
Per chi come me è cresciuto a pane e Gazzetta dello Sport, Paolo Condò fa parte della mitologia del giornalismo. Una di quelle entità che credi esistano solo negli articoli che scrivono, non tangibili, non appartengono a un corpo. Invece quando hai la fortuna di conoscerlo, ti rendi conto che non solo lo puoi vedere, stringergli la mano e parlarci, ma che è anche una persona squisita, una enciclopedia che puoi sfogliare solleticando le corde dei suoi ricordi. Una persona da cui si può imparare non solo professionalmente, ma anche umanamente. Intervistare Paolo Condò vuol dire intraprendere un viaggio, quindi allacciate le cinture: si parte!
Partiamo dal Milan, cosa ne pensi del ritorno di Ibrahimovic?
Per il lavoro che faccio non posso che esserne felice, più protagonisti ci sono nel nostro calcio più diventa ricco il panorama da commentare. Il Milan ha un grande bisogno della personalità di Ibrahimovic, prima ancora dei suoi gol. Le sue doti caratteriali possono accelerare il processo di maturazioni di alcuni elementi della rosa che probabilmente pur avendo le qualità, stanno faticando ad imporsi.
In quale posizione potrebbe giocare?
Ibrahimovic sarà certamente il centravanti del Milan, credo che potrebbe giovare molto alla maturazione di Leao in un 4-3-3, ma anche in un 4-4-2.
Cosa c’è di vero dietro le voci che vogliono Arnault interessato all’acquisto del Milan?
Non ne so nulla onestamente. In senso generale posso dirti che il Milan, in virtù della sua storia e anche a causa dalle condizioni in cui versa attualmente, è certamente un boccone prelibato per un acquirente che volesse entrare alla grande nel mondo del calcio. Riportare in auge i rossoneri darebbe grande visibilità. Chiaramente deve essere un acquirente serio e di grandi disponibilità economiche.
Questa Inter non ti ricorda la prima Juventus di Conte?
Naturalmente si, oltretutto l'Inter oltre ad avere Conte in panchina ha Marotta tra i propri dirigenti, quindi è inevitabile tornare con la memoria alla Juventus che iniziò il suo ciclo vincente. Bisogna però tener presente che 9 anni fa l'inter post triplete emetteva gli ultimi vagiti di quel ciclo, e anche il Milan attraversava la fase finale della sua lunga epoca d'oro. Oggi la situazione è un po' diversa, ci sono certamente avversari più quotati, in primis la stessa Juventus e poi anche Lazio e Roma, che a determinate condizioni, potrebbero dire la loro in primavera.
Te lo aspettavi così forte e deciso Lukaku?
Si certamente. Conoscevo già molto bene Lukaku, sapevo che avrebbe commesso qualche errore sotto porta e di conseguenza a qualche osservatore distratto avrebbe fatto rimpiangere Icardi, ma dal punto di vista del gioco di squadra l'Inter ha beneficiato enormemente dell'arrivo del centravanti belga. In primis Lautaro Martinez, che con Lukaku accanto è diventato il vero sostituto di Icardi.
Sempre ammesso che la Juventus abbia un problema, si tratta di Sarri?
Non credo al momento che la Juventus abbia un problema, direi piuttosto che è in atto un cambiamento. E' molto complicato cambiare testa a una squadra vincente, perché i giocatori fanno fatica a comprendere il motivo per cui la strada che è stata maestra fino a qualche mese fa, vada abbandonata. La risposta più logica è perché è mancato il successo in Champions League, anche se poi sotto la guida di Allegri i bianconeri erano arrivati a disputare due finali.
Davvero secondo te la Lazio è tra le pretendenti alla scudetto?
Se Juventus e Inter calassero un po' in primavera, potrebbe inserirsi nella lotta per il campionato. La Lazio, al contrario delle prime due della classifica, non disputerà le coppe quindi questo potrebbe aiutarla. La panchina però è drammaticamente corta, Lotito dovrebbe approfittare del mercato di gennaio per acquistare 2/3 elementi che possano fungere da alternativa ai titolari. Diciamo uno per reparto, ma di livello, non per fare numero.
Potrebbe essere cominciata la parabola discendente di Mourinho e Ancelotti?
