Caro Gazidis, questo è il Milan non l'Arsenal

Non sono mai stato un nostalgico. Non mi volto indietro sospirando davanti alla figurina di Franco Baresi, pensando che “c’è solo un capitano”. Non invoco Van Basten, Inzaghi o Shevchenko ogni volta che una punta del Milan attuale sbaglia un gol. Ho rispetto di ciò che è stato e conservo nel cuore tutto le splendore che fu. Tengo però lo sguardo sempre avanti, guardo al futuro, a ciò che sarà e non a ciò che è stato. Il calcio è ciclico, fatto di ere più o meno brevi, ma lo è per tutti i club. Il Milan invincibile non poteva durare in eterno e comunque un giorno tornerà.

Detto questo, il problema vero però che questa proprietà non ha rispetto del club, sembra non capire che si trova a capo di una delle squadre più vincenti della storia del calcio e che nonostante la cassa pianga e le restrizioni del fair play finanziario condizionino il mercato, non si può trattare il Milan soltanto come un azienda da risanare, tra l’altro fallendo costantemente questo proposito, con investimenti azzardati su giovani dal futuro incerto. Cari Singer e Gazidis, il Milan non è l’Arsenal, arrivare in zona Champions da queste parti sarebbe l’obbiettivo minimo, non un successo clamoroso, come lo era coi Gunners. Fallire l’obbiettivo minimo anche solo per un punto, come la scorsa stagione, è intrinsecamente un fallimento. Come scrive Andrea Masala in un bellissimo editoriale sulla Gazzetta dello Sport di oggi, anche per la prossima stagione l’effetto “tela di Arianna”, che come racconta la mitologia tesseva la tela per poi disfarla, è garantito. Ennesimo anno zero alle porte, ennesimo insuccesso. Questa squadra ha bisogno di continuità, di pochi e mirati inserimenti anno dopo anno, di giocatori giovani affiancati a qualche giocatore più esperto, di un tecnico che resti sulla panchina per più di sei mesi. Sostituire un giocatore di medio valore con un altro giocatore di medio valore che però deve superare la fase di ambientamento, è un inutile perdita di tempo. Le basi per costruire una squadra che punti al quarto posto, tra un paio di stagioni, ci sono. E probabilmente agendo con più prudenza e non sull’onda emotiva, questo risultato sarebbe stato già raggiunto, permettendo così di gettare finalmente le basi per la costruzione di una squadra realmente competitiva.

Boban e Maldini hanno quasi completamente sbagliato il mercato estivo, se la società pensa che che non abbiano lavorato bene non hanno tutti i torti. Ma pensare di mettere Rangnick, altro presunto seguace di Sacchi come lo era Giampaolo, sulla panchina rossonera, fortemente voluto da Gazidis è altrettanto sbagliato. Se non è possibile acquisire i servigi di un grande tecnico, uno che possa fare la differenza e aggiungere valore alla rosa, resti Pioli. Trovo allarmante che chi osserva le cose così da vicino non veda ciò che evidente a tutti. Probabilmente questo accade perché chi deve prendere le decisioni non ha ancora capito di quale nave è al timone. Questa non è solo una squadra di calcio, questo è il Milan.