
Per alcuni è un idolo, per altri è demone, un nemico da combattere. In ogni caso non si può certo dire che Carlo Esposito, alias Carlo Scrivente, susciti indifferenza. Attraverso il web è diventato celebre, o famigerato, come preferite, grazie alle sue indagini nel lato proibito del running. Oggi dice di fare più incursioni che inchieste, ma riesce comunque a fare molto rumore. Tra noi qualche giorno fa è nata una piccola discussione, così ho deciso di andare a sentire cosa aveva da dire questo singolare personaggio, che tolta la maschera dello sceriffo ha argomenti molto interessanti da mettere sul tavolo.
Allora Carlo, perché sei così celebre nel mondo del running?
Mi sono avvicinato alla corsa un po' come fanno tutti gli amatori, per perdere peso, smettere di fumare..stare meglio insomma. Ma più addentravo nel mondo del running più ne rimanevo scandalizzato. In seguito accadde che scrissi un libro che ebbe un felice riscontro da parte dei lettori, tra cui Caterina Fusco del sito www.romacorre.it che mi chiese di collaborare con lei, dando alla pagina un taglio prettamente investigativo. Abbiamo riportato molte vittorie insieme e risvegliato molte coscienze, poi per una serie di motivi la collaborazione tra noi si è interrotta, così ho continuato a fare scrivere per conto mio. Ma ora mi sono un po' stancato, più che indagini faccio incursioni, anche a causa di una vergognosa squalifica comminatami dalla Fidal, per aver detto che non era bello che gli squalificati per doping venissero invitati alle gare. Non mi fu notificato nulla, non ho avuto alcuna possibilità di difendermi, nonostante avessi interagito con la Procura Federale in numerose occasioni. Fino ad allora pensavo di avere come mio alleato la giustizia sportiva, da quel momento ho capito che non sarebbe stato più così.
Hai un forte seguito, come ti sei guadagnato la fiducia di queste persone?
Ero una novità sui social, ho portato ironia, credibilità e coraggio lì dove solitamente ognuno si limitava a raccontare la propria verità. Io non raccontavo la mia verità, riportavo i fatti. Ho sempre messo i fatti davanti alle persone, lasciando che i lettori si facessero la propria idea. Inoltre è bene che si sappia, il mondo della corsa non è diversa da tutto il resto: è una complicatissima e intricata rete di favoritismi e rapporti interpersonali. Io non faccio sconti a nessuno, per questo motivo ho perso anche molti amici.
Non ti fa paura l'odio di chi ti insulta?
No, nella maggior parte dei casi ho scoperto che abbaiano ma non mordono. Mi spaventai solo in qualche occasione, come per esempio quando mi aggredirono mentre passeggiavo, quando cercarono di buttarmi fuori strada con l'auto, o quando cercarono di dare fuoco al mio bosco. Per non parlare delle minacce, che non si contano più. Ma quando vieni minacciato, l'unica strada percorribile è non tacere.
Invece tu? Pensi mai di esserti espresso attraverso l'odio?
No, mai. Io odio solo i mistificatori in materia di doping e gli spacciatori di doping. A parte queste 2 categorie, non odio davvero nessuno, nemmeno chi lo assume, il doping, che secondo me è solo una vittima. Cerco di buttarla sempre sull'ironia, mi sono reso conto molto presto che sui social funziona molto "Il personaggio", così tendo a esagerare un po' nella forma ma solo in funzione del mio obiettivo. Essere politicamente scorretto, non può essere confuso con l'odio.
Qualche giorno fa ho pubblicato una intervista al presidente del Comitato Lombardia della Fidal, Giovanni Mauri. Hai criticato il mio pezzo chiedendo di rispondere a quanto dichiarato da lui: prego.
