso senza di me. Ma non porto rancore nei suoi confronti, ha fatto bene a scegliere il meglio per lei.

Come si svolge una tua giornata tipo in questo momento?

Attualmente sono ancora in malattia, quindi per 4 ore al giorno devo restare a casa in caso di controllo fiscale. Nel resto del tempo faccio fisioterapia, logopedia e naturalmente ho ripreso a correre.

Sei religioso?

No, ma non ho ancora deciso se sono ateo o agnostico.

Hai paura della morte?

No, non avevo paura della morte prima e a maggior ragione non ne ho ora, anche se nei momenti più duri successivi all'incidente, alcune volte ho pensato alla morte come soluzione. Credo siano pensieri umani in certe situazioni, ma ora sono alle spalle.

Hai timore di non tornare l’atleta che eri?

Mi ci vorrà qualche anno, almeno un paio, per tornare a coprire le distanze che percorrevo un tempo. I medici dell’ospedale di Udine avevano pronostico un mio ritorno alla corsa nell'autunno di quest’anno, quindi sto bruciando le tappe. Sono stato dimesso dall'ospedale il 24 dicembre e il 25 ero già fuori a correre, sto cercando di non perdere altro tempo. Diciamoci la verità, non ero un atleta eccezionale neanche prima, quindi non dovrei trovare ostacoli sulla strada del ritorno alla perfetta forma fisica.

Beh, Ivan Cudin ti aveva designato come suo erede….

Ivan ha avuto per me parole dolcissime, ma resto dell’opinione che vi era nulla di eccezionale nelle mi prestazioni.

Nell'intervista che mi avevi rilasciato alcuni mesi fa, avevi detto che per te un ritiro in gara non è una ipotesi contemplata: lo hai dimostrato anche nei confronti della vita.

Devo dire che è proprio così, non metto mai in preventivo il ritiro, né in gara né nella vita.

In quale gara sogni il tuo ritorno?

Attualmente lascia un po’ il tempo che trova come ragionamento, ma se devo sognare dico in Franciacorta.

Come immagini il tuo futuro?

Non in ospedale, prima di tutto. A livello lavorativo il mio percorso è segnato, resterò in ambito finanziario. Per quanto riguarda la corsa, sarà quel che sarà. Infine per quanto riguarda l’universo amoroso, non vedo nulla all'orizzonte per il momento.