Corsa e polemiche: forse è giunta l'ora di farla finita

Non ero sicuro di voler scrivere questo articolo. Non volevo alimentare ulteriormente quella che ormai è diventata una zuffa social. Poi ho pensato che un giornalista che non scrive, è un giornalista omertoso. Quindi sono voluto tornare a far sentire la mia voce in merito. Anche se ad essere sinceri la polemica sulla legge che vieta l'attività fisica all'aperto è una questione che mi ha stancato, è diventata una sterile e stantia lite tra due fazioni, l'una sorda alle ragioni dell'altra. Non nego che all'inizio anche io vi ho preso parte in modo appassionato, poi mi sono accorto che la discussione si ripeteva e che non trovava sbocchi. Quindi a lungo andare è come discutere del nulla, ci si accapiglia e si litiga come si farebbe per il Milan, l'Inter o la Juve e alla fine tutti pretendono di avere ragione.

Qui non voglio discutere su come la penso io, non nego che sono favorevole al divieto ma non ho la pretesa di avere la ragione dalla mia parte. Sorvoliamo su questo. Voglio solo parlare di dati di fatto. Prima di tutto, è il mondo del running stesso che si è "impossessato" del divieto: la legge, vieta l'attività fisica all'aperto, se non all'interno di un raggio di 200 metri dalla propria abitazione, non cita in particolare la corsa. Quante attività si possono svolgere all'aperto? decine e decine: solo per dirne qualcuna, a titolo esemplificativo: passeggiare, andare sui pattini, fare esercizi al parco, fare yoga, andare in bicicletta, andare sullo skateboard....la legge vieta naturalmente queste e tante altre discipline che non ho citato. Ma per tutti i podisti la legge vieta la corsa, punto. E viene il dubbio che sia così visto che gli amanti dello skateboard non sono scesi nella piazza virtuale del social, a reclamare il loro diritto di fare evoluzioni al parco. Ma chi non fa rumore non esiste, quindi il governo cattivone ha certamente voluto punire che va a correre, sicuramente vi è un complotto contro il mondo della salute fisica è mentale, di cui in questi anni, chissà perché, il running si arrogato il diritto di essere l'unico paladino.

Molti colleghi hanno titolato i loro articoli "caccia al runner". Ma se hai avvertito la caccia al runner è solo perché non hai rispettato la legge, perché io che sono stato a casa, non ho accusato nessuna caccia nei mie confronti. Certamente chi ha fatto le regole per combattere questa pandemia ha commesso anche degli errori, prendere decisioni è stata una professione assai scomoda negli ultimi mesi. Ma chi ha dovuto, l'ha fatto per il bene comune e certamente in questi casi succede di scontentare molta gente. Ognuno dei settori che stato fermato o anche soltanto limitato in questa situazione di emergenza, ha sicuramente le sue ragioni. Conosco persone che hanno una piccola officina meccanica, vi lavorano da soli in un capannone fuori città e non fanno parte della filiera produttiva essenziale. Questi piccoli imprenditori hanno dovuto rispettare la legge e chiudere, anche se non avrebbero contagiato nessuno. Perché la questione di fondo è alla fine questa. C'è una legge e che ci piaccia o no, va rispettata. Chi decide di non rispettarla ne risponde e se per giunta scrive frasi irridenti nei confronti delle forze dell'ordine, sta solo aggravando la propria posizione. Perché che ci crediate o no, mentre la preoccupazioni di molti è stata nei confronti del presunto diritto inalienabile di andare a correre, queste persone hanno dovuto far rispettare leggi che cambiavano di giorno in giorno, a tutto pensavano nella vita tranne immaginare che un giorno avrebbero dovuto fare da balia a noi, che a dispetto delle regole vogliamo andarcene al mare per Pasqua, fare la spesa tre volte al giorno, o andare a correre sulla spiaggia.

Infine, mi preme dire che non mi preoccupa che la gente abbia voglia di andare a correre, se ami fare qualcosa è logico che tu ne abbia voglia e non discuto da quanto tempo qualcuno pratichi questo sport, se da anni o da 15 giorni. Non è questo che fa una qualche differenza. Mi preoccupa invece che molte persone non riescano a farne a meno, perché ogni tipo di dipendenza, anche quella per lo sport, è negativa per la propria salute fisica e mentale. I Talebani, quelli che vedono la vita attraverso un cono ristretto di luce, sono vittime di fissazioni che portano all'autodistruzione, non al benessere. C'è un filo poi non così sottile tra passione ed ossessione, non c'è bisogno che vi spieghi la differenza. Io dico solo: facciamola finita con questa polemica da quattro soldi, facciamo quanto più movimento possibile tra balconi, cortili e giardini privati, aspettando di poter tornare per strada, senza alimentare ancora una discussone ormai vecchia, senza significato e che non può avere una risoluzione diversa dalla revoca, quando le condizioni sanitarie del Paese lo permetteranno.