
Da un paio di settimane si è tornati a parlare di nuovo stadio a Milano, per Milan e Inter. Dopo le false partenze ad opera dei rossoneri (tra tutte, ricorderete infatti il progetto del Portello, poi tragicomicamente naufragato) sembra che le due milanesi siano seriamente intenzionate a realizzare un nuovo impianto, in una area adiacente allo stadio attuale, che verrebbe successivamente abbattuto.
Tralasciando il fatto che, a mio parere, Milan e Inter dovrebbero avere ognuna il proprio stadio (del resto è così per tutte le grandi squadre in Europa) e non più uno stadio condiviso, è scoppiata la solita stantia, retrograda, immobilizzante retorica dei sentimenti: Il Meazza va ristrutturato, non abbattuto, gridano i comitati che stanno nascendo tramite i social, con l’appoggio segreto, ma non troppo, del comune di Milano che con la costruzione di un nuovo stadio a spese dei club e dei loro sponsor, teme di perdere una fonte di incassi importante.
Il perché è presto detto: è un impianto storico, perché la gente si ricorda quando il papà li ha portati per la prima volta, o perché erano presenti ad una partita molto importante. Tutto bellissimo, anche io ho molti ricordi, però dovremmo smettere una volta per tutte di continuare a guardare indietro, e deciderci invece a guardare al futuro. Lo stadio di Wembley è stato abbattuto e ricostruito sulle proprie macerie, per esempio, così come molti altri templi del pallone.
Il Meazza, o San Siro, come preferite, è uno stadio vecchio, fatiscente, con i servizi igienici assolutamente insufficienti, quasi totalmente privo di vie di fuga in caso di emergenza, con i sedili danneggiati o molto sporchi, assolutamente non a norma per quanto riguarda le barriere architettoniche, pieno di corrimano e transenne che in molti punti ostruiscono buona parte della visuale. Oltre ad essere troppo grande per gli standard attuali, che vedono un flusso medio di circa cinquantamila spettatori a partita, sia che giochi il Milan o l’Inter, a fronte di una capienza di circa ottantamila, è un impianto monofunzionale, cioè viene aperto solo in occasione delle partite, mentre gli stadi moderni costruiti all’estero sono situati all’interno di vere e proprie cittadelle dello sport e dell’intrattenimento: un appassionato di calcio che transita in quei luoghi, troverà decine e decine di possibilità per spendere i propri soldi, destinati nelle casse del club padrone di casa.
L’immobilismo e la paura del nuovo e del tempo che passa, contribuisce a restare sempre un passo indietro, quando va bene, rispetto all’innovazione tecnologica e funzionale.
Se una persona di ottanta anni si fa un lifting, potrà migliorare un po’ l’aspetto, ma sempre un ottantenne rimane. Non si può ristrutturare un impianto concettualmente ideato negli anni trenta, e pensare che possa rivaleggiare con gli stadi più belli e moderni d’Europa e del mondo.
I ricordi sono importantissimi, ed è giusto che i milanesi tengano al loro stadio, ma il passato non può essere un ostacolo incontrato nel cammino verso il futuro. Quando il passato diventa troppo ingombrante, è il momento di sbarazzarsene, o non ci sarà mai un domani.
Soprattutto i tifosi, lo dovranno rammentare quando lamenteranno la scarsa competitività della loro squadra, perché è anche grazie al ritardo già accumulato ad esempio nei confronti della Juventus nella costruzione di uno stadio di proprietà, che sarà impossibile tornare a vincere nel breve termine per le milanesi.