
Tutte le antiche civiltà che hanno popolato la terra ad un certo punto del loro cammino hanno incontrato un ostacolo lungo il percorso, dovuto fare i conti con un evento imprevisto che ha messo fine a un certo modo di vivere, cambiando le priorità e le abitudini e dato il via a un nuovo corso, una nuova era dell'evoluzione umana. Nonostante l'immane tragedia che stiamo vivendo a livello planetario a causa della pandemia scatenata dal Covid19, sembra esagerato fare raffronti tra quello che succede ai giorni i nostri con eventi catastrofici della storia passata. Invece credo proprio che stiamo avendo a che fare con uno di quei momenti che entreranno nei libri di storia e racconteranno di come una civiltà al continuo inseguimento di sé stessa, abbia dovuto mettere in pausa la propria esistenza lasciandosi alle spalle una certa concezione del tempo. Per questo occorre, ora che siamo obbligati dalle circostanze, fermarci realmente a meditare su noi stessi e non inseguire (ancora una volta) una normalità che tale non può essere.
Basta guardare quello che succede in internet. Quelle che in principio erano interessanti e lodevoli iniziative volte a rendere le mura domestiche meno stringenti, si stanno trasformando in ossessioni digitali così invadenti da non lasciare più uno spazio bianco tra un riga e l'altra della nostra giornata. Anziché cogliere le opportunità, ne veniamo travolti scegliendo di farci travolgere. Così ci troviamo ad avere il corso di inglese alle 10, il webinar sul corso di cucina a mezzogiorno, la lettura condivisa dei quotidiani alle 14, i consigli dell'educatrice alle 17, aperitivo su whatsapp delle 18, il flashmob dai balconi alle 20 e le fiabe della buonanotte online alle 22. Le stesse distonie della vita prima del Coronavirus, solo vissute in modo diverso. Ho sempre sostenuto che avere troppa scelta è come non averne affatto, semplicemente perché non sappiamo scegliere. E per non sbagliare prendiamo tutto. Fino ad implodere. Invece in questo momento staccare la spina dovrebbe essere non solo un modo di dire, ma una azione da compiere sul serio. Stacchiamo la spina a tutti i nostri dispositivi elettronici per qualche ora e fermiamoci a fare una cosa che ci spaventa così tanto da non concederci mai il lusso di farlo, ovvero riflettere su noi stessi e sulla vita che conduciamo.
Io stesso nelle settimane precedenti la caduta nel baratro del nostro Paese, stavo conducendo una vita alla continua rincorsa. Di una intervista, del pezzo da scrivere, dell'aperitivo, del libro da leggere, del film da vedere, dell'imperdibile spettacolo a teatro. Poi, la clausura, l'obbligo di restare a casa. Ma invece di impazzire, sentirmi costretto in uno spazio angusto come può essere la propria vita svuotata di quelli che consideriamo tutti "improrogabili impegni", mi sono sentito in pace. Come se finalmente avessi avuto l'autorizzazione a prendermi una pausa. Avere il permesso di fermarmi, grazie all'obbligo di fermarmi. Così ho cominciato a chiedermi dove stessi realmente andando. Vivere come una pallina impazzita, rimbalzare da un angolo all'altro senza fermarmi, senza uno scopo reale e senza costrutto, almeno non sempre, in cosa ci rende migliori? O ci comportiamo così solo per non avere il tempo di guardarci allo specchio? La misura del tempo è una convenzione, gli animali non hanno percezione del tempo che scorre e se anche l'avessero non lo misurerebbero come facciamo noi. È solo un modo per avere tutti la stessa unità di misura, ma non è assoluta, è solo una comodità. La storia che scriviamo dentro quella comodità, porta la nostra firma. Quando tutto sarà alla spalle e rimetteremo la testa fuori dal nostro guscio, forse anziché continuare a correre dovremmo prenderci anche il tempo di camminare. Avere il tempo di prendersi tempo. E se ci perderemo qualcosa, pazienza. La qualità della vita deve avere la precedenza, non solo nelle intenzioni. Bisogna alleggerire il nostro zaino, non riempirlo di qualsiasi cosa vi entri ma scegliere con attenzioni quello che vogliamo portare con noi. Perché il bagaglio pesa, a lungo andare.