Con la lentezza e la fatica degli orsi (vigilia della London Marathon)

Sono tranquillo. Raramente lo sono stato così prima di una maratona. Forse perché ho acquisito una certa esperienza, forse perché due mesi fa ho concluso in modo brillante la maratona a Siviglia, forse perché sono pronto e forse anche perché ho altri pensieri, da cui cerco di non farmi coinvolgere, in queste ore in cui devo mantenere sgombra la testa per l’unica cosa importante in questo momento: il traguardo di domani pomeriggio.

Se ci arriverò e, a meno di catastrofi, non ho molti dubbi che questo accadrà, mi appunterò la terza stelletta nel firmamento del majors. Sarebbe stata la quarta, se avessi condotto in porto Berlino, lo scorso anno. Era un piano perfetto, in un anno e mezzo avrei corso tre majors, mi sarei portato rapidamente a quattro totali e all’appello sarebbero mancate “solamente” Tokyo e Chicago. Purtroppo la capitale tedesca si è messa di traverso, per il momento.

Ma partiamo dall’inizio. Avevo portato da poco a termine la mia prima Stramilano, nel marzo del 2010, il mio debutto assoluto nel mondo del podismo e mi ero già montato la testa. Dopo qualche settimana frugavo in internet, alla ricerca del sito della London Marathon.

Che delusione scoprire che non c’era modo di participare, che la gara era troppo imminente per fare qualunque tentativo di partecipare, senza considerare il fatto che...chi l’aveva mai solo pensata una maratona? era tanta la strada da percorrere per arrivare a questa vigilia, ma che ne potevo sapere? ero troppo inesperto.

Molti maratoneti non riescono ad avere l’occasione di correre a Londra, è probabilmente la major col più alto grado di difficoltà per quanto riguarda la possibilità di partecipare. Con la lentezza e la fatica che fanno gli orsi, nove primavere dopo quella del 2010, svegliandomi dal letargo invernale mi trovo qui, in quella che considero la mia seconda casa, insieme a New York, all’arrembaggio delle strade che ho percorso tante volte durante le mie puntuali capatine nella City.

Alcune volte l’immaginazione pare portarci troppo lontano, si ha davvero l’impressione di sognare troppo in grande. Quel ragazzo di nove anni fa, sotto sotto non ci credeva che sarebbe arrivato il momento di correrla davvero, questa gara. E invece sì.

Non si tratta più di sognare, ma di vivere e godere delle possibilità che la vita ti offre, anche quando sembra troppo ambizioso crederci. Molti maratoneti più bravi di me non ci saranno domani al via. Ci vuole un po’ di fortuna, un po’ di testa dura e un po’ di fiducia in sé. Tutte e tre le cose in egual misura.

Io faccio come fanno gli orsi, arrivo dove voglio, pur con lentezza e con fatica. E anche con forza.