
Al termine di gara 2 della finale promozione, è sparito non perché sia un pavido, ma perché vive con passione il suo lavoro. Danilo Durand vive carnalmente il volley e il suo ruolo all'interno dei Diavoli Rosa Gamma Chimica Brugherio, la creatura che ha contribuito a far nascere e crescere. Le frasi di circostanza, quindi, dopo una sconfitta, non sono cose che fanno per lui. Orami ho imparato a conoscerlo in questi mesi. Meglio lasciar sedimentare la delusione, che intendiamoci bene, è solo per l'atto conclusivo della stagione, non certo per il percorso di questa squadra che in quest'anno così difficoltoso è stato davvero esaltante. Lo incontriamo nel suo ufficio a distanza di alcuni giorni dall'ultima partita di campionato, per fare un sunto del campionato appena terminato, ma anche per per parlare di ambizioni e progetti futuri.
Alla fine del girone di andata aveva dato la sufficienza alla sua squadra. Qual è il voto a fine campionato?
Molto buono, da 8 pieno, playoff da 9. Ci sono state solo 2 pecche, anzi una e mezza. La prima fu il match di Macerata, in cui non siamo riusciti a giocare come volevamo e per questo mi arrabbiai molto; e poi la sconfitta contro Porto Viro in casa loro, durante la regular season, quando vincevamo per 2 set a zero ma poi le notizie positive che provenivano da Macerata, ci fecero uscire dal match.
Mi ricordo quando ho raccolto le sue impressioni a caldo dopo la prima partita di campionato: aveva l’aria di qualcuno che avrebbe dovuto un lavorare un sacco.
È vero, la squadra era cambiata molto rispetto all’anno precedente, i primi mesi mi sono serviti per capire bene le nostre reali potenzialità. Nonostante le difficoltà mi resi conto abbastanza in fretta di avere dell’ottimo materiale umano, anche se grezzo.
Aveva dichiarato, alcuni mesi fa che entrare nelle prime 4 avrebbe significato andare molto oltre le attese. La pensa ancora così?
Si, perché venivamo da un girone di andata non negativo, ma neanche esaltante. Al nostro interno qualcuno era soddisfatto di ciò che avevamo fatto fino a quel momento, ma arrivare tra le prime quattro del campionato è stato davvero un grande successo. Ha significato mettersi alle spalle alcune nostre rivali che avevano grandemente investito sul mercato, come Prata, per esempio.
L’obietto era centrare i playoff e poi giocarsi il tutto per tutto negli scontri a eliminazione diretta. È stato profetico.
Avevo il polso della situazione e sapevo quello che la mia squadra poteva ancora dare. Nelle gare a eliminazione diretta conta molto il fattore psicologico, noi ci siamo arrivati nel migliore dei modi.
Ancora su quanto detto tempo fa: aveva dichiarato che pensare alla promozione non era fantascienza. Avrebbe creduto di andarci così vicino?
Siamo partiti 33 anni fai dalla terza categoria. Oggi siamo in Serie A3, abbiamo appena giocato la finale promozione, se non avessimo avuto fiducia nei nostri mezzi, non saremmo mai arrivati a questo punto del nostro cammino. E sono ancora convinto che con Porto Viro non era impossibile vincere.
Quindi non pensa che dopo 4 sconfitte su 4, la loro squadra fosse più forte?
No, non lo era. Andando ad analizzare le partite abbiamo subito questo avversario più dal punto di vista mentale, tecnicamente non era superiore a noi. Più esperto sì, per questo abbiamo pagato oltremisura i momenti di difficoltà, ma non più forte. Probabilmente non sono riuscito a far capire alla mia squadra che non era un avversario insuperabile.
Il cambio di marcia è arrivato in dicembre, cosa è accaduto?
Avevamo vinto in rimonta a Montecchio Maggiore, pur disputando una brutta partita, non soltanto sul piano tecnico ma anche dal punto di vista ambientale, al nostro interno. In quella settimana cambiammo il dirigente, poi ebbi colloqui individuali coi miei giocatori, così vennero a galla alcune problematiche. Il confronto, che fu acceso e vivace, ha fatto prendere loro coscienza che c’era del potenziale inespresso a nostra disposizione. Questo ci ha uniti maggiormente e ci ha fatto remare all’unisono verso un obiettivo comune.
Tutte e 4 le finaliste sono uscite dal girone bianco, era più competitivo?
Forse la scorsa stagione, ma quest’anno no, c’era più equilibrio tra i 2 gironi. Credo che sia trattato di un fatto puramente episodico.
Di che umore ha trovato i ragazzi dopo la sconfitta in finale?
Il mio mentore diceva che dopo una sconfitta i giocatori devono andare al bar e dimenticarsene, un allenatore deve andare a casa e non dormirci la notte. Nonostante la delusione della sconfitta, proprio all’atto finale del campionato, i ragazzi sono consapevoli di aver fatto una grande stagione e ne sono strafelici.
Una finale contro Motta Livenza o Macerata avrebbe potuto avere un esito diverso?
Impossibile saperlo, ma se avessi potuto scegliere l’avversario, avrei scelto Porto Viro.
Il momento più difficile della stagione?
