Chicche di Grano: intervista al maratoneta Campione d'Italia

Ha trenta anni, è nato e cresciuto in Molise, oggi vive e lavora a Zurigo e a marzo diventerà Dottore in informatica. Nel tempo libero corre, in particolare la maratona, come molti di noi, con la differenza che ha appena conquistato il titolo tricolore. Lui è Giovanni Grano (foto Stefano Morselli).

Giovanni, terzo alla maratona di Reggio Emilia e Campione d’Italia, più sorpreso o più contento?

Contento, certamente. Il riscontro cronometrico di 2h14’41 sapevo essere nelle mie corde, non era atteso il titolo di campione d’Italia, in quanto era subordinato anche ai risultati dei miei avversari.

Ci racconta la sua gara?

Gli africani ci hanno immediatamente staccato, il loro passo non era sostenibile, sono transitati a metà gara in poco più di un’ora e cinque minuti. Quando le lepri si sono fermate ho capito che nessuno dei miei avversari era intenzionato a prendere l’iniziativa, così l’ho fatto io, più che altro per alzare il ritmo gara. Fatto sta che la mia azione mi ha permesso di prendere il largo in solitaria, arrivando terzo in classifica generale, primo degli italiani e quindi campione nazionale.

Che effetto fa correre una maratona per pochi?

Molti hanno mosso l’appunto che per noi atleti di testa non cambia molto, dato che poi il grosso dei partecipanti resta alle nostre spalle. Posso dire invece che non è affatto così, è davvero alienante. Ho corso nella mia carriera alle maratone più partecipate del mondo, le sensazioni che si avvertono sono completamente diverse, è molto più stimolante avere gente
intorno.

Anche il percorso non era quello abituale

Esatto, era un circuito di circa 10 km, all’interno della zona industriale di Reggio Emilia. Dal punto di vista tecnico forse è stato un vantaggio, perché il percorso classico è piuttosto ondulato, questo non lo rende super veloce.

Sia sincero, ha mai pensato a fare un tempo valido per volare a Tokyo?

No, assolutamente. Bisogna essere realisti, per ottenere il tempo minimo richiesto avrei dovuto levare altri 3 minuti dal risultato di Reggio. Non escludo di poter toccare le 2 ore e 11 minuti in futuro, ma certamente non ora. Inoltre ci sono già 4 atleti azzurri che hanno un tempo al di sotto delle 2 ore 11, non avrei ottenuto comunque il pass per Tokyo.

A quanto ci risulta lei si allena dopo il lavoro, questo forse potrebbe penalizzare le sue prestazioni?

Un po’, certamente, anche se non è possibile sapere con precisione quanto. Comunque ho trovato un perfetto equilibrio tra la vita lavorativa e quella di sportivo, riuscendo a fare bene entrambe le cose. Bisogna considerare però che un professionista è sottoposto a molte più pressioni, a me va bene continuare a correre per me stesso.

In futuro pensa sia possibile dedicare la sua vita esclusivamente all’attività sportiva?

Non credo, ho già compiuto 30 anni, per divenire professionisti bisogna entrare in un gruppo sportivo militare, per me è troppo tardi e comunque non ho questa ambizione. Spero di poter correre ancora un paio di anni, magari lavorando part time, per giocare bene le mie ultime carte.

Comunque ha ancora margini di miglioramento, nonostante alla maratona si dedica ormai da quasi 10 anni.

Vero, già ora credo di poter fare meglio di quanto fatto a Reggio Emilia. Sono consapevole di non essere ancora nella fase migliore della mia carriera e di potermi ulteriormente migliorare. Anche nelle distanze più brevi, nell’ultimo anno, ho fatto grossi passi avanti ma non ho finalizzato questi progressi in gara perché questo non mi interessava.

Per quanto sia difficile fare programmi, quali sono gli obbiettivi per il 2021?

Quasi tutte le gare previste per la prossima primavera sono state spostate in autunno, nonostante questo ne sto cercando una da disputare tra aprile e maggio. Si naviga a vista, spero di riuscire ad entrare nel novero di partecipanti di una maratona rivolta esclusivamente ad atleti Elite.

Come vede la maratona azzurra in vista delle Olimpiadi?

A livello mondiale forse facciamo un po’ fatica a competere per le primissime posizioni, ma per quanto riguarda l’Europa secondo me la maratona italiana è in salute.

Cosa conserva del suo 2020, attività sportiva a parte?

Ho finito di scrivere la tesi per il mio dottorato in informatica, che andrò a discutere in marzo. Una grande soddisfazione.

Qual è l’atleta del passato che l’ha ispirata?

Sono nato in Molise, sono cresciuto seguendo Andrea Lalli. Per me è sempre stato un grande esempio, mi ha insegnato come approcciarsi alla corsa con le giuste motivazioni, in allenamento come in gara. Oltre naturalmente a Stefano Baldini, che per noi maratoneti rappresenta un faro.

So che vive in Svizzera, quali solo i luoghi in cui si allena?

Vivo a Zurigo, una piccola città circondata da boschi e percorsi in terra battuta. Mi alleno solitamente nella zona dell’aeroporto, dove c’è pista ciclabili, strade bianche lunghe anche 40 chilometri. È bellissimo.