Credo che sia un problema di onestà intellettuale e credibilità. Il potere della dirigenza Fidal viene da un meccanismo elettorale antidemocratico egemonizzato dai gruppi militari, mentre i soldi li prende dai tesserati. C'è una maggioranza che non conta nulla e che paga per tutti, e una minoranza che comanda. E finché non lo sistemano sono completamente delegittimati. Inoltre deve diventare un organo più trasparente: perché posso guardare all'interno del bilancio dello Stato, ma non in quello della Fidal? Perché non posso leggere il verbale dei processi della giustizia antidoping? Fidal sta mungendo la vacca del fenomeno running e Mauri con le sue dichiarazioni sta accarezzando la plebe, anche grazie a una campagna vergognosa di certa stampa, che ha evocato lo spettro della caccia al runner che non è mai esistita, è una pura invenzione. Dando spazio a queste stupidaggini, si evita di parlare di cose più importanti. E soprattutto, Fidal deve rendersi conto che fare le regole non vuol dire esserne al di sopra.
Parlavi anche di comitati regionali commissariati.
Esatto. Con un po' di difficoltà, attraverso il sito della Fidal che è piuttosto opaco e non di facile navigazione, ho scoperto che alcuni comitati regionali quali ad esempio quelli di Sicilia e Basilicata, sono commissariati. Ma nessuno ci dice perché. Non ci può limitare a fare copia e incolla dei comunicati, bisogna anche andare attraverso la notizia, scoprire il perché è accaduto, cosa è accaduto, chi ha preso questa decisione, a fronte di quali evidenze. Così come quando si parla di doping: la stampa si limita nella maggior parte dei casi a riportare la notizia di una squalifica, così come ci viene fornita dalla federazione. Ok, ma poi? Che ha fatto l'atleta? Quale sostanza è stata riscontrata? in che occasione? Niente di tutto questo. Questo faccio io. Racconto. E la gente ascolta, perché ha sete di trasparenza.
Hai speso invece parole di sostegno agli organizzatori delle gare.
Certo, mi hanno favorevolmente stupito. Si sono resi conto della gravità della situazione, annullando le gare molto prima che fosse proclamato il lockdown. Hanno retto all'attacco degli haters, gente miserabile che polemizzava sui rimborsi delle iscrizioni. Il 90% di loro organizza gare per pura passione, non si mettono niente in tasca, anzi devono sostenere costi elevatissimi. Costi che si ripercuotono sulle tasche dei partecipanti, che però si lamentano sempre con le persone sbagliate.
C'è un tema che ti infiamma particolarmente: il doping, presente purtroppo anche tra gli amatori.
È così. Fino a 10 anni fa eravamo tutti convinti che ci si dopasse solo per vincere. Con l'avvento dei social network si è diffuso anche il doping tra gli amatori, perché è diventato importantissimo apparire: fare una maratona o una ultramaratona ogni settimana è diventata una necessità per alcuni, così possono fare post sui social e mettersi a confronto tra loro. Fenomeno aggravato da quell'esercito di professionisti che girano attorno al mondo della corsa, quali ad esempio coach, massaggiatori, nutrizionisti e via dicendo che hanno insegnato ai loro clienti a doparsi con i farmaci di banco. Così è nata una nuova generazione di dopati. Ma non ce l'ho con loro, quello che voglio sapere io è: chi ti ha detto cosa dovevi prendere e quanto dovevi prenderne? E perché la stampa parla di doping involontario, in questi casi?
Veniamo a quanto è successo di recente durante il lockdown: molti amatori sono insorti contro il divieto imposto dal Governo.
Questo è accaduto anche per colpa mia, con il mio fare indignato e irruente ho inevitabilmente polarizzato lo scontro. Quando sono state annullate le gare queste persone non hanno potuto più fare post sui social, sono andate in crisi e così mentre la gente moriva hanno organizzato allenamenti collettivi. Ma molto più grave e sottile è il volerti sbattere in faccia la disobbedienza, in spregio a tutte le regole postavano foto e video dei loro allenamenti. E anche in questo caso la stampa specializzata ha minimizzato, ha giustificato questi atteggiamenti, alimentando al contempo la bufala della caccia al runner di cui parlavamo prima, seminando odio e speculando su tragedie e atti di violenza che niente hanno a che fare con la corsa.
Per concludere, ha mai commesso errori nel corso delle tue indagini?
Si, in due occasioni, ma mi sono sempre premurato di scusarmi e rettificare. Non ho mai lasciato cadere nell'oblio un errore. Pensa che le persone da me ingiustamente accusate, hanno enormemente apprezzato questo atteggiamento e oggi sono miei amici e sostenitori.