Tra metà novembre e metà dicembre. Non c’era sintonia tra staff e squadra, non avevamo la stessa visione. In questi casi però la colpa non è solo di chi non recepisce il messaggio, ma anche di chi lo divulga, probabilmente non nel modo giusto.
L’elemento del roster da cui si aspetta di più?
Gozzo. Ha un potenziale enorme.
Colui che invece l’ha sorpresa?
Lorenzo Teja: era con noi già lo scorso anno, in questo campionato oltre alle sue doti, ha espresso anche una grande personalità. Si è interessata a lui anche la Nazionale. Di Breuning sapevo che c’era da lavorarci su, ma conoscevo le sue grandi possibilità, non posso quindi affermare che la sua stagione straordinaria mi abbia sorpreso.
A proposito dell’opposto danese, resterà a Brugherio anche il prossimo anno?
Vedremo, ha tantissime offerte, abbiamo parlato col suo procuratore, ma ancora nulla è definito.
Come cambiano i piani per la prossima stagione?
Cambiano poco. Chiaramente la A2 e la A3 hanno un appeal diverso, la capacità di attrarre giocatori dipende anche dal proprio potenziale economico. Dopo l’ultimo anno e mezzo sappiamo bene che non noi, ma tutto il mondo dello sport è in grossa difficolta, inoltre la riforma che andrà in vigore tra 2 anni sarà il colpo di grazia. Purtroppo, le istituzioni in Italia non sono a livello di quelle che sono le ambizioni delle società sportive del nostro Paese. Basta fermarsi a guardare che cos’è l’ora di educazione fisica all’interno di moltissime scuole… Lo sport è cultura, va affidato a dei professionisti.
In quale reparto serve un rinforzo?
La squadra di quest’anno era pronta per fare anche la A2, avremmo dovuto cambiare pochissimo. Adesso è un po’ più complicato il mercato rispetto a quando militavamo nelle serie minori, comunque stiamo parlando coi giocatori per capire quali sono le loro intenzioni. Potrebbe essere che 3/4 elementi del roster cambino. È fisiologico. Inoltre, dobbiamo e vogliamo fortemente continuare a inserire dei giovani, fa parte della nostra filosofia.
La prossima stagione sarà una lotta a 3 con Macerata e Grottazzolina?
Sono pessimista, perché dipende anche dalla nostra struttura societaria. Noi ci siamo ingranditi, da 12 anni ci vengono fatte tante promesse, a partire dalla Giunta Ronchi fino ad arrivare ai 2 mandati di Troiano. Basandoci su quelle stesse promesse abbiamo continuato a crescere, ma cosa succede se metti materia in espansione all’interno di un piccolo contenitore? Che si spacca e quello che c’è all’interno si sparge un po’ ovunque. Non voglio che il nostro patrimonio vada disperso, a Brugherio svolgiamo un servizio sociale che non ha eguali. Queste cose devono essere considerate nel modo adeguato.
Avete la colpa di essere diventati grandi…
Esatto, la colpa di essere diventati grandi, bravi e di fare del bene. Forse troppo. Diventa difficile fare quello che si fa, se chi dovrebbe sostenerti non comprende i tuoi sforzi. Abbiamo investito negli ultimi 6 anni 3 milioni di euro su Brugherio.
Capitolo palazzetto: dove giocherete la prossima stagione?
Il sindaco si è mosso col CGB, la proposta che ci è stata fatta è di allenarci e giocare al Paolo VI, in cambio di un certo numero di ore messe a loro disposizione alla palestra Kennedy. Non sappiamo ancora quante.
Mentre il vostro progetto di costruire un nuovo impianto?
Il progetto è stato depositato in comune e protocollato ben 2 anni fa. Vi è stata l’approvazione del consiglio, è stato stanziato il budget, tutto avrebbe dovuto prendere il via con l’uscita di un bando, che non mai visto la luce. Il comune avrebbe cominciato a pagare il mutuo solo una volta ultimati i lavori, appena ottenute tutte le agibilità specifiche. Attualmente ci dicono che c’è un problema di tipo economico ma che c’è un milione di euro accantonato per questo progetto. Non sappiamo cosa significhi questa affermazione.
Davvero i Diavoli Rosa potrebbero lasciare Brugherio?
È una possibilità reale. Ci sono città che sarebbero contente di ospitarci e di riempire il loro palazzetto. Noi ovviamente non vorremo andarcene, però dobbiamo capire che strada prendere. Non credo che giocare altrove sia la soluzione. Possiamo lasciare il territorio provvisoriamente, nell’attesa che qualcosa di concreto si realizzi, ma non mi va di pensare a un addio alla città, al momento.
Le è mai stata offerta un’altra panchina?
In passato parecchie volte: da Cantù, dal Pro Patria, da Cisano…anche la Nazionale giovanile. Ora non ci provano neanche più, tanto dai Diavoli non mi muovo, anche se paradossalmente, rispetto al passato, ora c’è una struttura più solida e potrei anche permettermi di lasciare questa società. Ma ci sono troppo dentro, non me la sento.
Dove andrà in vacanza?
In Sardegna, con la mia famiglia, abbiamo già prenotato il traghetto.