Domanda difficile. Si dice che superati i 50 anni di età, gli allenatori perdano la loro forza innovativa. Secondo me bisogna fare dei distinguo tra i due. Visto come sono andate le cose a Napoli, credo che Ancelotti stia rimpiangendo di non aver accettato quella panchina della Nazionale che era stata offerta a lui per primo. Oltre alla sue doti di tecnico, le sue doti caratteriali ben si sarebbero prestate a mantenere lontano lo stress dallo spogliatoio azzurro, in competizioni ad alta tensione emotiva come lo sono un europeo o un mondiale. Mourinho invece, non essendo un innovatore, non ha questo problema, quindi prima di definirlo in fase calante io conterei fino a cento. Piuttosto Guardiola, secondo me, potrebbe spingerci a fare questo tipo di riflessione.
Le carte quest’anno in Champions League sembrano molto mescolate: chi è la tua favorita?
Per me la favorita continua a essere il Liverpool. Molti dicevano che la priorità dei reds quest'anno sarebbe stato il campionato, che non vincono dal 1991, ma visto che la vittoria in Premier League è già praticamente in cassaforte, non avranno distrazioni in primavera per provare a bissare il successo dello scorso anno in Champions. Al momento la considero una squadra quasi perfetta.
C’è molto ottimismo intorno alla Nazionale, forse troppo, non credi?
Più che ottimismo lo chiamerei desiderio. L'assenza della Nazionale dall'ultimo mondiale ha privato il pubblico e gli addetti ai lavori di un appuntamento importante. Nel decennio appena concluso abbiamo visto sbocciare numerosi talenti inglesi, spagnoli, tedeschi, francesi ma non italiani. Siamo stati in un certo senso traditi da giocatori che non hanno mantenuto le promesse, di conseguenza abbiamo saltato una generazione. Ora che il talento fiorisce anche nel nostro giardino, è giusto tornare a respirare un certo ottimismo, nutrire speranze e desideri.
Parliamo di Olimpiadi, qual è l’atleta Italiano che aspetti più di chiunque altro?
Non ho dubbi in merito, Federica Pellegrini, la sua è una storia fantastica. Le gesta di questi grandi sportivi, penso anche a Roger Federer, Lionel Messi, Cristiano Ronaldo, LeBron James, Zlatan Ibrahimovic e via discorrendo, che ignorano la carta d'identità e continuano a perpetuare i loro i successi, aiutano anche noi giornalisti che assistiamo alle loro vittorie a sentirci ancora giovani. È un po' come essere nel ritratto di Dorian Gray, più loro vincono più tu ringiovanisci.
Veniamo a te, qual è il personaggio che avresti voluto intervistare?
Tanti, ma su tutti Muhammad Alì, per tutto ciò che ha rappresentato. A mio parere è stato un faro del ventesimo secolo, non solo dal punto di vista sportivo. Oppure Nelson Mandela, per motivi tutto sommato simili.
L’avvenimento sportivo che hai vissuto in prima persona che ti ha emozionato di più?
Vado a ritroso, torno ai miei anni ruggenti e dico i Mondiali di calcio Usa 94. Fu una grande esperienza, molto lunga, l'Italia arrivò negli Stati Uniti molto prima dell'inizio della manifestazione e io ebbi la fortuna di seguirla fin dal primo giorno. Ho molti ricordi, a partire dall'inopinata sconfitta al debutto, contro l'Eire, poi l'ottavo di finale contro la Nigeria, quando Baggio negli ultimissimi istanti pareggiò la partita, portandola ai supplementari, tirandoci metaforicamente tutti giù dall'aereo che avrebbe fatto ritorno a casa. I mondiali sono una cosa diversa, la partecipazione è totale, è una avventura da vivere con la valigia sempre pronta, perché non ci sono certezze su dove si giocherà la prossima partita, o se si giocherà.
Quello che avresti voluto vivere in prima persona?
Mi sarebbe piaciuto seguire Wimbledon, non ci sono mai stato purtroppo. Oppure un Tour de France, visto che ho seguito 8 Giri d'Italia e nessuna Grand Boucle. Magari il Tour del 99, quello vinto da Marco Pantani, sarebbe stata una splendida esperienza.
Oggi lavori a Sky, quale opportunità in più ha dato alla tua carriera?
Ho viaggiato molto per il mio lavoro, mi è capitato anche di restare in giro per il mondo anche 200 giorni in un anno. Questo se da un lato è un aspetto molto divertente della professione, dall'altro è anche molto stancante. Da Sky ho ricevuto una offerta che mi ha permesso di capire che era arrivato il momento di mettere le valigie in soffitta e dedicarmi al commento, non più alla cronaca. Non credo molto ai giovani che scrivono editoriali, per commentare devi aver visto tanto sport, devi prima fare esperienza come cronista, che tengo a precisare, è un lavoro bellissimo.